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Il gol di Higuain con la Juventus vissuto in un condominio a Napoli

Il gol di Higuain con la Juventus: le reazione dei vicini in una Napoli semideserta il 20 agosto e un odio che non riesco a condividere.

Il gol di Higuain con la Juventus vissuto in un condominio a Napoli
Photo Matteo Ciambelli

Quando Gonzalo Higuain la tocca piano e gonfia la rete della Fiorentina per poi lanciarsi in una corsa esultante verso la bandierina non si sente volare una mosca. È normale. È il 20 agosto. Un sabato qualunque. Un sabato italiano in una città desolatamente vuota. Napoli. Nel mio palazzo saremmo rimaste sì e no cinque-sei famiglie. E quei pochi tifosi napoletani che sono in città a questo punto saranno morti di crepacuore: dopo il tradimento di luglio ora anche la coltellata a freddo dopo soli 8′ dal suo ingresso e poi quel sorriso e quella corsa a braccia alzate. No, è davvero troppo. A questo punto qualcuno sarà davvero infartuato davanti alla tivvù. Il silenzio è surreale, ma carico.

Sono sul divano e in pochi secondi realizzo che sta per succedere qualcosa. Immagino il suono di un’ambulanza che deve andare a recuperare qualche vecchietto che con la misera pensione non s’è potuto permettere nemmeno un week-end di mare o qualche esagitato capo-ultras che ha anticipato il rientro dalle vacanze con la speranza di godersi la figuraccia del “panzone argentino” e della sua Vecchia Signora contro la sempre pericolosa Viola. E invece l’esplosione che presentivo è così vicina alle mura di casa mia che sobbalzo dal divano per la paura. Il mio vicino, che per comodità e tutela della privacy chiamerò Gennaro Esposito, prima ancora che Higuain raggiunga la bandierina fa venire giù tutti i Santi dal paradiso per poi scagliarsi con epiteti irripetibili contro il bomber argentino. È una furia. Sento rumore di sedie che vengono sbattute di qua e di là e a ogni replay vengono scomodati nuovi Santi e aggiornato il repertorio delle offese con nuove “perle” di cui, la più gentile, diventa ben presto “sta granda lota!”.

Mentre la moglie del signor Esposito cerca di ricondurlo a una parvenza di ragionevolezza, beccandosi anche lei la sua dose di ingiurie, agli insulti del suddetto verso Higuain fanno eco quelli rivolti allo stesso dai signori che abitano al piano di sopra, che per convenzione e tutela della privacy chiamerò i Rossi. Rossi padre e Rossi figlio si scatenano in una gara a chi ne sa di più. Dalla voce credo che la filastrocca di bestemmie e porcherie la chiuda il padre. Decisamente più arrabbiato con la vita rispetto al figlio che, in quanto adolescente, deve vederne ancora tante per eguagliare la qualità delle offese che il padre è in grado di proferire in così pochi secondi.

Sinceramente. Pur conoscendo la natura “passionale” dell’uomo napoletano, che a dirla con Luciano De Crescenzo è uomo d’amore, attaccato come pochi altri a ciò che lo riguarda e gli appartiene, alla propria città, alla propria famiglia e alla propria squadra di calcio, pur riconoscendo il tradimento dell’argentino, pur provando a mettermi nei panni di chi è costretto a vedere il proprio idolo fare gol ed esultare con la maglia più schifata, non riesco a giustificare tutto questo odio, questo augurare i peggiori infortuni, queste bestemmie, pur provandoci non riesco a comprendere quest’esasperazione dei sentimenti che divengono una gabbia d’irragionevolezza al pari di quella che attanaglia gli innamorati che poi, in un raptus di gelosia accecante, uccidono il compagno/a traditore o traditrice. Sarà che amo lo sport nel senso più alto del termine. Sarà che ho sempre apprezzato di più le qualità dei calciatori a prescindere dalla maglia che indossano. Sarà forse che certi eccessi non mi appartengono, fatto sta che mi pare tutto assurdo. Assurdi tutti gli Esposito e i Rossi che ancora si fanno avvincere da certe cose, che resteranno per tutta la stagione calcistica ripiegati su se stessi, che non faranno altro che aspettare il giorno di Napoli-Juve in attesa di una vendetta, che gioiranno alla prima brutta figura di Higuain e che non riusciranno di qui a breve a guardare avanti. Mi pare tutto assurdo. Mi pare. Fino a quando non ritorna la calma e i toni di voce diventano via via più bassi molti minuti dopo la pugnalata di Higuain. Mi pare tutto assurdo fino a quando non ritorna la tranquillità e non c’è più nessuna nota di dolore o rabbia nella voce del signor Esposito mentre lo sento dare la buonanotte alla moglie e in quelle dei Rossi, padre e figlio, che dopo la partita cercano un bel film da guardare insieme. Forse ste pareti sono troppo sottili – penso mentre spengo lume e tivvù e vado a letto – Non è colpa mia. Di solito sono uno che si fa gli affari suoi.

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