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La Roma, un equilibrio bello e precario: gioco sulle fasce e un nuovo Dzeko, ma dietro rischia

Analisi tattica dei giallorossi: Spalletti è ancora alla ricerca della formula migliore, ma intanto ha trovato una squadra spettacolare (e che concede molto)

La Roma, un equilibrio bello e precario: gioco sulle fasce e un nuovo Dzeko, ma dietro rischia
(Hermann / KontroLab)

Napoli-Roma non è mai una partita come le altre. Non può esserlo nemmeno questa volta, per tanti motivi. Per gli azzurri sarà la prima gara senza avere Milik a disposizione. Spalletti, in un’intervista di un paio di giorni fa, ha detto, non si sa quanto per mettere le mani avanti, che con Gabbiadini al posto del polacco non cambia poi molto vista l’efficacia degli automatismi della squadra di Sarri. Diciamo che non c’è occasione migliore per scoprire se ciò risponde al vero. Quello contro la Roma in effetti sarà il primo vero scontro di alta classifica in campionato per il Napoli. Che nella scorsa stagione non è mai riuscito ad andare a bersaglio contro un solo avversario, ed erano proprio i giallorossi. Insomma, c’è tanto da mettere sul piatto, ma non solo da parte nostra. Dal canto loro, i capitolini, pur mantenendo la loro forza, sembrano molto meno solidi di quanto il girone di ritorno dello scorso campionato aveva mostrato. E in questa stagione, lontano dall’Olimpico, finora hanno fatto piuttosto male: dopo i tre pareggi di Oporto (andata del preliminare di Champions), Cagliari e Plzen (prima gara del girone di Europa League), sono arrivate due sconfitte, a Firenze e a Torino sponda granata. Cerchiamo dunque di inquadrare i loro pregi (molti) e difetti (altrettanti).

Il 4-3-3 di Spalletti ha subito recentemente qualche mutazione. Innanzitutto, con la rinnovata fiducia a Dzeko al centro dell’attacco (ripagata, finora, visti i 5 gol in 7 gare in campionato) in luogo del tridente mobile formato da Salah, Perotti ed El Shaarawy. A farne le spese, soprattutto quest’ultimo, in virtù del migliore spunto in velocità dell’egiziano (devastante quando è in giornata) e del maggior equilibrio tattico assicurato dall’ex Genoa. In secondo luogo, con l’evoluzione verso una sorta di 4-2-3-1, per sfruttare le capacità di inserimento di Nainggolan sfruttandolo come trequartista. Il tecnico giallorosso sta evidentemente cercando di riproporre lo schieramento che aveva fatto le fortune della sua prima avventura giallorossa. Ma gli esperimenti per trovare il nuovo Simone Perrotta sono ancora in corso: contro l’Inter, in quella posizione era stato provato Florenzi, con Nainggolan in panchina anche perché non al meglio. Soprattutto, è da verificare se una soluzione simile sia attuabile in trasferta, stanti gli attuali equilibri tattici (precari) dei giallorossi. La presenza di Bruno Peres come terzino, se è vero che paga dividendi in termini di aggiunta alla pericolosità della manovra offensiva, alza inesorabilmente la linea difensiva giallorossa e la condanna a essere fatalmente scoperta in alcune situazioni.

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Bonus offensivo: Bruno Peres, specialmente se utilizzato a destra, sua fascia di elezione, ha tempi e gamba per seguire anche tracce interne per gli inserimenti (agevolate dai movimenti di Salah ad allargare le difese avversarie), fornendo ulteriori sbocchi alla manovra. Qui arriva facilmente sul fondo mettendo in mezzo per l’accorrente Dzeko che realizza.
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Malus difensivo: in quest’occasione Bruno Peres è troppo alto rispetto alla posizione ottimale per agevolare il possesso palla dal basso. Fazio e Manolas sono costretti a scambiare la palla tra loro in attesa di uno sbocco e, come se non bastasse, la combinano grossissima regalando un contropiede due contro due all’Inter.

Un eventuale 4-2-3-1 potrebbe però consentire di trovare buone spaziature a difesa schierata. Il 4-4-2 in fase di non possesso (ne sappiamo qualcosa, avendolo visto quasi a ogni partita nel Napoli di Benitez) potrebbe dare in particolare la possibilità di raddoppiare o triplicare sui lati grazie al movimento ad accorciare degli interni di centrocampo e con l’arretramento degli esterni d’attacco. Una situazione tattica che però il Napoli sarebbe potenzialmente in grado di attaccare, sfruttando gli spazi che si andrebbero a creare centralmente se in grado di uscire dal pressing avversario, così come dimostrato, ad esempio, contro il Chievo, che aveva tentato la strada della chiusura degli esterni. In quel caso, determinanti si erano rivelate le tracce interne trovate dai laterali e da Zielinski. Diversamente, Spalletti potrebbe scegliere di contrastare Sarri con le armi già utilizzate da altri: le marcature individualizzate sui centrocampisti, come del resto si è già intravisto in alcuni momenti della gara contro l’Inter. Servirebbe però, alla Roma, trovare distanze ideali tra le linee, cosa che non sempre accade, anzi.

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La Roma ha attaccato con quattro uomini e l’Inter prova a ripartire. I giallorossi provano a fare densità in zona palla con due centrocampisti e un terzino, ma commettono due errori capitali: lasciano a Candreva lo spazio necessario per scaricare il pallone e, soprattutto, non accompagnano il pressing accorciando con la linea difensiva, che rimane troppo bassa. In mezzo c’è un’autentica voragine: Banega, Joao Mario e Perisic non chiedono altro per partire a tutta velocità. Il gol verrà sventato solo da un miracolo di Sczeszny.

Si tratta in sostanza, come detto, di una squadra dai due volti: distratta e soggetta a letture sbagliate in retroguardia, dall’altro lato con un potenziale notevole davanti. Sarebbe superfluo parlare del possibile contributo di Totti a partita in corso (già decisivo tra l’altro nel match giocato ad aprile all’Olimpico) e persino delle doti di Salah, che a campo aperto è qualcosa in più di un pericolo pubblico. Dovrà stare molto attento Ghoulam da quel lato, e anzi, visto che l’algerino partecipa molto alla manovra offensiva, saranno fondamentali le coperture preventive nel caso in cui il Napoli dovesse perdere palla in attacco. Ma come dicevamo è una Roma diversa, che può contare su un’arma in più: Edin Dzeko. Non è solo il fatto che abbia ripreso a vedere la porta. Il bosniaco non è più un corpo estraneo ma sembra, finalmente, addentro ai meccanismi di Spalletti. I compagni lo cercano molto di più e le sue 5,7 conclusioni a partita (primo per distacco in A, il secondo è Belotti a 4) non sono un caso, così come è aumentato notevolmente il suo impatto fisico sulle partite e il suo contributo alla squadra: altro dato record sono i 5,1 duelli aerei vinti a gara (secondo Pavoletti, che totalizza una media di 4), con l’Inter inoltre ha toccato ben 51 palloni, secondo soltanto a Juan Jesus tra i suoi. Bisognerà tenerlo d’occhio e il consiglio vale soprattutto per Koulibaly, che va in sofferenza quando il suo avversario la butta sul fisico senza temerlo. Il senegalese dovrà aggredirlo per primo, per non esserne sopraffatto.

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Su un lancio dalle retrovie (altra novità di quest’anno, rispetto al predominio totale del gioco palla a terra dell’anno scorso) Dzeko prende bene posizione per giocare di sponda. Alle sue spalle si inserisce bene Florenzi (ma potrebbe essere chiunque) per raccogliere il pallone e dare il via a un’azione pericolosa, di fatto in parità numerica.

Riassumendo: il Napoli dovrà essere bravo a tenere il pallino del gioco senza disunirsi nel momento in cui perderà palla, come accaduto per esempio a Bergamo. Lasciare spazi in ripartenza alla Roma potrebbe essere letale, dunque servirà mantenere la squadra corta e con le distanze giuste tra i reparti. In fase offensiva, con la giusta circolazione di palla, la Roma può essere messa in difficoltà per una scarsa attitudine al gioco posizionale, perlomeno se paragonata ad alcuni mesi fa. I terzini giallorossi hanno letture difensive non proprio ottimali e sfruttando come di consueto le catene sulle fasce laterali si potrà arrivare spesso sul fondo. Sarà inoltre fondamentale coinvolgere il più possibile Gabbiadini e farlo da subito, facendogli avvicinare uno degli esterni offensivi a turno per metterlo in condizione di giocare il pallone e concludere verso la porta. Un’altra via potrebbe essere quella di fornirgli un immediato scarico su un centrocampista. In caso di corretta esecuzione, potrebbe succedere qualcosa del genere:

I difensori centrali della Roma vanno in crisi se un attaccante fa i movimenti opportuni. Qui Icardi si stacca al momento giusto, abbassandosi per ricevere da Banega e per ridargliela, dato che Manolas e Fazio non leggono né il movimento a venire incontro dell’attaccante dell’Inter né i tempi giusti per mettere in fuorigioco il centrocampista. Scivolamento difensivo in panne e risultato quasi scontato.

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