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Il taxi sharing a Napoli. L’assessore: «I tassisti sono d’accordo, una app faciliterà il servizio»

Il taxi sharing a Napoli. L’assessore: «I tassisti sono d’accordo, una app faciliterà il servizio»

Dopo l’utilizzo condiviso di bici e auto, Napoli adotta un’analoga modalità di fruizione anche del servizio taxi: nella prima metà di maggio, nella fascia oraria dalle 8.30 alle 20.30, partirà infatti, su iniziativa dell’amministrazione comunale, e in via sperimentale per 30 giorni, il Taxi sharing.

Si tratta di una particolare forma di taxi collettivo grazie al quale persone che non si conoscono tra loro potranno condividere l’uso dello stesso taxi su una serie di percorsi prestabiliti e contrassegnati da colori diversi: piazzale Tecchio / piazza Vittoria (percorso giallo); piazza Sannazzaro / piazza Bovio (percorso blu); piazza Garibaldi / piazza Trieste e Trento (percorso rosso); emiciclo Poggioreale / piazza Principe Umberto (percorso verde); piazzale Tecchio / Università Monte Sant’Angelo (percorso arancione); Posillipo / via Ferdinando Russo (percorso grigio); Posillipo / via Marechiaro (percorso marrone). La tariffa individuale per l’utilizzo del taxi sharing è di 2,00 euro a passeggero. La fascia oraria di funzionamento del servizio va, in questa prima fase, dalle 8.30 alle 20.30.
Dell’iniziativa abbiamo parlato con Mario Calabrese, assessore alle Infrastrutture, Lavori Pubblici e Mobilità del Comune di Napoli.

Assessore, in base a cosa avete scelto i percorsi del taxi sharing?

«L’iniziativa nasce in seguito a numerosi incontri con le associazioni dei cittadini, con i tassisti e con la Consulta della Mobilità. La scelta dei percorsi è frutto dunque di una condivisione sulla quale i cittadini hanno espresso il loro gradimento e la necessità di avere collegamenti e su cui i tassisti si impegnano ad assicurare l’avvio del servizio. Crediamo fortemente nella concertazione e la condivisione della scelta dei percorsi era importante, per me, affinché la sperimentazione potesse avere una concreta possibilità di funzionamento e di successo: non volevo fornire un alibi al mancano funzionamento scegliendo dall’alto i percorsi, ci sarebbe stati il rischio che mi dicessero ‘no grazie, non mi interessa’».

Dove saranno posizionati gli stazionamenti dei taxi che sceglieranno di operare in modalità condivisa?

«Sicuramente nei punti di destinazione dei vari percorsi, ad esempio, per il percorso che collega piazzale Tecchio a piazza Vittoria i taxi saranno posizionati nelle due piazze, ma ancora non abbiamo definito i punti precisi. È un passaggio che avverrà con un’apposita ordinanza dirigenziale».

In questa prima fase sperimentale, il costo del servizio è fissato a 2,00 euro a passeggero ed i taxi potranno trasportare minimo tre persone. Se ogni taxi si fermasse al minimo di passeggeri consentito incasserebbe, per ogni corsa, soltanto 6,00 euro. È conveniente per i tassisti?

«Anche questa è una scelta condivisa dai tassisti, accettata da loro. C’è da dire naturalmente che tre passeggeri è il minimo consentito, ma se ogni taxi riuscisse a caricarne di più guadagnerebbe di più».

Quanti tassisti hanno aderito finora al progetto?

«Gli accordi sono avvenuti con le cooperative di taxi, non saprei dirle il numero preciso di taxi aderenti, siamo ancora in corso d’opera. Ci tengo a dire che la novità, rispetto alla tradizionale modalità del taxi collettivo, è che prima ciascun tassista doveva scegliere se lavorare come taxi collettivo o come taxi normale, era un servizio scelto per esclusione. Adesso, con il nostro Taxi Sharing, il tassista può scegliere di effettuare entrambi i servizi anche nella stessa giornata, basta fermarsi allo stazionamento e spegnere il tassametro per procedere con le corse condivise a tariffa fissa a passeggero. Hanno più possibilità di scelta. Inoltre, a differenza del servizio di taxi collettivo, nel taxi sharing, durante il percorso, i taxi potranno far salire e scendere i passeggeri in corrispondenza delle fermate degli autobus».

Il servizio parte con una modalità sperimentale di 30 giorni, dopo la quale il Comune valuterà la possibilità di modificare i percorsi e anche le tariffe. Si può sperare di soddisfare anche le necessità di chi arriva con l’auto da fuori Napoli? Al momento, ad esempio, non c’è una tratta che colleghi il parcheggio di via Brin con il centro della città…

«Certo. Siamo partiti da alcuni percorsi condivisi, ma poi deciderà il mercato: se ci sarà una domanda interessante da parte di quanti arrivano quotidianamente a via Brin con l’auto, implementeremo il servizio. Abbiamo lasciato in delibera la possibilità di attivare nuovi percorsi, è chiaro che la decisione deve sempre passare per la Consulta di Mobilità. A noi interessa che il tassista capisca che l’operazione è utile. Abbiamo istituito il taxi sharing nella logica di aiutare la categoria che ha delle sofferenze oggettive, un po’ per la congiuntura economica, un po’ per tutti i cantieri aperti che ci sono in città, un po’ per il traffico. Cerchiamo di andare incontro alle esigenze dell’utenza e della categoria dei tassisti».

Cosa crede che garantirà il successo dell’iniziativa?

«Penso anche che questo genere di servizi debba essere supportato da applicativi informatici, le classiche app, come accade in altre parti del mondo. Il tema è che con un’app posso mettere insieme nello stesso taxi collettivo persone che non si conoscono e che condividono una destinazione e farle scendere e salire lungo il percorso. Con un applicativo a disposizione, il tassista sa quante persone incontra sul percorso e dove desiderano andare. Anche in questo caso, come abbiamo fatto per gli Open Data, diamo ai privati la possibilità di sviluppare l’applicazione: ho fatto partire una delibera proprio per questo e so per certo, e spero di poterlo comunicare nei prossimi giorni, che ci sono già privati che si stano muovendo in questo senso. Sono certo che diventerà un servizio molto più strutturato e robusto. I percorsi sperimentali sono nati immaginando degli spostamenti schematici, dovuti sostanzialmente a motivi di lavoro, è evidente però che si presta ad altri tipi di servizi, soprattutto turistici. Ieri abbiamo inaugurato la navetta che collega il Museo di Capodimonte con piazza Trieste e Trento, mi aspetto che il taxi collettivo possa essere utilizzato per raggiungere i musei, ad esempio, e in generale per gli spostamenti di carattere turistico. Con l’app si riuscirà sicuramente a gestire meglio il servizio».

I quotidiani oggi riportano un’immagine impietosa dei collegamenti autobus in città. Il sondaggio Moovit parla di tempi di attesa lunghissimi, per i napoletani a differenza degli abitanti del Nord Italia, idem per i tempi di permanenza a bordo degli autobus. Più dell’88% degli intervistati dichiara che rinuncerebbe volentieri all’auto se i mezzi pubblici fossero più efficienti e più frequenti. Inoltre, quasi nessuno conosce il car sharing o il bike sharing, servizi già attuati dal Comune. Cosa fare?

«La risposta è già nella domanda. Abbiamo attivato il car sharing e il bike sharing, abbiamo chiaro che occorre cambiare il modello di mobilità, incentivare il trasporto collettivo. Stiamo facendo tante cose: nel 2017 arriveranno i nuovi treni per la metropolitana, i nuovi autobus sono pure in dirittura d’arrivo, le iniziative di share mobility si aggiungono a tutto questo. Dobbiamo continuare a sperimentare e rafforzare i servizi già avviati. Poi è chiaro che ci sono anche vincoli più alti. Stiamo aspettando dal Ministero la comunicazione circa la possibilità di continuare l’utilizzo delle colonnine per il bike sharing, per esempio. Diciamo che, per conoscerle, le cose devi trovarle sotto mano: per ora abbiamo avviato una serie di iniziative, fino a quando però non diventano robuste la gente le ignora. Noi le comunichiamo, i media ci aiutano a diffonderle, ma ci vuole un po’ di tempo perché le persone ne prendano davvero consapevolezza. Stiamo progettando tutto per andare in questa direzione. Stiamo lavorando anche alla chiusura dei cantieri ma ci vuole un po’ di tempo. Stiamo andando avanti su piazza Municipio e piazza Garibaldi, spero che i cantieri si chiudano in tempi rapidi, ma esiste un problema legato ai finanziamenti: quando hai la promessa di finanziamenti, ma non sai con certezza né il quantum né il quando è complicato lavorare sui cantieri e programmare i lavori, anche quelli di chiusura». 

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