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Diawara, la partita della consapevolezza

Diawara ha disegnato una prestazione di altissimo livello in casa dei più forti, Sarri ha lavorato bene sul suo (lungo) inserimento. Un esempio, in attesa di Rog.

Diawara, la partita della consapevolezza

Dopo Crotone, abbiamo “celebrato” l’esordio da titolare di Amadou Diawara con un pezzo dal titolo evocativo: «Diawara, oltre la ruleta: sostanza, personalità, emblema del progetto Napoli». Eravamo su di giri, avevamo visto un calciatore giovane fare una grande giocata e una buona partita al suo esordio da titolare nella nostra squadra. Poi, è venuta Torino, Juventus-Napoli. È arrivata la sorpresa di vedere Sarri “piegarsi” alle contingenze, alle necessità, alla rotazione. Ci ha fatto molto piacere. Per lui, per il Napoli. Per Diawara.

Consapevolezza

Ed è stata la partita della consapevolezza. Non della sicurezza, perché sembrerebbe troppo. Diawara è un gran bel giocatore, ha gestito il centrocampo e la circolazione della palla a Torino, in casa della Juventus. L’ha fatto bene, senza grossi errori, senza patire l’emozione o l’ansia o la pressione. L’ha fatto al cospetto di Khedira e Pjanic, e senza snaturare troppo la sua natura di calciatore d’ordine e di fisico, divisi in parti uguali. Diawara è stato schierato a Torino perché (fisicamente, mentalmente) sta meglio di Jorginho, ma anche, crediamo, per una questione di prestanza fisica. Della serie: andiamo a Torino, contro la miglior squadra del campionato, quella dal più grande impatto muscolare, e proviamo a mettere peso nel nostro undici titolare. Questa skill di Amadou si è rivelata secondaria rispetto alla gestione dei tempi di gioco, del passaggio corto, della transizione e dell’uscita palla. Cioè, abbiamo visto un calciatore aderente al Napoli pur se con caratteristiche fisiche diverse (migliori?) rispetto a Jorginho.

Highlights personali di Diawara contro il Besiktas.

Probabile, ma pure auspicabile, che la lunga attesa per vederlo in campo sia servita a Sarri per dare all’ex Bologna questa possibilità di inserimento all’interno del gioco del Napoli. Che queste settimane siano state spese sul campo di allenamento a Castel Volturno per fare una cosa che è sempre complessa – adattare un calciatore a un sistema di gioco strutturato -, e che lo diventa maggiormente quando il calciatore da scolarizzare è un 19enne alla seconda stagione in Serie A. Noi eravamo tra quelli che forse consideravano esagerati i tempi di gestazione per un cambio in formazione, per l’inserimento si un calciatore nell’undici titolare. Non è che ci siamo ricreduti, ma se questi sono i risultati Maurizio Sarri ha avuto perfettamente ragione nella gestione di Diawara. Lo dice il campo, se l’è detto da solo lo stesso tecnico schierando Diawara a Torino. Nella tana del leone, come ci piace dire. In un luogo, invece, in cui il Napoli ha offerto una prova positiva, con Diawara in testa a questo gruppo.

Oggi, domani

Personalità, qualità, intelligenza tattica. Tutta roba che puoi sentire rivedendo la partita, ma che in qualche modo puoi leggere anche nel dati statistici riferiti alla partita di Amadou: due tiri verso la porta, il 93% di pass accuracy e 94 palloni toccati. Più il 75% dei tackle riusciti, 5 eventi difensivi e solo un fallo commesso, al 90esimo minuto. Insomma, difficile chiedere o aspettarsi di più. Anzi, proprio ingiusto solo pensare a pretendere altro da un calciatore così in occasione di questo vero e proprio esame di maturità. Dopo Crotone, nel famoso pezzo di cui abbiamo detto anche sopra, scrivemmo:

Sarri, l’abbiamo capito (e scritto), fa una certa resistenza quando si tratta di schierare i giovani. Più che i giovani in senso stretto, però, si riferisce ai giovani nuovi arrivati: Zielinski ed Hysaj, entrambi del 1994 (22enni, quindi) sono quasi regolarmente in campo. La sua gestione può diventare un limite, sapete come la pensiamo, ma può portare anche a una crescita organica e a un inserimento reale di questo importante patrimonio del Napoli.

Lo riproponiamo perché ci crediamo ancora, lo potremmo riscrivere uguale identico anche oggi. Dopo Torino, dopo una prima conferma su quello che avevamo visto a Crotone. C’è l’ultimo step, da fare: non esagerare. Cioè, il tempo degli elogi è giusto e meritato, ora però c’è solo da crescere e da andare oltre a questi primi approcci positivi. Fare sì che la prima conferma arrivata da Torino diventi una cosa certa, continua, su cui fare affidamento. Diawara da utilizzare per sostituire Jorginho sempre, senza aver paura che possa succedere. Nonostante l’età verdissima, come si era detto/fatto in estate.

Ultima cosa: la questione dell’esempio. Che ha un nome, un cognome, un attesa. Marko Rog. Arriverà il momento anche per lui, quando sarà il momento. Ce l’ha detto Diawara.

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