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Le sfide di Pelé al Napoli: Ginulfi gli parò un rigore, Montefusco lo marcò

Pelé ha giocato cinque volte contro il Napoli, tre volte nel 1968 e due volte nel 1972 mettendo a segno un totale di sette reti.

Le sfide di Pelé al Napoli: Ginulfi gli parò un rigore, Montefusco lo marcò

Il podio, se parlasse, direbbe Maradona al primo posto, Pelé al secondo e Cruijff al terzo. Ecco, assegnate le medaglie non ci sarebbe altro da fare che citare i nomi di quelli che hanno partecipato alla gara e la lista sarebbe lunghissima. Da Di Stefano a Puskas, da Best a Schiaffino, da Meazza a Nordhal, sarebbe solo uno sterile esercizio di stile. Il Napoli questi campioni li ha spesso affrontati, ha provato a misurarsi contro di loro, in gare ufficiali ed in amichevoli, ma l’esito raramente è stato positivo. Meno male che il più grande di tutti giocava con noi, altrimenti la lista delle ‘brutte figure’ sarebbe stata più lunga.

Dopo aver parlato recentemente dell’esperienza napoletana contro il ‘Pelé bianco’, ovvero Johann Cruijff, adesso esamineremo il rapporto tra gli azzurri ed il vero Pelé, il giocatore considerato il più grande del mondo prima dell’avvento al trono di Re Diego Armando. Recentemente si è letta una sua dichiarazione in cui, pare, sarebbe stato cercato dal Napoli nel pieno della sua maturità calcistica e professionale. Lo scrivente ha la sensazione che si sia trattata di una boutade e non di un reale interessamento per portare a termine l’affare anche se l’ex presidente azzurro, Roberto Fiore, nella sua autobiografia, pare affermare il contrario. Si dice, infatti, che dopo Sivori ed Altafini, avrebbe cercato anche Pelé offrendogli 100 milioni di lire per un anno ma poi l’affare sfumò.

Sorge, a questo punto, forte il dubbio che se in quegli anni fosse venuto il fuoriclasse brasiliano, Napoli avrebbe avuto bisogno di un altro stadio. Così quando il numero degli abbonati raggiunse quota 70000 di quell’affare non si parlò più. Del resto Pelé non avrebbe mai lasciato il Brasile per l’Europa per due motivi fondamentali. Primo, era ‘O’ rey’ in casa sua, faceva gol a grappoli e sentimentalmente era legato alla sua terra, anticipando le orme del nostrano Gigi Riva che non volle mai lasciare la Sardegna. In secondo luogo, aveva una sorta di timore nel venire a giocare in Europa in campionati molto diversi ed impegnativi rispetto a quello brasiliano. Se avesse voluto, c’era il Real Madrid che lo stava cercando. Perché non accettare, allora? Quindi l’equazione è facile, se Edison do Nascimento detto Pelé rifiutò il Real a maggior ragione avrebbe rifiutato il Napoli, una squadra che stava diventando grande in quegli anni proprio con Sivori ed Altafini ma che non aveva il giusto bagaglio di vittorie alle spalle.

Pelé ha giocato cinque volte contro il Napoli, tre volte nel 1968 e due volte nel 1972 mettendo a segno un totale di sette reti. Nel primo caso in occasione della tournée americana del Napoli alla fine del campionato 1967-8, nel secondo in due gare esibizione tra il marzo e l’aprile del 1972 al San Paolo. L’arrivo di Pelé a Napoli fu come l’astronauta che mette il piede sulla Luna, fu la luce che illuminò uno stadio che notoriamente sembrava il presepe di Natale tanto era poco illuminato in quegli anni. Fu l’apparizione del Messia del calcio, Gesù fatto uomo e poi calciatore, la Religione del Dio Eupalla incarnato in un atleta già maturo (aveva 31 anni), di altezza media, anche se si elevava come un giocatore di basket, baricentro medio-basso ma con dei piedi da favola che facevano parlare il pallone.

Era indubbiamente il migliore in quell’era e i giornalisti non si scannavano, come oggi, per dire se è più bravo Messi o Cristiano Ronaldo. Era lui il Re, punto e basta. Il Santos, per la sospensione del campionato paulista, partì per una tournée europea per tenersi in  forma e tenere il rombo dei motori acceso in vista della riapertura del campionato. Avevano 20 giorni di pausa e in quelle tre settimane girarono il Vecchio Mondo. La squadra dei blancos arrivò a Napoli proveniente dal Belgio dove aveva fatto una amichevole con l’Anderlecht due giorni prima. Il 5 marzo 1972 palla al centro al San Paolo, amichevole di lusso tra Napoli e Pelè, ehm… Santos. Qui, a Fuorigrotta, ‘O’rey’ incontra due suoi vecchi amici, con entrambi ha giocato insieme da giovane in Brasile. Baci e abbracci prima di scendere in campo, il numero 7 del Napoli quel giorno è Angelo Benedicto Sormani, suo ex compagno nel Santos, e l’altro è Altafini, collega di nazionale.

In quella fresca serata di marzo, davanti a 25000 spettatori, arbitro Pieroni di Roma, il Napoli schiera Zoff, Ripari, Pogliana, Zurlini, Vianello, Perego, Sormani, Juliano, Altafini, Montefusco, Improta (a cui subentrerà Manservisi a gara in corsa). Il Santos schiera Cejas, Orlando Lelè, Paulo, Oberdan, Zè Carlos, Leo Oliveira, Afonsinho (Nenè), Edù, Alcindo, Pelè, Ferreira, vale a dire mezzo Brasile. La gara si incanala  sui binari giusti per il Santos e Pelé segna al 15′ del primo tempo, poi lo stesso numero 10 del Santos scavalca Zoff beffardamente e coglie un palo disperandosi come se avesse sbagliato un gol nella finale di Coppa dei Campioni, incredibile! Il fuoriclasse mette il sigillo anche sul secondo gol con un penalty al 9′ della seconda frazione di gioco. Dopo sei minuti Nenè cala il tris ed il Napoli è sotto di tre gol. A questo punto, viene fuori l’orgoglio brasileiro di Josè Altafini che sembra dire a se stesso e al pubblico “ma come, Pelé viene qua e segna ed io resto a bocca asciutta?” ed allora ti fa una doppietta che purtroppo non servirà  alla rimonta completa. La gara finisce 3 a 2 per i brasiliani.

Abbracci e baci anche alla fine, come la signora “Amichevole” volle. Tutti al centro del campo, tutti a salutare la leggenda vivente del calcio che risponde agli scroscianti applausi dei napoletani. Pelé rimase in campo tutti i 90 minuti ed anzi ebbe a dichiarare che il suo diretto marcatore, Enzo Montefusco dal Vasto, era stato un avversario leale e corretto. Un episodio che lo stesso giocatore partenopeo rimarcò più volte in qualche intervista ‘amarcord’ molti anni dopo. Vuoi mettere, dire “Ho marcato Pelé”, non è una cosa che ti capita tutti i giorni. Sono quelle cose che racconti poi ai nipotini e non sai nemmeno se ti credono. L’altra amichevole i brasiliani la giocano contro la Roma due giorni dopo ed anche questa gara diventa ‘leggendaria’ nel racconto che ne farà il portiere Alberto Ginulfi nei successivi ‘amarcord’. La partita finì 2 a 0 per il Santos e l’estremo difensore giallorosso parò un rigore proprio a Pelé. Vuoi mettere, dire “Ho parato un rigore a Pelé”? Non c’è Mastercard che tenga, per carità.

Dopo questa ‘toccata e fuga’, come ci conferma l’aggiornatissimo sito del Santos, la squadra brasiliana, approfittando dell’ennesima sospensione del campionato paulista, ritorna in Italia per due amichevoli quasi due mesi più tardi. Una la fa il primo maggio a Cagliari (finisce 3 a 2 per il Santos con doppietta di Pelé e Riva) e l’altra, indovinate un po’, la rifà al San paolo, il 29 aprile. Anche qui non c’è storia, è poco più di un’esibizione (non saranno tornati a Napoli per mangiare la pizza ed ammirare il golfo, piuttosto?) e, in un clima di ‘volemose bene’, il Santos vince 1 a 0 con rete di Alcindo. Pelé si rifà i 90 minuti ma stavolta non segna, forse è poco concentrato. Anche dalla squadra che Chiappella schiera in campo si capisce quanto conti questa partita, disputata con la direzione di gara affidata all’internazionale Lattanzi di Roma. Gli azzurri quel giorno erano : Trevisan, De Gennaro (Perego), Pogliana, Zurlini (Martella), Vianello, Montefsuco, Manservisi, Juliano, Sormani (Macchi), Pincelli e Improta (Esposito).

Allora, per completezza di informazione e per la pura statistica, riportiamo qui di seguito anche le tre gare disputate dal Napoli in amichevole col Santos quattro anni prima. Lo scenario è l’America, si sta in tutti i modi cercando di ‘importare’ il calcio ma il paese non risponde come dovrebbe e come ci si aspetterebbe. Ed allora gli organizzatori pensano a queste amichevoli con grosse squadre brasiliane d europee. Nel calderone delle gare, presumiamo  ben pagate, ci finiscono anche gli azzurri, che da poco hanno terminato il campionato al secondo posto e il Santos che è in vacanza. Tre partite in una settimana, sempre tra le stesse squadre, brasiliani e napoletani a confronto ogni due giorni. Tu chiamale se vuoi, esibizioni. Tre scoppole, tre KO senza storia per la nostra squadra. Il Santos ci rifila 15 gol e ne subisce solo 6. Il 21 giugno 1968 al New York Yankee Stadium finisce 4 a 2 (doppietta di Altafini, un gol di Pelè), il 26 giugno, sempre nello stesso stadio, finisce 6 a 2 (Canè e Barison, doppietta di Pelé) e il 28 giugno, stavolta a Toronto in Canada, finisce 5 a 2 (Altafini e Ferrero, doppietta di Pelé). Prendi e porta a casa, Napoli.

Non vi snoccioleremo tutte le formazioni del Napoli ma vi facciamo notare come in quelle amichevoli, ed era la prassi, gli azzurri abbiano preso in prestito qualche giocatore italiano (un non individuato Ferraro e un Di Giacomo, forse un giovane della primavera) e persino americano. Pensate che nella seconda partita si alternarono in porta Cuman e Battara, il noto portiere della Sampdoria che quando giocava a Napoli faceva miracoli e voleva essere in campo anche con le costole rotte. Un incubo per i tifosi napoletani. Nella prima gara, invece, nella formazione del Napoli compaiono due giocatori dai nomi improbabili, forse statuniitensi, uno si chiamava Ane ed un altro Girigym. Perdonateci ma noi non li abbiamo mai conosciuti. Evidentemente i bidoni e le meteore c’erano anche allora.

(foto Archivio Morgera)

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