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Un anno straordinario. Il futuro di Sarri (e del Napoli) dipende dalla comprensione dei suoi errori

Un anno straordinario. Il futuro di Sarri (e del Napoli) dipende dalla comprensione dei suoi errori
Maurizio Sarri in una foto di Matteo Ciambelli

Un sei a zero si commenta da sé, c’è poco da dire. Un sei a zero giocato senza il tuo giocatore più rappresentativo – Gonzalo Higuain – e contro una squadra – il Bologna – che ti aveva battuto all’andata e che ha fermato sul pari Juventus e Roma. Per ritrovare un altro sei a zero bisogna tornare a Maradona, a quel Napoli-Pescara che poi venne bissato da un 8-2.

Tutte le vittorie sono importanti ma quella contro il Bologna lo è davvero. Perché ottenuta in un momento difficile (due sconfitte in tre partite) e in una serata in cui il Napoli aveva tutto da perdere e nulla da guadagnare. Invece la squadra di Sarri ha regalato una serata delle sue, come quelle in cui si rivelò: le cinquine a Bruges e Lazio. Come ieri sera, partite giocate davanti a pochi intimi. Ventiduemila gli spettatori per Napoli-Bologna, forse un record per una squadra in classifica.

Una vittoria che porta la firma di Mertens e Gabbiadini. Tre gol per il primo, due per il secondo. Non male. Manolo ha giocato tre partite al posto di Higuain e ha segnato tre gol. Del resto, stiamo parlando di un attaccante che probabilmente giocherebbe titolare in diciotto squadre su venti in serie A. E che è ancora in lizza per un posto in Nazionale. Un calciatore – va detto – che ha accettato la panchina prolungata senza fiatare, fatta eccezione qualche polemica di fine estate.

Lo stesso discorso vale per Mertens, un calciatore che sarebbe titolare ovunque e che nella Juventus non partirebbe certo alle spalle di Cuadrado. Mertens e Gabbiadini sono la fotografia del potenziale del Napoli, dei margini di miglioramento di questa squadra. Una squadra che sta vivendo una stagione straordinaria, che è stata educata a un gioco tanto spettacolare quanto efficace da Maurizio Sarri. L’allenatore ha mostrato il più bel calcio d’Italia. Ha riportato il Napoli in testa alla classifica dopo 25 anni, è stato campione d’inverno, ha duellato (ancora sta duellando, seppur distanziato) con la Juventus per lo scudetto. Ma, ovviamente, anche il suo lavoro è perfettibile.

Quest’anno Maurizio Sarri ha goduto di un’ottima stampa. Nessuno si aspettava nulla da lui. È arrivato dopo una stagione considerata fallimentare (ovviamente non è vero ma la propaganda è stata questa) e dopo un inizio incerto ha messo a punto una meravigliosa macchina da calcio. Il Napoli ha 73 punti in classifica a quattro giornate dalla fine. Gli stessi del Leicester che è in testa alla Premier. Tre punti in meno rispetto al Barcellona. È tornato ad avere il miglior attacco della serie A. 

L’anno prossimo, però, non sarà così. Ci si abitua rapidamente alle comodità. E, lo abbiamo visto quest’anno, una cosa è fare risultati da outsider e un’altra quando il gioco si fa duro e sale la tensione. Appena è salita, siamo saltati. È stato il primo anno di Sarri in una grande squadra (perché il Napoli è una grande squadra) ed è comprensibile che abbia assecondato se stesso. Talvolta sbagliando. Come nella gestione degli uomini. Il Napoli – lo abbiamo scritto più volte – è la squadra col differenziale più alto tra l’undicesimo e il dodicesimo giocatore nella classifica dei minuti giocati. A parere di chi scrive, Insigne è titolare e Mertens il sostituto; ma Mertens avrebbe potuto giocare di più. Così come Gabbiadini. E altri.

Sarri è uomo di ciclismo. Sa che nelle cronometro a squadre il tempo viene preso sul quinto elemento che arriva al traguardo. E talvolta il più forte deve adeguarsi al ritmo della truppa, altrimenti si sfalda tutto. Sono dettagli, potrebbero essere definite persino inezie visto che stiamo parlando di una stagione che nessuno si sarebbe aspettato. Ma sono dettagli importanti e che certamente sono nella sua testa, altrimenti non avrebbe detto – subito dopo la sconfitta di Udine – “vogliamo diventare in poco tempo la squadra più forte d’Italia”. E, come detto, l’anno prossimo Sarri non sarà giudicato con la stessa benevolenza. È troppo smaliziato per non saperlo. Confermarsi è impresa ben più ardua.  

E sarà nelle pieghe dei difetti mostrati quest’anno che si deciderà l’esito della seconda stagione di Maurizio Sarri. Per un uomo che ha scalato tutte le categorie, dai dilettanti alla Champions League (grattatevi, fate pure), e che è riuscito a far diventare la sua passione il proprio lavoro, la comprensione degli errori è sicuramente un esercizio cui è abituato. Se riuscirà a correggersi, Sarri potrà davvero scrivere pagine importanti del calcio italiano. Ovviamente da allenatore del Napoli.

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