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Bagni e Diawara parlano di leadership a Borgo Marinari

Il dialogo immaginario tra un leader riconosciuto come Salvatore Bagni e il 19enne Diawara che ha impressionato a Crotone.

Bagni e Diawara parlano di leadership a Borgo Marinari
Diawara in Crotone-Napoli (foto Cuomo)

L’opinione pubblica fa spesso l’errore di considerare nel calcio (ma in generale in tutti gli sport di squadra) corretta una equazione che si basa sul presupposto che il leader debba identificarsi nell’allenatore o nel capitano e qualche volta nel campione più affermato. Nella realtà però non è sempre così.

L’allenatore innanzitutto è un capo che viene investito di questo potere da un’autorità superiore (la società) e che quindi non viene scelto dal gruppo; un ruolo che, per essere esercitato, non richiede l’accettazione emotivo affettiva dei membri del gruppo. Lo stesso dicasi per il capitano quando viene nominato tenendo conto di valori diversi da quelli del gruppo. Infatti, sovente, il capitano è colui che ha più presenze in campo con la maglia della squadra, oppure è il più anziano. Per non parlare poi dell’errore di affidare la squadra al campione piu affermato (vedi Icardi all’Inter) quando lo stesso non possiede le skills del leader.

Per un gruppo, possedere un leader dal quale farsi guidare, soprattutto nei momenti difficili, è di vitale importanza per arrivare ad ottenere i risultati che il gruppo stesso desidera raggiungere. Il leader è l’elemento che aiuta a valorizzare le potenzialità dei singoli: il fulcro intorno al quale le varie individualità si fondono nella ricerca di quello spirito cooperativo che è ingrediente essenziale per il successo di una squadra di calcio.

Chi ha praticato uno sport di gruppo sa che nella squadra non tutti hanno la stessa personalità e le stesse doti di carisma. Infatti vi sono soggetti che amano restare defilati, altri che sono portati a farsi guidare e qualcuno invece che dimostra delle doti spiccate da trascinatore. In questo ultimo caso è determinante la posizione sul terreno di gioco perché studi approfonditi hanno riconosciuto che la centralità della posizione in campo è determinante per il riconoscimento della guida emotiva della squadra. Buffon, ad esempio, benché capitano con maggior numero di presenze nonché campione affermato, ha più volte ribadito che la sua leadership incontra difficoltà nell’essere esercitata stando lontano dal cuore dell’evento.

Sulla base di queste considerazioni oggi abbiamo immaginato un colloquio tra il giovanissimo (19 anni) Amadou Diawara e Salvatore Bagni, leader indiscusso, nonostante la presenza in squadra di un certo Diego Armando Maradona, del primo Napoli scudettato. Il guerriero indomabile che si narra fu capace di prendere il divino per il collo dopo Verona- Napoli del 12 aprile 1987 (fummo sconfitti per 3 a 0) quando, a poche giornate dal termine del campionato, rischiammo di mettere in discussione il “grande sogno”.

Sono seduti al tavolo di un piccolo baretto al Borgo marinari e Salvatore impiega pochi minuti, con il suo approccio sempre friendly e giocoso, a togliere dall’imbarazzo l’emozionato guineano.

Bagni: «Mi sono bastati pochi minuti per capire che hai una grande personalità. Mi sono soffermato su due aspetti che mi hanno impressionato. Innanzitutto, di solito i giovani che sono da poco nel gruppo sono tendenzialmente inondati di consigli dai più esperti; invece tu, nel massimo rispetto dei ruoli e delle anzianità, sei stato capace di farti indirizzare il minimo indispensabile… gli altri ti hanno riconosciuto, come si dice nelle scuole manageriali, una leadership “affidabile”»

Diawara: «Non me ne sono nemmeno accorto».

Bagni: “Certo un leader si afferma come tale senza che ci sia una ufficializzazione, lo riconosce il gruppo e il fatto che non te ne sei accorto rappresenta il segnale del buon livello di autostima che possiedi. Ciò significa che, oltre ad essere consapevole delle tue qualità di calciatore, il gruppo ti riconosce un grande valore come persona al punto da evitare di darti suggerimenti»

Diawara: «e il secondo aspetto che hai notato?»

Bagni: «La tua umile intelligenza perché un leader non può essere troppo egoista né tantomeno esageratamente narcisista. E tu hai avuto un approccio sicuro e determinato ma sempre fondato su uno spirito cooperativo. Non ti ho visto mai eccedere in individualismi (tranne quella veronica da applausi a centrocampo). Chi anche sul campo dimostra di essere troppo egoista, magari esageratamente “dribblomane”, difficilmente verrà riconosciuto come elemento guida del gruppo».

Diawara: «E poi?»

Bagni: «E poi nulla! sei nato leader ed anche i miei consigli forse sono inutili. Tra qualche anno sarai un’altra bella plusvalenza per il Napoli!»

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