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Il tafazzismo del Napoli e la certezza che Sarri e De Laurentiis sono separati in casa

Con le sue dichiarazioni, Sarri ha portato la polemica in casa Napoli e si conferma leader dell’opposizione interna. Misteriosi i motivi.

Il tafazzismo del Napoli e la certezza che Sarri e De Laurentiis sono separati in casa
Sarri e De Laurentiis in una foto di Matteo Ciambelli

Riusciranno i nostri eroi a trasformare una prestazione positiva a Genova con tanto di errori arbitrali e un secondo posto in classifica in un problema per il Napoli? Fatto! E l’impresa, diciamolo, era tutt’altro che semplice. Ben più ardua di una vittoria su un coriaceo e non banale Genoa. In dodici ore, il Napoli è stato capace di depotenziare completamente la protesta nei confronti delle decisioni dell’arbitro Damato e di squadernare all’universo mondo che l’allenatore e il presidente mal si tollerano. Vivissimi complimenti.

Ma facciamo un passo indietro. Il Napoli gioca una buona partita a Marassi contro un avversario mai arrendevole e pronto a rispondere colpo su colpo. Il Napoli non ha dominato per 85 minuti, come ha dichiarato Sarri, ma ha tenuto bene il campo e si è reso più volte pericoloso. Con Hamsik che ha colpito la traversa, con Mertens che inspiegabilmente non ha calciato, con Milik che ha costretto Perin a respingere un suo colpo di testa sulla linea, con Insigne che non ha avuto la lucidità di battere a rete, e con i due rigori negati agli azzurri. Poi, certo, Reina ha salvato il risultato nel finale e ci sta al termine di una partita vera. Un pareggio che ci fa perdere il primato in classifica ma che non modifica minimamente il giudizio di questo Napoli d’inizio stagione. Siamo secondi, abbiamo giocato tre partite su cinque fuori casa, siamo l’unica squadra imbattuta, abbiamo vinto la prima di Champions e non abbiamo ancora utilizzato cinque dei sette nuovi acquisti. Insomma, a parte gli improperi all’arbitro, nessuno o quasi nessuno poteva avere qualcosa da ridire.

Ci ha pensato Maurizio Sarri che – come scritto da Raniero Virgilio – ha inopinatamente trasformato una polemica nei confronti dell’arbitro in una contestazione alla società. Siamo al 22 settembre ed è almeno la terza frecciata che l’allenatore lancia a De Laurentiis tra campagna acquisti, rosa giovane e adesso società assente (con l’aggiunta di un direttore sportivo cui verrebbe impedito di parlare). Sarri, lo scrivemmo in quest’elogio dell’ipocrisia, sembra aver ritagliato per sé un ruolo di oppositore interno che poi a Napoli equivale a punto di riferimento del corpaccione dei contestatori che vede in De Laurentiis e nella sua gestione societaria un tappo per chissà quali traguardi. Ora è chiaro – in realtà lo era anche prima – perché l’allenatore parla poco. Tre volte lo ha fatto e tre attacchi sono partiti. Resta il mistero di questo atteggiamento malmostoso, visto che in estate – per dirla alla De Andrè – al momento del rinnovo contrattuale “Furono baci e furono sorrisi, poi furono soltanto i fiordalisi”. Sarri disse che era stato trattato come uno di famiglia. Poi, però, ha cominciato a mettere il broncio. E francamente i motivi per noi sono incomprensibili. Ad altri sono invece chiari: De Laurentiis ha ingannato anche lui come tutti i tifosi (in che modo, francamente, non riusciamo a capirlo). Fatto sta che anche ieri sera, da secondo in classifica e con due torti arbitrali subiti, Sarri ha catturato l’attenzione lamentando l’assenza della società: tema che sta molto a cuore al papponismo imperante in città (va ricordato che Napoli è culla di piccoli e medi imprenditori che trainano il Pil europeo). Poi è anche vero che al Napoli manca – da tempo – una figura dirigenziale alla Italo Alloggi, ma c’era bisogno di dirlo in diretta tv? E va anche ricordato che il Napoli senza Pierpaolo Marino – la prima e ultima figura dirigenziale di questo tipo – è andato infinitamente meglio di quello con Pierpaolo Marino.

La risposta di De Laurentiis non si è fatta attendere. E mentre in un altro club si sarebbe fatto fronte comune per sottolineare i tre rigori non concessi in cinque partite, il Napoli lancia un segnale altrettanto inequivocabile. In un comunicato, il presidente fa i complimenti alla squadra per la partita, evidenzia gli errori arbitrali ma – aggiunge – «le decisioni degli arbitri, nel bene e nel male, vanno rispettate. Sono le regole del nostro calcio e se partecipiamo a questa competizione non dobbiamo cercare nessun tipo di alibi». Dranghete. Ma non è finita qua. Senza alcun accenno alle frecciate di Sarri, De Laurentiis ricorda i 128 milioni spesi “per poter dare ai napoletani e all’allenatore una squadra competitiva”. Insomma, meno chiacchiere e più fatti. E ritorna in mente quel tweet sui più moduli da poter adottare in occasione dell’arrivo di Rog. Un comunicato che va letto anche in ottica Palazzo, in Italia pochi – per non dire nessuno – ha la liquidità del Napoli di De Laurentiis.

A questo punto, ci sono pochi dubbi sul clima che c’è tra i due. Resta da capire come sia stato possibile passare in pochissimo tempo dagli abbracci per il rinnovo contrattuale alla guerra fredda che ormai va avanti da quest’estate. Di che cosa si lamenta Sarri? Perché le sue (poche) parole sono spesso frecciate o attacchi a De Laurentiis? Non sappiamo adesso che cosa accadrà. Con ogni probabilità, si proseguirà in questo clima. La preoccupazione è tanta. Se tutto questo è accaduto col Napoli secondo in classifica e vittorioso in Champions, che cosa dovremmo aspettarci in un eventuale momento di difficoltà?

Eravamo stati facili profeti ieri sera a prevedere che il tema non sarebbero stati più i torti arbitrali ma il dissidio tra i due. Le motivazioni che hanno spinto Sarri a lavare i panni nel salotto Sky restano misteriose. Il popolo pare che stia con lui. Contro il “vero limite” di questo Napoli: il presidente che ha portato la squadra dalla serie C alla seconda fascia di Champions League. Come diceva Chance, la vita è uno stato mentale. Chi ne esce indebolito è certamente il Napoli.

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