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Atalanta, niente festa per solidarietà al Bocia

Atalanta, niente festa per solidarietà al Bocia

Niente Festa della Dea 2016, la kermesse organizzata annualmente dai tifosi dell’Atalanta. L’annuncio arriva da Facebook, dalla pagina “Sostieni la Curva”, una community sul social network in cui confluiscono tutti coloro che vogliono avere informazioni sugli eventi e sulla vita della Curva Nord dello stadio Azzurri d’Italia di Bergamo.

Per gli ultras della squadra nerazzurra, le motivazioni riguardano tutta una serie di provvedimenti contro il mondo Ultras. Si parte da quello più mediaticamente esposto e famoso, ovvero quello riferito al Bocia, Claudio Galimberti, leader storico della curva atalantina. Il capotifoso della Curva Nord aveva già scontato un primo Daspo, dall’ottobre del 2009 fino allo stesso mese del 2014, per una rissa prima di Atalanta-Catania del 22 settembre del 2009. Il provvedimento gli è stato nuovamente comminato nel 2014 per essere arrivato ai tornelli dello stadio con in mno una testa di porchetta. Inoltre, il Bocia è attualmente sottoposto a regime di sorveglianza ed è accusato di associazione a delinquere.

Questo il testo estratto dal comunicato ufficiale pubblicato sulla pagina Facebook: «In molti saranno portati a pensare che siccome alla Festa non ci potrà essere Claudio allora ci si ferma. Non è la sua assenza ma il pesantissimo provvedimento, preso nei suoi confronti e nei confronti del Baffo, che non possiamo ignorare, senza chiederci se tutto debba per forza andare avanti comunque facendo finta di nulla. Claudio dopo l’ennesimo ed ingiusto Daspo da oltre 20 anni senza Atalanta, merita comunque una nostra citazione particolare, dato che ha sempre portato la croce per tutti senza mai mollare, riempiendo i nostri cuori di vere ed indimenticabili emozioni, dedicando tutto se stesso alla Festa della Dea. La crociata dei media, l’Eco di Bergamo in testa, contro di lui avrebbe dovuto smuovere la coscienza di tante persone, sportivi, politici e personaggi più o meno famosi, che l’hanno conosciuto e che su quel palco hanno avuto i loro momenti di gloria e gratificazione. In molti avrebbero dovuto gridare la loro indignazione verso un provvedimento tanto pesante ed ingiusto, invece da troppi solo silenzio e disinteresse».

L’attacco è quindi frontale, e coinvolge tutti. Chi non ha difeso il leader del tifo organizzato nerazzurro (l’Eco di Bergamo per primo, secondo gli ultras) e chi ha colto l’occasione per affondare il colpo. Il riferimento al Baffo, Francesco Palafreni, riguarda un procedimento di sorveglianza speciale emesso contro di lui. La festa della Dea viene organizzata da 14 anni, e mette insieme per diversi giorni tutti i supporter atalantini. Nel testo pubblicato sui social, ce n’è anche per loro, tifosi estranei alle dinamiche degli ultras: «Siamo stati lasciati soli anche da una parte della tifoseria, il Club Amici dell’Atalanta, che si è rifiutato di comparire nella lista dei testi a favore della difesa per l’accusa infamante di associazione per delinquere. Un’accusa che tutta Bergamo sa che non meritiamo».

L’occasione è buona anche per parlare delle altre situazioni difficili per le tifoserie organizzate, prime tra tutte quelle di Roma: «Mentre in Italia siamo di fronte a casi in cui curve tra le più rivali, Roma e Lazio, disertano lo stadio per una stagione intera dimostrando come l’amore per la propria squadra possa essere messo in secondo piano per difendere la dignità e la storia di un popolo, nella nostra Bergamo pochi rispettano gli Ultras dell’Atalanta. 

La chiusura del comunicato riguarda quello che sarà il futuro, con lo stop alla Festa della Dea come occasione di riflessione e confronto: «Fermarci, anche se sarà per ognuno di noi doloroso, vorrà dire sedersi a riflettere, compattarci, essere ancora più forti mettendo i valori che abbiamo dentro davanti a tutto, in questo caso si, anche davanti all’Atalanta».

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