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Non vorrei rovinarvi la leggenda ma sul sito del Napoli si comprano biglietti on line con tre clic

Stampa e tifosi gridano alla disorganizzazione societaria. Eppure bastano dieci minuti. C’entra qualcosa con le proteste degli ultras?

Non vorrei rovinarvi la leggenda ma sul sito del Napoli si comprano biglietti on line con tre clic

Napoli, terra magica delle mille leggende, assemblate e tradotte negli anni, ciascuna con miriadi di padri più o meno illegittimi. La prima è quella dei sei milioni di tifosi nel mondo, censiti su libri fatati da mani di antichi maghi della Magna Grecia; serve a dire che Napoli ha il cuore grande, quando c’è da mettere a tacere qualche timida voce critica. La seconda è che la gestione dozzinale della SSC Napoli è origine della vasta diserzione del tifo; serve a coprire qualche pigrizia, le solite indolenze e un paio di spilorcerie di comodo.

Dove si coltivano molte leggende c’è terra fertile per tanti censori. Ad esempio, dalle pagine del Corriere del Mezzogiorno, Maurizio de Giovanni, scrittore partenopeo di successo, intristito dalla mancanza della svolta che scaldi i cuori dei tanti appassionati dormienti in città, denuncia con forza “la programmazione fragile e assente” della società che spinge il tifoso ad un comprensibile e poco biasimevole atteggiamento “nella migliore delle ipotesi attendista, se non decisamente critico”. Nel mentre, assieme agli striscioni che spuntano come funghi notturni, sui quali si auspica un De Laurentiis opportunamente mazziato, si alzano anche le voci degli analisti coraggiosi. Sempre il Corriere – qui in compagnia di molte altre testate – parla dell’”onda lunga del malcontento” per la partenza di Higuain, osservando che la “corsa all’abbonamento langue e il malcontento aumenta”. È un racconto a molte voci, ma coerentemente incastrato: improvvisazione societaria, errori di mercato, ed ecco la naturale disaffezione del pubblico. La forza delle fiabe, si sa, è che rimangono sospese nella nebbia lattiginosa dell’immaginazione. Poi basta un solo fatto a diradare tutto, e magari si corre il rischio di scoprire che Golia era alto un metro e venti.

Cosi, per pura curiosità, ho voluto provare sulla mia pelle a quale drammatico livello di disorganizzazione societaria ci si trovasse di fronte e, armato di autentica temerarietà, ho addirittura provato a comprare dei biglietti online. Dall’estero. Roba grossa. Ho scoperto, ad esempio, che sulla home page della SSC Napoli c’è un link ben visibile ad una Fidelity Card SSC NAPOLI “Fan Stadium Card” che dal 2015 sostituisce in toto la famigerata Tessera del tifoso – quella mitica, di cui parenti e amici parlano con circospezione, quella che “tanto se la fai non arriva” -; ho scoperto anche che si può addirittura comprarla online, senza andare nei leggendari affollatissimi uffici postali in remoti luoghi strategici, usando banalmente una foto tessera in formato digitale e gli estremi di un proprio documento d’identità, al prezzo proibitivo di venti euro. In due clic e mezzo, da casa. Non è necessario attendere la spedizione della tessera fisica, poiché questi autentici furetti dell’informazione ne hanno pensata una più del diavolo e generano una tessera temporanea, all’istante del pagamento, che viene spedita via mail ed è immediatamente utilizzabile.

Lo sconcerto maggiore, tuttavia, è stato leggere che con quella tessera potevo acquistare da subito biglietti e abbonamenti online, anche dall’estero, scegliendo persino settore e posto al San Paolo. Tre clic. Mi è parsa una novità molto succosa. E mi sono meravigliato di come, a fianco delle trenodie sullo stato comatoso del calcio a Napoli, la stampa non si fosse fiondata a corpo morto sull’osso. Per sviscerare temi. Per incalzare la società a fare di più e meglio. Allora mi è sorto, all’improvviso, un dubbio un po’ maligno. E ho formulato una supposizione assurda. Non sarà per caso che il calo di abbonamenti – specie nei settori dove ci sono molti gruppi organizzati, ora in aperto contrasto tra loro e normalmente costituenti la fetta maggiore di abbonati – e le contestazioni alla presidenza della società con cori e striscioni dentro e fuori lo stadio, più che alle suggestive onde lunghe di dissenso e ai poetici attendismi scettici di cui parlano gli scrittori, siano piuttosto dovuti al fatto che i biglietti ora si acquistano con qualche clic e una foto del cellulare? Non sarà che si sta facendo strada una politica societaria per cui su biglietti, prezzi e posti ora non c’è più possibilità di esercitare alcun controllo esterno, che il cliente è solo chi paga e decide per sé, e che rendere semplicissima la procedura per ottenere da casa la tessera del tifoso, che viene vidimata dalla Questura e che è necessaria ad acquistare online i titoli, spinge inesorabilmente ad un contatto diretto società-tifoso e a un più capillare controllo di chi va allo stadio – controllo che a moltissimi tifosi che prima si abbonavano evidentemente ora non sta bene?

Queste maligne supposizioni, aggiunte ad altre più scabrose sullo strano disinteresse circa un meccanismo che funziona e che parrebbe fondamentale specie in una città a perenne rischio criminalità come Napoli – oltre al silenzio a riguardo della stampa, la medesima che poi scrive i reprimenda il lunedì mattina, bastona il calcio moderno tutto business e privo di valori e scrive tutto sommato poco di club che operano sotto il ricatto della ‘ndrangheta – mi portano infine ad una diabolica curiosità: per riuscire ad ignorare completamente un prodotto così conveniente, trasparente ed immediato che la Società propone nella propria home page a qualunque appassionato nel mondo, che aumenta sicurezza e soddisfazione del tifoso, quando deve essere stata l’ultima volta che questi fini analisti dello stato del tifo a Napoli hanno comprato un biglietto per andare allo stadio, o hanno semplicemente visitato un sito di web-ticketing, o anche solo usato la propria carta di credito per acquistare un tagliando, una maglietta, un gadget online? Sarebbe interessante saperlo, per capire se stiamo parlando di sesso angelico o di un fioco barlume di realtà. Anche perché nelle famose capitali europee del calcio, cui questi Catoni dicono che Napoli dovrebbe assomigliare, i biglietti si acquistano così.

Certo l’esperienza generale per l’utente è tutt’altro che esaltante. Documentazione criptica, al limite del linguaggio massonico. Interfacce povere e poco intuitive. E prezzi che si gonfiano senza senso per commissioni che si sommano a commissioni. Eppure: se cercate in rete, ironia della sorte, troverete che a lamentarsi più di tutti del sistema sono i tifosi juventini, che usano esattamente la medesima piattaforma della disorganizzatissima SSC Napoli. E se siete raffinati designer e trovate davvero insopportabile la customer experience offerta dal sito della SSC Napoli, vi suggerisco di provare ad acquistare online, ad esempio, i biglietti per raggiungere in nave o aliscafo le isole del golfo, o le Eolie, da Napoli. Come fanno tutti i turisti dall’estero. E poi le procedure di check-in. Il controllo dei bagagli. E la qualità dei bagni delle navi dove i passeggeri passano ben più di novanta minuti (so che il tema bagni è davvero molto sentito a Napoli). Potrei scrivere numerosi pezzi a riguardo per esperienza diretta. Eppure Ischia e Capri non sembrano deserte, di questi tempi. Stranamente è deserto solo il San Paolo.

Quanti dubbi. E quante leggende. Facciamoli convivere, pare che ai più convenga. Nel disinteresse sprezzante della realtà si può sempre trovare spazio per il prossimo severissimo editoriale dello scrittore, o il provvidenziale riempitivo estivo della redazione a corto di titoli. Scrivere un fondo su una cosa che funziona è molto poco cool.

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