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Si allarga il plebiscito per Insigne: ora c’è anche L’Ultimo Uomo

Si allarga il plebiscito per Insigne: ora c’è anche L’Ultimo Uomo

In realtà, il pezzo scritto da Tommaso Giagni per Ultimo Uomo non è che invochi proprio l’utilizzo di Insigne. Lo dice sottotraccia, tra le righe, che forse è pure meglio. Negli ultimi giorni, critici e addetti ai lavori, insieme ovviamente ai tifosi, hanno fatto pressione psicologica su Conte affinché cedesse qualcosina e iniziasse a pensare davvero di “mettere” Insigne, con un verbo fortemente dialettale.

Lo stesso verbo che dà il titolo al pezzo, di cui vi riportiamo qualche passaggio: «Probabilmente è il giocatore più suggestivo della Nazionale italiana. Di sicuro contro l’Irlanda è stato l’unico in grado di scuotere l’aria, oltre che il palo alla sinistra di Randolph. Nelle gerarchie di Conte sembra partire da dietro, a ridosso delle convocazioni è stato addirittura a rischio esclusione. In ogni torneo c’è un estroso che il CT di turno vede poco. Qualcuno che la piazza vorrebbe vedere titolare e invece parte dalla panchina. Qualcuno che viene invocato per aggiungere brio e scardinare la situazione. Nella fase finale degli Europei, il ruolo di incompreso ce l’ha Lorenzo Insigne da Frattamaggiore. Il suo esordio a Lille è stato accompagnato da sospiri di “finalmente”. I suoi movimenti hanno dato l’impressione di portarci fuori da una monotona staticità». L’abbiamo detto, non lo dice chiaramente che magari Conte dovrebbe cambiare qualcosa per far spazio a Insigne. Ma (forse) lo fa intendere.

Nel resto del pezzo, la storia dell’uomo e del calciatore Insigne: l’infanzia a Frattamaggiore, l’esplosione nel Foggia prima e soprattutto nel Pescara poi, il racconto della sua avventura a Napoli, dell’infortunio, delle telefonate consolatrici con Del Piero. Del suo rapporto in qualche modo controverso con Napoli, la sua città. Dove, leggiamo, «ha ragione Di Natale: “I napoletani sentono sempre di più la pressione al San Paolo”»). Eppure, c’è anche un elogio, per Insigne e per uno dei suoi allenatori. Di Lorenzo, l’autore loda la mentalità: «Sta entrando in una fase decisiva della sua carriera. Non si è montato la testa quando sembrava prossimo a esplodere, non si è depresso quando ha vissuto dei cali. Non l’ha mai dato a vedere, almeno, e già questo è indicativo. In tempi non sospetti, quando Insigne aveva solo ventun anni e aveva appena segnato la prima rete in A, il suo allenatore Mazzarri lo descriveva così: “È già un giocatore importante nella mente, sa reggere la pressione”». L’allenatore di cui si parla in termini positivi è invece Rafa Benitez, grazie al quale «Insigne è cresciuto nella fase difensiva».

Verso la fine, si torna a parlare di Nazionale, di Europei. E di Conte, per forza: «Tutto lascia pensare che il ct non cambierà il 3-5-2. Né che vorrà mettere in discussione la scelta di una seconda punta rapida al fianco del centravanti. Sulle fasce, finora ha optato per l’equilibrio tra una soluzione propositiva e una conservativa. Mancando fluidificanti di ruolo, il CT ha sacrificato un esterno d’attacco da una parte e spinto avanti un terzino dall’altra. […] In verità, un Campionato europeo Insigne l’aveva già affrontato. Era quello Under-21 in Israele nel 2013. Quello in cui il trio con Verratti e Immobile riproduceva le meraviglie di Pescara. Quello che si infranse contro la Spagna, in finale. Ancora, la Spagna. Tra gli altri, Insigne si giocò il titolo con Morata, De Gea e Thiago Alcántara. Si giocava alle ore 18, a Gerusalemme. Le lacrime di Lorenzo a fine partita, possono ora prendere la forma di un buon auspicio, di terra annaffiata per diventare fertile». Speriamo vada proprio così.

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