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Il fondo Doyen, ovvero il lato oscuro dell’Atletico Madrid

Il fondo Doyen, ovvero il lato oscuro dell’Atletico Madrid

Nell’articolo in cui oggi abbiamo dipinto un bel ritratto di Enqrique Cerezo, presidente dell’Atletico Madrid, abbiamo voluto lasciare da parte quello che possiamo definire come il Dark Side della rinascita colchonera. Una sorta di segreto di Pulcinella, che ha un nome e una ragione sociale e di cui in qualche modo vogliamo parlare adesso, un po’ perché è una parte rilevante della realtà e un po’ per utilizzare la classica chiave del “non è tutto oro quello che luccica”.

Il nome e la ragione sociale sono Doyen sports investments e la ragione sociale è Third-party ownership, che per brevità definiremo da ora in poi con l’acronimo Tpo. Doyen è un nome molto conosciuto nel mondo del calcio, e si occupa appunto di Tpo, ovvero l’intermediazione per la compravendita del cartellino e dei diritti d’immagine dei calciatori. Detta così, suona abbastanza complicata. Allora semplifichiamo: il fondo Doyen si occupa di finanziare alcuni club nell’acquisto di calciatori che, altrimenti, avrebbero avuto un prezzo troppo alto. Quindi, un vero e proprio prestito di denaro in cambio di percentuali future sugli incassi delle cessioni degli stessi calciatori. Ovviamente nella stipula di quest’accordo non rientra quello che possiamo definire come l’effetto collaterale: ovvero, una perdita di autonomia delle squadre che si rivolgono a Doyen e quindi “dipendono” dai loro finanziamenti per poter acquistare (grandi) giocatori. 

L’Atletico, in questo, è maestro e capostipite. Nel 2011, proprio grazie al fondo Doyen, i Colchoneros di Cerezo bypassano l’annata negativa in campo (settimo posto in Liga, fuori dalle coppe europee) e nei libri contabili (un debito nei confronti della Fiscalidad spagnola di 215 milioni di euro e del personale di 51,6 milioni) e mettono a segno un colpaccio di mercato: Radamel Falcao firma e costa 40 milioni al club spagnolo. Il 55% di questa cifra viene stanziato proprio da Doyen che rientra nell’investimento nel 2013 quando Falcao viene ceduto dall’Atletico al Monaco per 60 milioni. Di questi, 15 rientrano nelle casse del fondo che poi si spartisce gli altri 45 con il club presieduto da Cerezo. Che intanto ha vinto un’altra Europa League (2012) e si è qualificato per la Champions (2013), sistemando i suoi conti. 

In una lettera indirizzata a Calciomercato.com, il ceo di Doyen Nelio Lucas si esprime così sul suo modus operandi all’interno del campionato spagnolo: «Il motivo per cui abbiamo cominciato a lavorare con La Liga nel 2011 era quello di fornire un’alternativa al tradizionale sistema bancario, una nuova fonte di finanziamento unita ad una profonda conoscenza del mondo del calcio. Solo grazie a noi, i trofei e le grandi cavalcate nelle coppe non arridono sempre a club come Barcellona, Manchester United, Real Madrid o Bayern Monaco». Insomma, una sorta di Robin Hood. Nelle sue parole, ovviamente.  

Oltre a Doyen, l’Atletico ha lavorato anche con altri fondi di investimento. Con Quality, ad esempio, ha trattato la cessione del’altro formidabile centravanti Diego Costa al Chelsea. Secondo alcune indiscrezioni, i 38 milioni incassati dai Colchoneros sarebbero stati divisi tra più soggetti. L’Atletico ne avrebbe incassati circa la metà; l’altra fetta è stata così divisa: il 10% è toccato a Mendes, agente del giocatore, il 20% allo Sporting Braga per i diritti di formazione dell’attaccante e il rimanente è finito a Quality, il fondo d’investimento detentore di una percentuale dello spagnolo a sua volta molto vicino al procuratore portoghese. 

Il mercato, gestito nella sua forma più fantasiosa e borderline, ha quindi “aiutato” l’Atletico a diventare la squadra che è oggi. Per molti commentatori o analisti, siamo (ben) oltre il lecito, anche perché la Fifa ha nel frattempo dichiarato guerra alle Tpo e ha pure già vinto qualche battaglia. Però, ancora nessuna sanzione per l’Atletico, a parte quella (poi ritirata) di blocco dei trasferimenti per irregolarità nel tesseramento di calciatori minorenni. Insomma, tutto a posto. Anzi, molto di più: perché intanto, nella zona biancorossa di Madrid sono arrivati i trofei (la Liga in testa, ma anche due Europa League) e due finali di Champions in tre stagioni. Con buona pace del Dark Side

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