ilNapolista

Sui giornali va in scena il grande freddo tra Sarri e De Laurentiis

Sui giornali va in scena il grande freddo tra Sarri e De Laurentiis

È il giorno del gelo. Non quello meterologico, ma quello calcistico e contrattuale tra Maurizio Sarri e Aurelio De Laurentiis. I giornali parlano infatti di un rapporto in stand-by, tendente all’incrinato, tra il presidente azzurro e il suo tecnico; e quindi di un rinnovo automatico che fa fatia ad arrivare, e che potrebbe addirittura essere in dubbio. Nonostante, questo lo aggiungiamo noi, un campionato che non dovrebbe generare il minimo dubbio sulla confera dell’allenatore toscano.

Iniziamo dalla Gazzetta dello Sport, che in un pezzo di Gianluca Monti, dal titolo eloquente («Il silenzio fa rumore. È addio col terzo posto?») sottolinea la «necessità di riaprire un dialogo, non solo formale, tra il patron e il tecnico». Leggiamo: «Sarri ha un contratto di un anno con opzioni di rinnovo, da parte del club, da esercitare annualmente. Dopo questa stagione, però, il tecnico si aspetterebbe una fiducia non più condizionata, oltre a un aumento di stipendio». E fin qui, nulla di imprevisto o che non si sappia già. Più interessante e sostanzialmente “nuovo” il racconto di una serie di dubbi reciproci tra l’ex allenatore dell’Empoli e il presidente del Napoli: il primo «si aspettava maggiore tutela durante i momenti delicati della stagione, magari non non ha mai criticato il mercato di gennaio ma neppure se ne è giovato»; il secondo, invece, «non è pienamente soddisfatto del rendimento nel girone di ritorno, delle rotazioni effettuate dal tecnico e dal coinvolgimento non uniforme dell’organico». E poi, c’è il disaccordo (presunto) sul silenzio stampa imposto dalla società ma che il tecnico potrebbe non gradire e non aver gradito. Insomma, ci sono cose da chiarire e altre da mettere a posto. E ci vuole la volontà per fare ciò insieme.

Monica Scozzafava, sul Corriere del Mezzogiorno, sceglie un titolo legato alla fresca cronaca cinematografica («Perfetti sconosciuti») e al David di Donatello vinto dalla commedia di Paolo Genovese. E scrive di come Sarri e De Laurentiis abbiano vissuto un rapporto fatto di «divergenze e silenzi». Non si va molto lontano da quanto già scritto sopra. Dubbi e voleri di Sarri: il rinnovo senza clausola unilaterale favorevole al club, un ingaggio da ritoccare verso l’alto («da triplicare, secondo il tecnico») e «un maggiore sostegno dalla società quanto la pressione diventa eccessiva». Dubbi e voleri di Adl: la gestione della rosa («Certe scelte, compresa quella di non far giocare nemmeno un minuto ad Alberto Grassi, acquistato a gennaio per 9 milioni di euro, sono state subite e non condivise») e di un rush finale dove si sono persi molti punti.

Chiudiamo con Repubblica, e con l’articolo di Marco Azzi. Che inquadra il rapporto tra presidente e allenatore secondo una connotazione più “storica”, legata a una concezione quasi cinematografica del mondo del calcio da parte di De Laurentiis. Tutto in mano al regista, uomo solo al comando. Come fatto con Mazzarri, e dopo per Benitez. Con l’addio dello spagnolo, il patron azzurro aveva cercato di portare in Italia un altro nome internazionale, quell’Unai Emery che fa faville in Europa col Siviglia. Ecco, invece, Maurizio Sarri, quarta scelta dopo l’altro spagnolo, Montella e Mihajlovic. Una scelta vincente. Leggiamo: «Don Maurizio non è arrivato a Napli come primo della lista, nonostante i brillanti risultati ottenuti nelle precesenti stagioni in provincia. Un ottimo maestro di calcio, ma con poca esperienza in Serie A e ancora meno tempo per dimostrarsi all’altezza in una piazza affamata di gloria. Sarri è stato catapultato in una dimensione a lui sconosciuta, dimostrando però sul campo di essere (eccome) all’altezza della situazione. Ha infatti dato alla squadra un gioco di qualità, coniugandolo per mesi con risultati all’altezza delle stagioni degli scudetti. Anche a lui, èerò, è toccato fare i conti con il metodo De Laurenttis. Che ha caricato di buon grado tutti il peso delle responsabilità sulla sua tuta azzurra». Come dire: Sarri lasciato troppo solo, a sbrigarsela da sé. Come è già successo con i suoi predecessori.

ilnapolista © riproduzione riservata