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Il Guardian sta con Guardiola: «Dovremmo imparare da lui, non criticarlo»

Nello stesso giorno in cui tutti i giornali italiani attaccano Sarri (dopo averlo incensato per un anno), un’importante testata inglese difende il tecnico del City per la scelta di schierare Claudio Bravo, nonostante i suoi errori in Champions League.

Il Guardian sta con Guardiola: «Dovremmo imparare da lui, non criticarlo»

Uno splendido articolo del Guardian. Oggi, su Pep Guardiola. Che, in Inghilterra, è stato letteralmente massacrato per la scelta di schierare (e acquistare, in precedenza) Claudio Bravo dal Barcellona. L’arrivo del portiere cileno ha comportato l’addio di Joe Hart, ceduto in prestito al Torino. Una prima occasione per le critiche, che è stata seguita, giusto l’altro ieri, dal tremendo errore in Champions che ha compromesso il match dei Citizens in casa del Barcellona. Eppure, Jacob Steinberg difende il tecnico spagnolo. Già dal titolo: «Premier League should learn from Pep Guardiola, not pour scorn on him». Ovvero: “La Premier League dovrebbe imparare da Guardiola, non criticarlo”.

Il pezzo ricostruisce l’attacco mediatico al tecnico catalano, tutto quello che è stato detto e fatto in relazione a questa particolare scelta d’organico e di mercato. Che, per chi non lo sapesse, ha una matrice essenzialmente tattica: Claudio Bravo è stato acquistato per la sua bravura nella distribuzione con i piedi, è il perfetto prototipo del portiere da Tiqui-Taca, che gioca molto il pallone e sta altissimo per anticipare gli attaccanti e nel momento della prima impostazione. Proprio una situazione di questo genere ha portato alla sua espulsione nel match al Camp Nou, dando quindi ai critici un’occasione di più, forse la migliore, per attaccare lui e il suo mentore in panchina. Ebbene, il Guardian difende Guardiola. E, contestualmente, attacca il calcio inglese. Come? Così:

Guardiola sarà stato sicuramente eccitato e anche un po’ sedotto dal nonsense sulla mascolinità del calcio inglese, che non contempla partite facili ed è molto più competitivo ed eccitante che la spazzatura che si gioca in Spagna o in Germania. Del resto, ci dicono e ci diciamo che abbiamo il campionato più bello del mondo e noi teniamo al nostro primato di intensità e di bellezza. Tuttavia Guardiola, che ha distribuito alcune lezioni dolorose per club inglesi con il Barcellona e il Bayern Monaco, non fu proprio d’accordo: «Nessuno di voi può dire quanto siano intense Liga e Bundesliga, bisogna avere rispetto per gli altri campionati e il loro modo di giocare».

Se il bambino più intelligente della classe, in qualche modo, contesta il primato del nostro campionato danaroso e intenso, dobbiamo criticarlo per forza. Non adoriamo gli esperti, in questo paese più. E, sicuramente non ci piacciono esperti stranieri.

Eppure, Guardiola non tradire i suoi principi a causa di un errore. Noi, invece, siamo quelli che dovrebbero imparare da lui. Abbiamo letteralmente sbavato sul calcio del Barcellona, ammirando il modo in cui Marc-André ter Stegen giocava il pallone, e abbiamo sognato di vedere i nostri club giocare in quel modo. Ma se non siamo disposti ad abbracciare Guardiola, si perde il diritto di lamentarsi dell’incapacità del calcio inglese nella cura per la palla.

Ma ecco che arriva Guardiola, cercando di farci sentire piccoli e insignificanti con la sua filosofia e le idee. Egli si libera di un cavaliere inglese, si rifiuta di guardare un nastro di John Ruddy e porta un uomo dal Cile. E noi ci sentiamo in diritto di non ascoltare, cerchiamo di non imparare. Continuiamo a dilettarci nella nostra ignoranza, chiudiamo noi stessi fuori dal calcio e poi ci chiediamo il resto del mondo pensa che il calcio inglese è ignorante. Un portiere che gioca la la palla con i piedi? Ebbene, la Premier League è molto intenso.

Un concentrato di citazioni in un pezzo molto più lungo, complesso, che si nutre anche di numeri (la pass accuracy di Bravo, 84% rispetto a quella di Hart, pari al 53%, e le volte in cui il cileno ha regalato palla agli avversari, 142, contro le 352 dell’attuale portiere del Torino). Insomma, un pezzo che difende un’idea, quella del tecnico spagnolo. Che invita tutti a farlo, nonostante i risultati siano ora negativi (un pareggio e due sconfitte nelle ultime tre partite tra campionato e Premier) dopo un inizio scintillante. Nel giorno in cui i quotidiani italiani attaccano Sarri per il periodo negativo del Napoli (giusto pure questo, ci mancherebbe), una lezione sulla difesa di una filosofia, di un modo di giocare. Sulla libertà di fare errori. 
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