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Sarri: «Deluso da Higuain, mi aspettavo una telefonata. Orgoglioso di essere in questo Napoli»

Sarri al Corriere dello Sport parla di Higuain, del Napoli, dei tifosi a Dimaro e dice di essere orgoglioso di guidare il laboratorio Napoli.

Sarri: «Deluso da Higuain, mi aspettavo una telefonata. Orgoglioso di essere in questo Napoli»
Sarri in allenamento (foto Ciambelli)

Prima Aurelio De Laurentiis, poi Maurizio Sarri. Doppio colpo del Corriere dello Sport che riesce nell’impresa di svelare il pensiero dell’allenatore toscano nella prima intervista della stagione. Sarri fin qui non aveva parlato e tanto si era fantasticato dei suoi dissapori con la società; nulla di questo è emerso nell’intervista concessa ad Antonio Giordano, intervista in cui esprime amarezza per il modo in cui è terminato il rapporto lavorativo con Higuain che non ha avvisato nessuno, né lui né i suoi compagni. Si è definito orgoglioso di essere l’allenatore del Napoli, ha ammesso che si emozionerà alla musica della Champions, e ha sottolineato come a Dimaro ci sia stata grande apertura nei confronti dei tifosi che, a suo dire, non sono solo amareggiati ma anche molto entusiasti. Ecco alcuni significativi passaggi della sua intervista.

HIGUAIN – «Mi risulta difficile soffermarmi su di lui che ho appena visto con indosso la maglia della Juventus. Ne parlo, ma non volentieri. La scelta è stata sua, perché l’offerta che gli è stata fatta da noi era in linea con ciò che poi gli è stato concesso altrove. È chiaro che perdiamo un giocatore determinante, il più forte centravanti al mondo, ma dal punto di vista personale resta l’amarezza: perché mi aspettavo che facesse almeno una telefonata, magari cinque minuti prima che cominciasse le visite mediche. Sono abbastanza vecchio, però, per non meravigliarmi».

I TIFOSI – «Quando va via un calciatore di questo livello, è normale che si registri il malcontento. Ma la stragrande maggioranza dei tifosi sono già oltre. Io ho colto grande entusiasmo intorno a noi e simpatia, forte, ad esempio, per Gabbiadini. La gente ci sta aiutando e certo noi abbiamo fatto l’impossibile, perché nel nostro ritiro ci sono sempre state le porte aperte. È straordinario, ma anche faticoso, e non a caso alcuni club preferiscono fare sedute riservate o andare all’estero. Spero che questo venga apprezzato».

LA SOCIETA’ – «Bisogna ragionare limpidamente: la nostra struttura societaria è unica, perché il Napoli appartiene ad una famiglia e non è in mano a gruppi finanziari o a galassie straniere. Il nostro modo per essere competitivi, sempre, dovrà passare da prospettive diverse. Io avrò l’obbligo di far crescere i giocatori ed è una soluzione condivisibile». «Sono semplicemente orgoglioso di essere a capo di questo laboratorio».

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