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Dal Collana alla Scandone: un’assemblea sullo stato degli impianti sportivi napoletani

Oltre il San Paolo: al Maschio Angioino, l’iniziativa del Gruppo Consiliare del Pd per discutere dello stato d’abbandono delle strutture nelle periferie.

Dal Collana alla Scandone: un’assemblea sullo stato degli impianti sportivi napoletani

Un’assemblea pubblica sullo stato di abbandono degli impianti sportivi napoletani, un incontro aperto per dare voce ai tanti operatori che da un giorno all’altro hanno visto chiudere le strutture dove quotidianamente prestano le loro professionalità spesso a titolo gratuito, solo per amore dello sport e dei giovani. È stato questo il senso della riunione che si è svolta questa mattina al Maschio Angioino, su iniziativa del Gruppo Consiliare del Pd al Comune guidato da Valeria Valente. Massiccia la presenza degli operatori del settore e dei semplici fruitori. Una sala gremita di istruttori e allenatori, di rappresentanti delle associazioni sportive, ma soprattutto di ragazzi, giovani allievi frequentanti palestre di boxe e arti marziali, basket, judo, piscine. Giovani dal fisico asciutto e dalla faccia pulita, accompagnati, in alcuni casi, dai propri genitori, tutti provati, negli occhi, dal dramma di aver perso il luogo dove fare sport per rimanere lontani dalla strada ed inseguire un sogno.

«Ogni giorno assistiamo ad un ulteriore passo verso il decadimento dell’impiantistica sportiva in città – ha esordito la Valente – Da ultima la chiusura della struttura di Ponticelli, il Palavesuvio. Lo Stadio Collana, fermo per un mero cavillo burocratico tra Regione e Comune, il Palabarbuto, la piscina Scandone, le piscine della Mostra d’Oltremare, la piscina di Scampia, sono tanti gli impianti sportivi che sono stati chiusi o che versano in stato di degrado e la lista rischia di allungarsi. Riteniamo sbagliato attribuire la responsabilità solo alle scarse risorse dell’amministrazione comunale. I pochi investimenti che si potevano fare andavano fatti meglio, invece l’amministrazione ha deciso di praticare un solo prestito per lo stadio San Paolo, di 25 milioni. Ebbene, noi pensiamo che si poteva trovare un accordo con De Laurentiis, chiedere a lui di fare un investimento e di utilizzare invece i 25 milioni per mettere a posto tanti impianti degradati delle periferie».

Va dritto al nodo legislativo l’ex consigliere comunale Gennaro Esposito: «A mio avviso esiste una soluzione legislativa alle storture dalla legge 147/2013 e ne ho parlato già da tempo con l’assessore Borriello ma senza avere risposte. La legge 185 del 2015 prevede infatti che le associazioni che svolgono attività in strutture sportive possono presentare un loro piano di fattibilità finanziario e ottenere persino l’assegnazione diretta delle strutture qualora l’amministrazione rilevi un interesse pubblico e sociale. E allora perché non si percorre questa strada?».

Le modalità delle concessioni comunali sono invece il nodo fondamentale per Sandro Cuomo, campione olimpionico di spada e titolare dell’Ati che ha vinto la gara per lo Stadio Collana: «Non è vero che i soldi non ci sono, è che le associazioni non sono mai state messe in condizione di accedere ai fondi a causa dall’architettura delle concessioni comunali, perché le concessioni sono annuali. La Comunità Europea, il Coni, la Regione, le banche, prima di concedere un finanziamento ti chiedono per quanti anni hai la disponibilità della struttura e se la tua disponibilità dura un anno soltanto ti dicono di farti da parte. Devo ringraziare questa riunione per aver finalmente centrato il punto». Cuomo è apparso naturalmente molto seccato soprattutto dalla questione relativa allo Stadio Collana: «Per quanto ci riguarda, abbiamo vinto una gara per l’affidamento del Collana per la durata di 16 anni. La Regione ce l’ha affidato senza passare per il Comune. Questa situazione ci mette nelle condizioni di fare investimenti di tasca nostra. Siamo associazioni senza scopo di lucro, no profit, le stesse alle quali il Comune affida gli impianti da 40 anni, ma se le affida il Comune siamo privati buoni, altrimenti diventiamo privati cattivi. Eppure siamo le stesse persone e le stesse associazioni di sempre. È una situazione evidentemente speculatoria. Dopo aver vinto persino due ricorsi al Tar, cos’altro dobbiamo fare per far rispettare la legge a un sindaco che è anche un ex magistrato? Rabbrividisco quando sento le osservazioni fatte alle nostre rimostranze da parte di chi lo sport in questa città lo dovrebbe garantire. Penso all’assessore Borriello, ma anche a Mario Coppeto, che ha detto che se qualche rubinetto perde lo aggiusteranno, e che intanto dobbiamo aspettare le Universiadi. Ma perché c’è tanto interesse a gestire direttamente questi soldi che sono nostri? Perché nessuno ci può mettere le mani sopra, forse è questa la vera questione».

Tanta disperazione ma anche tanta rabbia per il diverso trattamento riservato al San Paolo. «Il Comune ha azzerato il welfare e poi fa un mutuo di 25 milioni per aiutare De Laurentiis, un arcimiliardario che è diventato ricco grazie a Napoli e che di tutta risposta dice che andrà a giocare a Palermo – protesta Gennaro Parlati, presidente del consiglio direttivo dell’ASD Nippon Club di Ponticelli, una delle palestre ospitate dal Palvesuvio e oggi chiuse – Che cambiasse anche il nome alla squadra, allora! Gli imprenditori veri sono quelli che investono i loro soldi e restaurano i monumenti, che si impegnano a sostegno delle attività sportive minori che già vanno avanti a stento. Questa amministrazione si è concentrata sull’immagine da cartolina da dare alla città, ma è una farsa, non è quello che ci interessa. Per 25 anni le attività in queste strutture è andata avanti con le stesse difficoltà di oggi e nessuno è venuto a chiuderle».

Moltissime le voci ascoltate durante la mattinata: c’è stato chi ha chiesto che si rappresentino e tutelino gli interessi dei tanti lavoratori impiegati nelle strutture chiuse e che oggi sono rimasti senza un impiego e chi ricorda che un atleta non può smettere di allenarsi neanche per un giorno. Ma gli operatori si sono mostrati concordi soprattutto su un punto: la pericolosità di chiudere strutture sportive che, soprattutto nelle periferie, rappresentano l’unica opportunità offerta ai ragazzi di stare lontani dalla strada e applicarsi in qualcosa che possa loro salvare la vita e distoglierli dalla criminalità.

«Occorre battersi per la riapertura ad horas di queste strutture, che sono uno dei pochi, veri ammortizzatori sociali nei territori di periferia e in quelli cittadini, che stano diventando anche quelli di periferia – ha aggiunto Parlati – In questa sala, oggi, ci sono due o tre campioni del mondo, un olimpionico, dei ragazzi tornati dalla Coppa Europa, gente che si impegna tutti i giorni per portare medaglie a questa città e a dare un esempio ai giovani affinché non stiano per strada a formare le baby gang. Non serve l’esercito: l’educazione la danno le associazioni sportive con gli educatori silenziosi».

E a parlare sono state anche le mamme. Lia, ad esempio, mamma di un ragazzino che si allena alla palestra Nippon di Ponticelli: «È stato un magistrato molto importante di cui non posso fare il nome a consigliarmi di iscrivere mio figlio alla Nippon per salvarlo dalla strada. Mi disse che era l’unico modo. E noi ci siamo convertiti, abbiamo abbandonato la camorra, perché prima eravamo camorristi e abbiamo seguito lo sport. Senza lo sport nella nostra periferia non c’è niente, c’è solo il degrado di rione De’ Gasperi. La Nippon per noi è come un salvagente a cui aggrapparci pur di non affogare. A Ponticelli i ragazzini di 11-12 anni fanno le rapine, gli omicidi, sparano. Ora che mi hanno chiuso la palestra io che faccio? Come lo salvo mio figlio? Chi ci aiuta a noi? Vogliono che torniamo a fare i camorristi in mezzo alla strada?».

Una riunione aperta alle associazioni che però, inevitabilmente, deve trovare uno sbocco nel discorso politico ed ecco allora la proposta conclusiva della Valente: «La priorità in questo momento è Ponticelli, il Palavesuvio deve riaprire subito. Oggi stesso invieremo una lettera al presidente della commissione sport del Consiglio comunale per convocare una riunione urgente. Vi chiedo di accorrere numerosi sotto la sede di via Verdi. Sottolineeremo che non sono stati concessi i 180 giorni di rito per adeguare la struttura, che è un intervento piccolo di cui l’amministrazione si può fare carico visto che in Consiglio porta tante istante ogni giorno. Diremo comunque che c’è anche la disponibilità dei soggetti interessati ad impegnarsi per l’adeguamento della struttura. Non vogliamo prendercela solo col Comune ma il Comune deve dare delle risposte. E poi Borriello, come amministratore, dovrebbe cambiare mestiere. Dopo cinque anni di governo, ha fatto la mappatura degli impianti sportivi solo a tre mesi dalla fine del mandato: e per cinque anni che cosa ha governato? Sono certa che se faremo un discorso chiaro e onesto anche altri consiglieri si passeranno una mano sulla coscienza e si uniranno a noi”. Non solo l’impegno da consigliere comunale ma anche da parlamentare: “Porterò all’attenzione di Malagò le vicende dell’impiantistica sportiva napoletana, sapendo che il governo Renzi ha un buon rapporto con Malagò – continua la Valente –Come Pd stiamo poi preparando un’interrogazione parlamentare: sulla legge 147 sono stati presentati 20 progetti, che fine hanno fatto? E veniamo agli stanziamenti statali. La legge di stabilità ha messo a disposizione 100 milioni, una prima tranche, di 20 milioni, è stata utilizzata dal Coni direttamente, è il Coni che ha definito le strutture su cui intervenire d’accordo con il governo. A Napoli solo una, quella di Maddaloni a Scampia. Adesso c’è un’altra tranche di 80 milioni, e per 50 di questi le graduatorie stanno uscendo in queste ore ma si dovrebbe decidere sulla base dei progetti presentati e il nostro Comune non ne ha presentati».

 

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