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Stadi vuoti perché vecchi e obsoleti: solo il 12% degli impianti inaugurato dopo il 1989

Stadi vuoti perché vecchi e obsoleti: solo il 12% degli impianti inaugurato dopo il 1989
Dopo la pubblicazione, da parte della Figc, del Report Calcio 2016, sono ricominciate analisi, discussioni e polemiche sulla difficile situazione degli stadi italiani. Anche perché la Serie A è buona ultima, nelle cinque top leghe europee, per affluenza media: il 55%, contro il 69% della Francia e ben lontani dal 94% della Premier League.

Il sito Sbm, Sport Business Management, ha integrato e incrociato questi dati con altre cifre e considerazioni sugli impianti che ospitano i match del nostro massimo campionato. A iniziare dalla loro proprietà: sui 16 stadi del campionato 2015/20016, ben 13 sono di proprietà dei Comuni, e solo un club, la Juventus, può vantare una struttura propria, capace di permettere alla società bianconera un incremento considerevole dei ricavi dovuti al matchday. 

Un altro aspetto importante è quello dell’età degli stadi italiani: il 44% degli impianti è stato inaugurato prima del 1949, un altro 44% risale invece a prima del 1989. Solo il 12%, quindi, è stato costruito nell’ultimo quarto di secolo. Questa vecchiaia fa in modo che queste strutture siano prive di spazi accessori alla visione della partita, come aree hospitality, centri di intrattenimento e di ristorazione. Quindi, anche da qui meno ricavi per i club rispetto agli omologhi europei, che hanno invece integrato questa tipologia di ricavi a quella classica derivante dal botteghino. Inoltre, l’asseza di questi servizi fa sì che i nostri stadi siano considerati inospitali, e quindi ancora più facili da “abbandonare” da parte dei tifosi. 


Ecco da dove nascono, quindi, gli oltre 6.500.000 i biglietti invenduti dalle società italiane, che si traducono in circa 180 milioni di mancati introiti. Per invertire tale tendenza, scrive Sbm, «molti club italiani stanno pensando di adottare una nuova forma di ticketing, il “dynamic pricing”, che permette di calcolare il prezzo ottimale del biglietto sulla base della domanda di mercato e di altre variabili che incidono sulla domanda dei biglietti, come per esempio il meteo, le squadre in campo, l’orario e la stagionalità dell’evento».
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