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Abbiamo cercato la crisi del Napoli, ma non l’abbiamo trovata

Per questo articolo, siamo partiti da una convinzione che in qualche modo era già sbugiardata dai numeri. Ovvero: il Napoli è in crisi di risultati, in trasferta, nonostante abbia lo stesso identico rendimento rispetto a quel girone d’andata che ha concluso al primo posto. Cioè, andare contro la matematica è roba da illuminati della religione. L’abbiamo voluto pensare lo stesso, ci abbiamo voluto provare lo stesso: e ci siamo messi a piegare i numeri a questo nostro assunto di partenza.

Non ci siamo riusciti, però. E siamo pure andati molto al di là della statistica del rendimento andata-ritorno, che dice 35 pari a due giornate dalla fine. I punti sono sempre 3 per la vittoria, uno per il pareggio e zero per la sconfitta. E quindi, confrontiamo: 17 partite del girone d’andata per 10 vittorie, 5 pareggi e 2 sconfitte; 17 partite nel girone di ritorno per 11 vittorie, 2 pareggi e 4 sconfitte.

Il Napoli “è in crisi” (è diventato tra virgolette) solo perché la distribuzione dei risultati “non positivi” tra andata e ritorno è completamente diversa. Ad inizio campionato, il Napoli mette insieme 6 punti nelle prime 5 partite. Perdendo a Sassuolo e pareggiando con Sampdoria, Empoli e Carpi. Perde, quindi, 9 punti. Gli stessi che, nel girone di ritorno, perde nelle tre sconfitte  (in trasferta) con Juventus, Udinese e Inter. Ovvero, dalla 25esima alla 33esima giornata. In mezzo, i due pareggi con Fiorentina e Milan. Il Napoli ha semplicemente trovato il suo peggior periodo nel momento decisivo del campionato. E parliamo sì di rendimento, ma anche di sfortuna (la sconfitta di Torino, il pareggio in casa col Milan, il gol all’88esimo di Nainggolan). La condizione fisica c’entra poco, anche perché dire che il “Napoli abbia giocato male” è accettabile solo per le trasferte di Udine e Milano (Inter). Lo stesso numero di match “sbagliati” dell’andata, a Bologna e se vogliamo a Sassuolo. E anche se quella coi neroverdi è stata la partita dell’esordio, e quindi va giustamente considerata con i guanti bianchi delle attenuanti, va però ricordato che comunque sarebbe valsa tre punti in caso di vittoria. Anche i numeri dicono che non si è trattato, non si tratta di calo fisico: il Napoli mantiene, secondo i report della Lega, la stessa posizione abbastanza alta in campo (intorno ai 50 metri di media) ed è sempre la seconda squadra per chilometri percorsi.

Insomma, può entrarci il discorso della testa e dei duri che non hanno saputo essere duri quando il gioco si è fatto duro. Questo sì, è accettabile. Anche in relazione a un calendario effettivamente balordo, che ha avuto la peculiarità di non far giocare mai due partite consecutive in casa o in trasferta al Napoli e che ha comunque imposto tutti i big match in casa all’andata e in trasferta al ritorno. Paradossale che l’unico scontro che si è alternato in maniera diversa, quello col Milan, abbia visto affrontare i rossoneri a Milano nel loro momento peggiore e al San Paolo nel momento migliore. 

La vera differenza tra il girone d’andata e quello di ritorno è stata fatta dal rendimento eccezionale di Juventus e Roma. I giallorossi hanno conquistato 40 punti sui 51 disponibili, i bianconeri addirittura 49. L’andamento di due avversarie, purtroppo, non può essere controllato da una terza squadra, anche se prima in classifica. Il Napoli ha tenuto botta alla grande, con cinque vittorie nelle prime cinque giornate del girone di ritorno (differenziale di +9 rispetto al girone d’andata), ma poi è ritornato nei suoi (ottimi, comunque) ranghi. E ha perso punti in trasferte fattesi più difficili, nel momento più difficile (anche psicologiamente) del campionato. Basta confrontare i nomi delle avversarie con cui si è perso punti per capire meglio questa crisi del Napoli: all’andata, Sassuolo, Sampdoria, Empoli, Carpi, Genoa, Bologna e Roma. Al ritorno, Juventus, Milan, Fiorentina, Udinese, Inter e ancora Roma. Come dire: la matematica non è un’opinione, e il campionato del Napoli resta comunque da incorniciare. L’abbiamo capito (?) anche noi, adesso.

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