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Milik, il centravanti senza tatuaggi che fa riscoprire al Napoli il colpo di testa

Quattro gol in quattro partite, tre di testa. Milik salta a pie’ pari, come i pallavolisti. Lui, polacco, terra di saltatori in alto.

Milik, il centravanti senza tatuaggi che fa riscoprire al Napoli il colpo di testa
Il primo gol di Milik alla Dinamo KIev (foto Cuomo - sito del Napoli)

Quattro gare ufficiali, quattro gol di testa. Se per il Napoli non è un record, poco ci manca. Uno lo ha segnato Callejon a Palermo, il secondo, su assist di Insigne. Gli altri tre li ha realizzati lui, Arkadiusz Milik, il centravanti che il Napoli ha acquistato dall’Ajax per trenta milioni di euro. “Sopravvalutato” era il termine meno spigoloso che ha accompagnato questa trattativa. È ovviamente presto per tracciare un bilancio ma, visto che ormai i fuoriclasse vengono definiti tali dopo un incontro, non è esagerato rilevare che a Napoli era da un bel po’ che non vedevamo un centravanti così forte di testa. E non solo, vorremmo aggiungere. Perché Milik è un giocatore che partecipa alla manovra, viene incontro, cerca l’uno due (come ha dimostrato ieri sera a Kiev e anche a Palermo perché, come ha ricordato giustamente Sarri, un centravanti non gioca bene soltanto se segna).

È innegabile che colpiscono i tre gol di testa. Uno al Milan, due alla Dinamo Kiev. Tre gol con una particolarità. Milik salta a pie’ pari, come i pallavolisti. Va su e sa dove mettere il pallone. Lo controlla. Pochi hanno questa caratteristica. Non ridete, uno di questi era Diego Armando Maradona che di testa sapeva colpire molto bene. Milik sale su contro il Milan e la mette lì dove Donnarumma non può nemmeno pensare di arrivare. Come ieri sera, quando vede il cross di Ghoulam rientrare verso di lui, si piazza al centro, punta i due piedi, sale e disegna una mezza palomba che è a metà tra il colpo di testa e il pallonetto. Ha dosato l’energia e ha disegnato una parabola che aveva in sé qualcosa del gol di Graziani a ’NKono al Mondiale 82. Sembra facile, non lo è. Come sembra facile il secondo. Un tocco di volley che era più semplice spedire alto o contro la traversa. E invece ancora una volta Arkadiusz ha piantato i piedoni a terra, si è sollevato e l’ha depositata nello stesso punto di dieci minuti prima.

Mario Sconcerti lo ha dipinto questa mattina sul Corriere della Sera. «Ha lo stacco di un grande atleta. È un saltatore in alto naturale, farebbe un Fosbury da oltre due metri con la sola potenza delle gambe». Fosbury non è un signore sconosciuto in Polonia. È un terra di saltatori in alto. Jacek Wszola, nel lontano 1976, sulla pedana bagnata di Montreal, si aggiudicò l’oro olimpico saltando 2,25 metri. Quattro anni dopo, a Mosca, vinse l’argento. E stabilì anche il record del mondo con 2,35. Meglio di lui fece Artur Partyka che si issò a 2,38.

Non sappiamo quanto salti lui, Arkadiusz Milik. Di certo sappiamo che è un calciatore in qualche modo abituato alle imprese. Le prime volte non lo spaventano. Doppietta alla “prima” al San Paolo. Doppietta alla “prima” in Champions con il Napoli. Il suo nome è iscritto nella storia della nazionale polacca: c’è Milik nel tabellino della prima, storica, vittoria della Polonia calcistica sulla Germania nell’ottobre 2014: 2-0 in una gara valevole per le qualificazioni agli Europei. E il primo lo segnò lui, Milik. Ovviamente di testa. Anticipando un certo Neuer.

Non fuma Arkadiusz Milik. Non fuma più. Lo faceva quand’era piccolo e suo padre lo abbandonò. Rubacchiava anche, è storia nota. Poi incontrò l’uomo che gli cambiò la vita, Slawek Mogilan, che gli aprì la via del calcio. Non ha nemmeno tatuaggi Arkadiusz. Probabilmente beve, visto che è nato a Tychy, in Slesia, dove ha sede la Tyskie una delle birre polacche più note.

Ha sempre stupito e sta continuando a farlo. È sempre stato precoce. Adesso, nella mente dei tifosi del Napoli, si prova a risalire all’indietro per trovare un profilo simile. Difficile, quasi impossibile. Si può provare come colpitore di testa. Ieri abbiamo azzardato: un po’ Savoldi, un po’ Pampa Sosa. Il suo punto di forza, probabilmente, è il piazzamento in area. Il resto lo fanno la sua stazza e la sua elevazione che lo rendono difficilmente marcabile.

Ha 22 anni, è un anno più giovane di Mauro Icardi. Ha già giocato in Bundesliga, due stagioni nell’Ajax e ha totalizzato 32 presenze in Nazionale segnando 11 gol. A Napoli viaggia alla media di un gol a partita. Calerà, certo. Ma non è affatto male per uno che fino a due settimane fa sembrava una scommessa e pure azzardata.

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