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Allan è stato e sarà il Napoli: tantissime luci, poche ombre e la necessità di crescere ancora

Allan è stato e sarà il Napoli: tantissime luci, poche ombre e la necessità di crescere ancora

Higuain è il calciatore determinante, per antonomasia, del Napoli di Sarri; Hamsik è fondamentale per la creazione del gioco offensivo, Callejon è irrinunciabile per l’equilibrio che assicura sulla fascia destra. Una pletora di calciatori a cui gli azzurri in qualche modo, legano in maniera direttamente proporzionale le loro prestazioni di squadra. Sale il loro rendimento, sale quello dell’intero undici titolare. Vero, tutto vero. Però, se volessimo avere davvero il termometro di come il Napoli ha giocato una partita, basterebbe leggere la prestazione di Allan. Il calciatore che, più di tutti gli altri, indicizza il suo voto in pagella sulla stessa gamma di valori di quello del Napoli. 

Quella del Napoli e quella di Allan sono due strade parallele. Discesa-discesa, salita-salita. Quando uno esce bene da una curva a gomito, l’altro fa lo stesso. Basta quindi riavvolgere il nastro della stagione del mediano brasiliano per rivedere pure quella del Napoli. Inizio stentato, l’esplosione e uno standard qualitativo alto. Poi la crisi di mezza età che poi è di metà annata, il calo nel rendimento fisico e tecnico e qualche rinuncia forzata a fondamentali punti-scudetto. Infine, la rinascita. Insieme, Allan e il Napoli hanno chiuso abbastanza bene questo campionato. Solo che, entrambi, erano con la lingua di fuori. Si vedeva lontano un miglio la spia della riserva accesa. E nessuno se lo potrà più permettere, in futuro. Il Napoli, Allan, e tutti e due in un rapporto di continua osmosi di rendimento.

Allan è l’ennesimo tentativo riuscito finalmente bene. Perché erano anni, davvero anni, che il Napoli cercava un centrocampista così. Dai tempi di Inler, quando Mazzarri credeva di aver preso un regista dinamico e invece si ritrovò uno statico distributore di palloni. Anche dopo, poi, nessuno è mai riuscito a sintetizzare come Allan la garra dell’interdittore e la completezza della mezzala. Certo, c’è qualcosina da limare a livello tecnico e di puro controllo del pallone. Manca l’incedere elegante di Hamsik, non c’è il magistero del tocco di Jorginho. Però c’è quello che serve: grinta, lettura tattica, pure in inserimento offensivo. E poi, last but not least, un rapporto viscerale col pallone. Allan, quando lo recupera, non lo perde più.

I dati

Quando si parla di centrocampisti, c’è sempre una sorta di conflito ideologico nella raccolta di dati. Per un attaccante contano i gol, i tiri in porta, le occasioni create o finalizzate. Per un difensore, ovviamente, la fanno da padrone le palle recuperate e gli interventi difensivi. Per i centrocampisti, invece, la situazione è diversa: fanno sicuramente fede le caratteristiche fisiche e tecniche (in pochi si sono mai preoccupati delle occasioni create da Gattuso, tanto per capirci), però la posizione in campo è importante. Quindi, saper fare tutto diventa un requisito non necessario o fondamentale, ma importante per dividere i grandi protagonisti dai figuranti della linea mediana.

Allan tiene botta, da ambo i lati. È il quarto centrocampista per palle recuperate in Serie A (120), è il terzo calciatore in assoluto per tackle tentati, 3,1 a partita. Ha vinto il 49% dei duelli individuali, e di questi addirittura il 63% di quelli one-to-one palla al piede. A questo, ci aggiunge i tre gol segnati (curiosità: tutti nell’angolo basso destro della porta avversaria) e pure una buonissima qualità di passaggio. l’86% degli appoggi è positivo, ma è un altro il dato importante: 39 occasioni create tra assist definitivi e key passes. Ok, Hamsik ne conta 93. Siamo su un altro pianeta, ma è proprio questo il punto: Allan è un centrocampista di garra, di grinta, un presunto recuperatore di palloni. Eppure, ha costruito una occasione da gol a partita. In media, ok, ma il concetto è quello. Come dire, anzi come abbiamo già detto: la differenza tra i protagonisti e i figuranti. Allan è tra i primi, nel Napoli. Ma lo sarebbe dovunque, in Serie A, così come lo è stato a Udine. Dove aveva segnato un solo gol in tre stagioni. Anche in questo, le cose sono cambiate.

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Le prospettive

Niente rumors su un addio, finora, per Allan. Non crediamo che il Napoli voglia o possa disfarsi di uno di quei calciatori che, in base al rapporto tra investimento iniziale e rendimento finale, rappresenta un vreo e proprio colpaccio di mercato. Quindi, le prospettive di Allan sono tutte legate alla sua maturazione e al suo sviluppo, fisico e tecnico-tattico, in relazione pure alla Champions da disputare per la prima volta.

La perplessità fondamentale riguarda l’esperienza internazionale, più che altro il confronto con i centrocampisti dei top club europei. Allan ha un profilo potenzialmente perfetto per l’Europa, anche quella dei grandi. Però, è tutto da verificare su scenari tanto importanti, contro calciatori tanto forti e completi. La Champions rappresenta un’incognita anche dal punto di vista fisico. La struttura di Allan è particolarissima, ha bisogno di un rodaggio particolare per entrare a regime e di un vero e proprio turnover ad personam: perché il brasiliano ha bisogno di giocare per entrare e rimanere in forma, ma anche di non essere sovrautilizzato per non perdere brillantezza. Come quest’anno, in cui il periodo nero di Allan è (fatalmente? No, appunto) coinciso con il momento di difficoltà del Napoli, a cavallo di metà febbraio.

L’anno prossimo si farà sul serio da subito: e per il campionato, con ogni punto fondamentale per cercare di lottare accanto alla Juventus; e per la Champions, dove le partite sono solo sei e gli squadroni li affronti subito. Quindi, come dire: Allan avrà bisogno di un altro tipo di preparazione, in modo da poter contare fin da subito sulla sua migliore espressione. L’abbiamo capito, ormai, ma lo ripetiamo: l’Allan delle partite migliori è fondamentale per questo Napoli. Ecco perché, rientra in gioco anche il discorso sul mercato. Acquistare o trovare all’interno dell’organico (Grassi?) un’alternativa reale e veramente subalterna ad Allan (David Lopez non possiede le stesse caratteristiche) diventa necessario, pure per lo stesso brasiliano. Che potrebbe rifiatare nel momento migliore, evitare periodi di difficoltà fisica e quindi tecnica e scongiurare un finale di stagione come questo che ci siamo appena messi alle spalle. A Torino, l’emblema del suo ultimo periodo: squadra in difficoltà, Allan chiede il cambio e resta in campo. Ed è pure decisivo, anche senza più benzina. Che bravo lui, che bravo il Napoli a prenderlo. Ma bravissimi, ora, devono esserlo entrambi: iil calciatore a crescere e a confermare anche tra i grandi di essere un protagonista del centrocampo, non un figurante; il club a creare la giusta alternativa a un calciatore fondamentale. Passa da qui, soprattutto da qui, una gran fetta della prossima stagione.

Le biografie già pubblicate

– Koulibaly, da pacco a mostro
– David Lopez, il calciatore elementare stimato più dagli allenatori che dai tifosi

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