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Che cos’è una plusvalenza e perché quella di Higuain è stata di 80 milioni

Al via la rubrica “partita doppia” per comprendere gli aspetti economico-finanziari, sempre più importanti nel calcio.

Che cos’è una plusvalenza e perché quella di Higuain è stata di 80 milioni
Photo Matteo Ciambelli

Parte queste settimana, con cadenza quindicinale, “partita doppia”: una nuova rubrica di informazione economico-finanziaria per appassionati di calcio. E non solo……..

Da quando il calcio è divenuto business per imprenditori e uomini di affari, la gestione economico-finanziaria di una società di calcio ha assunto un valore molto determinante per la realizzazione degli obiettivi sportivi. E ci ritroviamo quotidianamente, noi che eravamo abituati a discutere solo di tattica e di tecnica, ad utilizzare termini e linguaggi talvolta poco conosciuti nel loro effettivo significato.

Con partita doppia tenteremo di aiutare i lettori meno esperti in queste materie a capire, mediante l’utilizzo di un vocabolario volutamente non tecnico, il significato di alcuni termini di largo (e spesso improprio) utilizzo comune, riferiti appunto alla gestione non sportiva delle società di calcio. Un appuntamento che non ha assolutamente pretesa di esaustività, ma si pone come obiettivo quello di rendersi sufficiente, ai non addetti ai lavori, per comprendere meccanismi e processi di pregnante contenuto tecnico e professionale.

Il nostro viaggio parte affrontando i concetti di plusvalenza e minusvalenza, derivanti dalla compravendita dei calciatori (dei diritti alle prestazioni sportive dei calciatori che di seguito, per semplicità, definiremo cartellini). Nozioni che noi tifosi del Napoli abbiamo amaramente e inconsciamente metabolizzato a seguito delle cessioni di Cavani, Lavezzi e Higuain che probabilmente un giorno saranno ricordati più per i profitti (enormi) realizzati con le loro cessioni che per i gol (tanti) segnati

È anzitutto necessario identificare ciò che un cartellino rappresenta per la società che lo acquista: come detto, è il diritto a godere delle prestazioni sportive di un calciatore per la durata del contratto sottoscritto con lo stesso. Utilizziamo l’esempio di Higuain il cui cartellino fu acquistato dal Napoli per circa 40 milioni di euro (37 + 3 di bonus) ed accompagnato da un contratto della durata di 4 stagioni sottoscritto con l’atleta.

Appare evidente che il calciatore sarà utile alla società che lo ha acquistato per quattro stagioni e, quale corretta correlazione, il suo costo dovrà essere distribuito uniformemente nei conti economici relativi a ognuna delle stagioni; imputare l’intero costo (elemento negativo) nel primo anno, infatti, striderebbe con la correlazione all’utilità (elemento positivo) pluriennale del cartellino.

Tale processo, definito di ammortamento, consente pertanto di distribuire il costo complessivo correlandolo all’arco temporale lungo il quale il cartellino fornirà la propria utilità. Parallelamente, e senza addentrarci in eccessivi tecnicismi, il valore del cartellino diminuirà, intuitivamente, di un 25% al termine di ogni stagione, poiché la sua utilità si ridurrà progressivamente man mano che si avvicineranno la scadenza del contratto e il momento in cui la società perderà i propri diritti allo sfruttamento, economico e sportivo, del calciatore.

Ricapitolando: alla fine della prima stagione il valore residuo del cartellino di Higuain è stato di 30 milioni, al termine della seconda stagione di 20 milioni, e così via. Proprio tale valore residuo rappresenterà il termine di confronto con il prezzo di cessione per determinare l’entità della plusvalenza/minusvalenza.

Se dunque al termine della terza stagione il Napoli ha ceduto il calciatore per 90 milioni e, per il meccanismo sopra descritto, il valore residuo al termine della terza stagione era di 10 milioni (i 40 milioni iniziali rettificati dagli ammortamenti di 10 milioni l’anno per 3 anni), conseguentemente la società ha realizzato una plusvalenza di 80 milioni (!!!) e non di 50 milioni (pur avendo ceduto per 90 milioni un cartellino pagato, originariamente, 40 milioni).
Nello stesso esempio la società avrebbe subito una minusvalenza se avesse ceduto il giocatore a un prezzo inferiore ai 10 milioni di euro.

Ma cosa sarebbe accaduto (magari!!) se, al termine del terzo anno, la società avesse prolungato (trattenendolo ovviamente) l’accordo con il calciatore per altre due stagioni, rispetto alla scadenza originariamente concordata?

In tale ipotesi il valore residuo del cartellino, pari, come detto, a 10 milioni di euro, sarebbe stato ammortizzato (se non venduto prima) non più sino alla fine del quinto anno, ma redistribuito sino al termine del sesto anno, cioè sino alla nuova scadenza del contratto.

Ma qui entriamo nel mondo dei sogni di tifoso e quindi ….ci svegliamo !

Alla prossima

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