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Un bentornato a Pepe Reina, quello decisivo pure con le parate

L’importanza e la leadership del portiere spagnolo non erano mai state messe in dubbio, ma qualche incertezza di troppo influenzava il giudizio. Ora, Reina vale di nuovo dei punti in più in classifica.

Un bentornato a Pepe Reina, quello decisivo pure con le parate

Che poi, se ci pensi, solo contro il Besiktas c’è stato un vero e proprio problema Reina. Contro Milan e Bologna, gli altri due gol subiti per errori gravi, eravamo riusciti a rimettere le cose a posto. Bravura, fortuna, giustizia divina. Chissà, una mano dall’alto tesa verso un portiere che (da sempre, comunque) è soggetto ad errori e che da un po’, diciamo pure tutta la fine dello scorso campionato, aveva iniziato a saltare più spesso dall’altra parte, quella del portiere che fa gli errori e qualche volta buoni interventi.

A Genova, una nuova rinascita: due grandi interventi, che salvano il risultato e valgono un punto laddove non è facile portarne a casa (Marassi, quest’anno, è un fortino). Poi di nuovo incertezze varie e sparse (tipo l’uscita che si poteva provare a fare con la Roma), fino a Crotone. Dove, magia, si è rivisto il Reina bello. Quello buono, decisivo in tutto quello che fa. Anche con le mani, con un vero e proprio miracolo ravvicinato su un tiro di Falcinelli che se ci prova altre venti volte segna venti volte.

Stasera, la conferma. Con le doti migliori del portiere spagnolo, esplosività e istinto. Nella stessa porta della sua parata più bella e importante e decisiva (Napoli-Inter 2-1, il match del ritorno al primo posto nella scorsa stagione), Pepe compie un altro intervento prodigioso sullo spauracchio Maccarone, un secondo dopo essere stato uccellato da un tiro di Pucciarelli deviato sulla traversa. Non avrebbe avuto colpe, ha deciso di prendersi i meriti. Nel modo più spettacolare e determinante possibile.

Tiro fortissimo, a incrociare, mano aperta proprio a togliere il pallone dalla porta.

Due punti in cascina, Napoli salvo (ovviamente era la prima azione davvero pericolosa dell’Empoli) e qualcuno che ora deve rivedere la propria posizione su Reina. Questo (quarto) grande intervento non cancella le incertezze di cui sopra, ma comunque fa vedere che lo spagnolo può ancora avere un peso fondamentale nella difesa e quindi nella stagione del Napoli. Più di quello che non aveva già, e che solo gli orbi non gli riconoscevano (più). Non certo Maurizio Sarri, per esempio. Che, nel postpartita, dice una cosa significativa e dolcissima, anche se lui è burbero e si parla di calcio, tra uomini.

Parliamo di un campione, dal punto di vista sportivo e umano. Ha una grande personalità, un grande cuore, una grande partecipazione. Mi aspettavo che tornasse a questi livelli, se pure ha sbagliato sono contento di avere lui in porta.

L’importanza di Reina, l’abbiamo sempre detto e pensato e scritto, sta nella leadership, nel controllo della difesa e nel carisma. Nell’emozione, nella partecipazione. L’ha detto Sarri, non c’è bisogno che lo scriviamo. In realtà lo sappiamo tutti, così come sappiamo cosa vuol dire giocare senza un portiere che sappia essere anche una guida sicura, un riferimento per i propri compagni. Però, avevamo deciso di scordarcelo, un po’ (anche giustamente) influenzati da prestazioni sempre importanti, ma non per le parate e soprattutto mai decisive. Come invece stasera, come invece a Crotone, oppure a Genova.

Ora, Torino con la Juventus. Dove ci sarà una sfida bella solo a pensarla, con un ex compagno. Uno che, a differenza di Reina, ha deciso di smettere di essere napoletano. Lo sapete, a noi non è che faccia impazzire la retorica del napoletanismo, della passione, dell’argentinismo. Stavolta, però, è impossibile non pensarci e non idealizzare. E non ammettere, con un mezzo sorriso, che presentarci al cospetto di Higuain con il miglior Reina possibile è una cosa importante. Una cosa che vale, in partenza. E che speriamo possa valere anche dopo, a cose fatte. Bentornato, Pepe. Ti stavamo aspettando, avevamo bisogno di te. Ci sei mancato, per dirla con sentimiento.

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