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Una vocina su Higuain

Una vocina su Higuain

Ecco fatto. Il delitto perfetto è stato inscenato. Lo sgarro degli sgarri è stato compiuto. L’idolo del San Paolo giocherà in uno stadio che non sa contare stelle e scudetti. Come un Quagliarella qualunque. Come nel caso dell’ormai nemico Fabio, ci troveremo a fischiare un altro Napoletano con la maglia sbagliata. In questo caso, fa però ancora più male. Se il primo era figlio legittimo di questa terra il secondo lo era adottivo. Il non più nostro Gonzalo infatti era stato scelto e aveva dato l’impressione di averci scelto creando un legame molto più forte e doloroso da spezzare rispetto a quello che si genera nei confronti di un figlio della nostra terra e, pertanto, amato già solo per quello.

Gonzalo Gerardo l’amore se l’era guadagnato non per i suoi natali e forse nemmeno a suon di gol, ma con gli abbracci alla curva dopo le partite quando, insieme a noi, cantava di voler difendere la città. Per la serie: la famiglia te la trovi, gli amici te li scegli e, a volte, ne escono legami indissolubili per la vita. Ma tant’è, il Pipita ci ha solo illuso e ci ha voltato le spalle ma, per fortuna, novantaquattromilionisettecentotrentaseimila euro sono un validissimo motivo per stringere le spalle vicino al collo, girare la pagina e andare avanti senza rammarico pronti a fischiare, al prossimo passaggio, il nostro ex uomo dei record. Intanto il San Paolo, come ogni amante tradito che si rispetti, si interroga sui motivi del tradimento. C’è chi parla di scarso attaccamento alla maglia e chi gli risponde che quest’anno era talmente sudata che era impossibile riuscire ad attaccarglisi. C’è chi parla di voglia di guadagnare di più e chi gli risponde che, il Napoli gli aveva offerto lo stesso contratto del nemico. C’è chi parla di strutture e di progetti e chi gli risponde: “ma non eri tu che l’anno scorso dicevi che quello era un chiattone e i progetti e le strutture valgono quanto la corazzata Potemkin di Fantozzi?”. Magari il ragazzo si è fatto convincere dal chiattone che l’aveva convinto a sostenere una apparentemente improbabile causa.

La verità l’ha individuata, forse, quella vocina che mi parla ogni tanto nella testa. L’altra sera ha bussato e mi ha detto; “ragazzo – la vocina non si è ancora accorta che il tempo è passato – il vostro eroe non se ne va per soldi, per progetti o per chissà che cosa. Non se ne va certo per giocare al fianco di grandi campioni. Non vi abbandona per un amante più affascinante. Non si trasferisce certo per un clima più mite e accattivante. Ragazzo, pensaci bene, rifletti su quello che è successo l’anno scorso: Gonzalo Gerardo Higuain se ne va per essere libero. Libero di poter urlare la sua rabbia in faccia a Rizzoli, libero di poter volare a rete senza che nessuno alzi bandierine, libero di poter bloccare con le mani una giacchetta nera che gli va incontro senza farsi tre giornate in tribuna.

Tutto sommato, forse, tutti i torti non ce li ha.

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