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I dettagli e la classe di Hamsik e Insigne hanno deciso Napoli-Chievo

I gialloblu, un piccolo Napoli, hanno giocato con grande compattezza e organizzazione. Sarri vince grazie a un sistema collaudato e alla buona serata dei suoi campioni.

I dettagli e la classe di Hamsik e Insigne hanno deciso Napoli-Chievo

Per analizzare Napoli-Chievo, iniziamo da un’immagine. Una rappresentazione grafica che riporta dati su lunghezza media, larghezza media e baricentro delle due squadre in campo.

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Il Chievo merita elogi e applausi. È venuto a giocarsi la partita con le sue armi. Che, ovviamente, non sono perché non possono essere quelle dell’attacco e degli svolazzi offensivi, ma fanno invece riferimento all’intensità, alla compattezza. Una serie di parametri che sono stati interpretati benissimo dagli uomini di Maran e che leggi nelle cifre di questa immagine: squadra dal baricentro basso (46 metri contro i 52 del Napoli), ok, ma cortissima (26 metri, meno di quelli del Napoli) e strettissima (quasi ai livelli degli azzurri, 34 m contro 31). Quando decidi di giocare una partita con lo stesso atteggiamento aggressivo e gli stessi principi, finisce che poi la decidono i dettagli. Ovvero, i momenti in cui i grandi calciatori decidono di accendere la luce: Hamsik sul primo gol, il duetto Hamsik-Insigne sul secondo. La stessa grande occasione di Floro Flores, l’unica veramente nitida costruita dal Chievo, nasce da un’intuizione geniale di Radovanovic. Due squadre così strette, così intense, così organizzate, possono essere messe in crisi da un evento eccezionale: la grande giocata o il grande errore. L’abbiamo detto mille volte del Napoli. Il Chievo, nella sua dimensione, è un piccolo Napoli. Proprio per questo, la soddisfazione di Maran a fine partita è assolutamente comprensibile.

Hamsik attira a sé l’intera cerniera di centrocampo del Chievo, Callejon si inserisce alle spalle, sull’esterno (sfruttando anche il movimento a incrociare di Gabbiadini). Il pallone a scavalcare le due linee dello slovacco è semplicemente geniale.

Chievo costretto ad aprirsi sulla sua fascia destra dalla presenza di tre calciatori azzurri, scambio di posizione Hamsik-Insigne e palla meravigliosa nel corridoio.

I due gol, non a caso, nascono da momenti in cui il Napoli riusciva ad allargare le maglie della difesa avversaria servendo i giocatori sull’esterno. Sopra abbiamo visto i due momenti chiave delle due azioni decisive, sotto (la prima immagine) vediamo il campetto posizionale dei passaggi chiave degli azzurri, le 10 occasioni create nel corso della partita. La loro distribuzione spaziale non è assolutamente un caso: tutti provengono dalle fasce o al massimo sono diretti verso le fasce. Anche perché, paradossalmente, la scelta di modulo operata da Maran è addirittura più offensiva rispetto a quella di Sarri: il 4-3-1-2 scelto dal tecnico del Chievo soprattutto per contenere Jorginho attraverso la marcatura a uomo di Birsa ha consentito al Napoli di avere una superiorità numerica costante sugli esterni, ma al tempo stesso ha ingolfato la zona centrale. Risultato: linee di passaggio bloccate e grande difficoltà a giocare il pallone in mezzo. A dimostrazione di questa teoria, il dato oggettivo: sotto il campetto dei key passes, riportiamo anche quello dei passaggi sbagliati dagli azzurri. Una maggioranza quasi totale di tocchi in zona centrale o comunque orientati a sfruttare quella porzione di campo.

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A questo punto, con un totale equilibrio tattico in campo, la differenza l’ha fatta la classe dei calciatori. Non è un caso che, una volta isolato Jorginho attraverso l’ormai consueta francobollatura ad personam (“appena” 53 palloni giocati per l’italobrasiliano, ben lontano dagli 89 di Koulibaly e Hamsik), proprio Hamsik e Zielinski siano diventati i catalizzatori della manovra. Se lo slovacco è stato, come già detto in anteprima appena sopra, il calciatore che ha toccato più palloni della squadra di Sarri, l’ex Empoli ha svolto la funzione di creatore offensivo: i suoi 5 passaggi chiave, record in campo, hanno portato ad altrettante occasioni offensive. Il polacco ha una caratteristica particolare, che lo rende unico nel suo genere: la capacità di accoppiare una grandissima capacità fisica a una perfetta interpretazione della fase di possesso. Lo leggi nelle cifre di ieri: un passaggio bloccato, 3 duelli one-to-one vinti e un’accuratezza dei passaggi superiore di qualche decimale all’87%. Difficile immaginare un innesto migliore, in quanto ad aderenza tattica e di skills, per il centrocampo di Sarri.

L’attacco ha vissuto di dinamiche particolari: Gabbiadini, finalmente, è riuscito a interpretare in maniera convincente il ruolo del centravanti secondo Sarri. È una prima, piccola ma grande conquista per entrambi: per il calciatore, che è riuscito a muoversi nel modo giusto per cercare 4 conclusioni verso la porta, tutte diverse (una di testa, una da fuori area, una su punizione e il gol, segnato dal limite); per l’allenatore, che ha visto un calciatore finalmente in grado di lavorare anche insieme alla squadra (17 palloni toccati con il 70% di accuratezza) in diverse zone del campo. Sotto, una mappatura percentuale della partita del numero 23, bravo a venire a giocare il pallone anche in zone più arretrate e non solo alle spalle dei due centrali difensivi avversari. Un upgrade che, però, rappresenta appena un primo passo, uno start primordiale al processo di adattamento: le cifre di Milik, 18 palloni giocati con un’accuracy pari all’82% e una conclusione verso la porta in 27′ di gioco, ci dicono che il polacco è sempre l’attaccante più adatto per questa squadra. Come dire: la strada è ancora lunga, ma abbiamo capito che la macchina che deve percorrerla ha iniziato a mettersi in marcia. Gabbiadini può farcela.

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Nella ripresa, ieri, abbiamo assistito a un fenomeno nuovo: il Napoli che riesce a gestire la partita. Che fa calare il ritmo proprio e quello del match senza soffrire di troppi scompensi, di eccessivi pericoli. Certo, l’occasione di Floro Flores capita in un momento in cui il Napoli non gioca certo schiacciando sull’acceleratore, non è un caso. Ma è vero pure che quell’azione, frutto di una grande giocata di Radovanovic e di una lettura sbagliata di Koulibaly (l’unico errore in una partita sontuosa, da 6 eventi difensivi e 3 palle recuperate), sarebbe potuta avvenire in qualsiasi momento della partita. Ed è l’unica palla gol nitida concessa nella ripresa e in tutta la partita dal Napoli, sintomo di una ritrovata condizione fisica diffusa e quindi di una tenuta atletica in grado di sottendere al gran lavoro difensivo che questa squadra fa in maniera armonica, muovendosi in blocco.

Ultima considerazione su Lorenzo Insigne, che un po’ tutti ricordano poco in riferimento al match di ieri sera. Eppure, come ha scritto anche Fabrizio d’Esposito nelle pagelle del match, il suo Napoli-Chievo vale molto. È da 6,5 secondo il lato maschile della strana coppia. Un voto che è anche riduttivo, perché il biondo (?!) fantasista azzurro ha giocato una partita che definiremmo inaspettata. Diligente in fase difensiva, ma questa non è una novità. La vera sorpresa sta nell’interpretazione del ruolo, soprattutto rispetto ad altre esibizioni: pochi personalismi, soprattutto alla conclusione (2 i tiri scoccati verso la porta di Sorrentino), e un contributo essenziale in fatto di cucitura del gioco. Ieri sera, Insigne ha messo insieme il 94% di passaggi riusciti. Un rapido calcolo ci dice che i suoi 50 appoggi sono arrivati per 47 volte al destinatario. Una di queste volte, Hamsik ci ha costruito sopra il suo (gran) gol. È un’evoluzione importante, diciamo pure necessaria per il ragazzo di Frattamaggiore. Che potrebbe finalmente aver capito la storia dell’essere decisivo prima per la squadra, poi per il pubblico. Ieri sera è andata proprio così. Speriamo possa essere una puntata pilota di una nuova serie: quella che porterà Insigne ad essere davvero un top player.

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