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L’assoluzione di Conte non elimina le ombre. E il pm parla di omertà del sistema calcio

L’assoluzione di Conte non elimina le ombre. E il pm parla di omertà del sistema calcio

Si odono in lontananza le risatine di scherno e persino qualche brindisi. Il garantismo è sempre il filo conduttore dei nostri ragionamenti ma anche l’amore per il calcio lo è. E a leggere i resoconti di Gazzetta e Repubblica, oltre all’intervista al pm Di Martino, non è che ci sia tanto da festeggiare. Senza dimenticare che l’inchiesta non era su Conte e che in tanti sono stati rinviatia giudizio. Insomma, il mondo del calcio ne esce ancora una volta piuttosto male. Del resto, è difficile che possa avere credibilità un campionato in cui ancora milita Masiello il difensore del Bari reo confesso di un autogol combinato.Ma allora i principi del Beccaria per il calcio non valgono? Diciamo che chi bara non dovrebbe più giocare. Altrimenti il sistema non è più credibile. E del sistema parla diffusamente il pm di Cremona in un’intervista a Repubblica.

Ma torniamo a Conte e leggiamo la Gazzetta. “La formula è «per non aver commesso il fatto»: in sostanza il pm Roberto di Martino non è riuscito a convincere il giudice sulla frode sportiva attuata da Conte. Tecnicamente siamo di fronte alla vecchia «insufficienza di prove», mentre se il c.t. fosse stato prosciolto perché «il fatto non sussiste», allora sarebbe stata una vittoria schiacciante. Restano, invece, nel dispositivo delle zone d’ombra e anche un passaggio sul comportamento omissivo di Conte che aveva portato la giustizia sportiva a condannarlo per 4 mesi proprio per Albino Leffe-Siena. Anche per il gup, quella omessa denuncia è nei fatti provata: vale a dire il tecnico è venuto a conoscenza di un possibile disimpegno di alcuni giocatori ad accordo raggiunto, ma non aveva strumenti per fermarlo, salvo quello di una denuncia alla Procura sportiva. Cosa non avvenuta e quindi comportamento omissivo che però non costituisce reato (non avendo Conte l’obbligo d’informare l’autorità giudiziaria)”. 

Ed è il punto su cui, in generale, si sofferma il pm intervistato. Ecco cosa dice Di Martino: «Penso che da oggi l’allenatore di una squadra di calcio che veda i suoi giocatori fare degli imbrogli e? autorizzato a non intervenire, a fare finta di niente». E soprattutto questi passaggi

E della giustizia sportiva cosa pensa? «Mi aspettavo di piu?. Ma del resto abbiamo finalitaà diverse. Noi cerchiamo la veritaà. Loro vogliono autoproteggersi. Non fanno nulla che possa essere “distrutti- vo”».

Ma se la giustizia sportiva non indaga non resta che quella penale.
«Certo è una materia in cui è ancora difficile dimostrare le cose. Prendete questa partita: c’erano due testimoni credibili e concordanti che raccontavano tutto. E il gup nella sentenza mi chiede di sentire anche tutti i giocatori del Siena. Ma a parte l’impossibilità di sentire tutti i giocatori di tutte le squadre di tutte le partite incriminate, bisogna dire che sarebbe stata una missione suicida: i giocatori non hanno alcun interesse a parlare. Anzi, hanno esattamente l’interesse opposto».

Sono omertosi? «L’omertà nel calcio è evidente. Ma è una omertà, diciamo così, istituzionale, di sistema. Ad ammazzare tutto è l’omessa denuncia, la norma chiave per la protezione del calcio. Chiunque decida di confessare viene condannato ed espulso dal sistema grazie all’omessa denuncia. Una norma dagli effetti micidiali, la polizza d’assicurazione del sistema». 

Qualcuno potrebbe suggerirci di non fare le verginelle, che il mondo va così. E noi sul punto possiamo anche essere d’accordo ma gli errori giudiziari sono un’altra cosa.   

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