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Chi ama il calcio, tifa Tottenham non Leicester

Poi ho visto una partita intera del Leicester. Il mio snobismo calcistico mi aveva tenuto alla larga dalla storia dell’anno, sì, avevo visto i gol di Jaime Vardy e letto le numerosissime interviste a Claudio Ranieri: il Catanzaro, la pizza, la semplicità, e tutto il corredo dove prima o poi partiva la favola di Cenerentola. Il fatto che tolto il cuore, che tanto piace ai giornali e ai tifosi italiani, c’è poco altro.  Che un po’ alla volta sta venendo fuori: Cenerentola è già principessa, c’è un presidente con molti soldi (Vichai Srivaddhanaprabha, proprietario della King Power), ha diritti televisivi superiori a molte squadre che hanno più storia e nome, ma non mi interessa giocare con i numeri e il fatturato, il problema è un altro: il gioco del Leicester è così elementare da apparire primordiale. Dopo venti minuti, a parte il cuore, escluso il cuore, non c’è nulla: due passaggi e lancio a Vardy. Ma ovviamente a nessuno interessa come gioca la squadra di Ranieri, conta l’impresa non il come, la comparazione e quindi la possibilità di ripetere altrove una stagione (su questo ha già spiegato tutto: “Il cigno nero” di Nassim  Taleb, se poi volete metterci il carico: “Blink” di Malcolm Gladwell), e l’iscrizione al club che compie l’impresa. 

Dietro, però, ora a cinque punti, c’è il Tottenham di Mauricio Roberto Pochettino (uno che ha una storia bellissima che comincia con Marcelo Bielsa che gli entra in cameretta quando era bambino) che guida una squadra che non vince la Premier da 55 anni, che non era tra le prime tre dagli anni novanta, e che ha un gioco postmoderno, per dirla in breve. Che problema hanno i giornali con gli inseguitori? Vardy ha una storia più bella di Harry Kane (che pure era nel Leicester ma in panchina nel 2013), ma in termini di stupore in partita non c’è paragone, Kane svetta. C’è una curiosità che riguarda l’ultimo grande attaccante inglese: Gary Lineker che inizia a Leicester e chiude col calcio vero a Tottenham. Anche se tifa per la prima squadra. Lo dico per gli sceneggiatori quando faranno il film. 

Io tifo per il Tottenham e voglio che vinca il campionato e non solo perché fa lo sforzo di tentare un gioco complesso o perché è la bellezza non vista (è la squadra londinese eterna delusa), ma perché è la squadra dove Paul Gascoigne ha dato il meglio di sé (19 reti stagionali). I club sono nati a distanza di due anni: 1882 il Tottenham e 1884 il Leicester, poi i primi hanno vinto di più. Ma il punto è come il sentimento vinca sulla ragione nel racconto.  Se fossero due libri: il Tottenham sarebbe un romanzo complesso e avvincente con una trama forte e una lingua innovativa (il meccanismo delle false ali sta alle note di David Foster Wallace), mentre il Leicester sarebbe un romanzetto di formazione con punte di sentimentalismo e una lingua elementare con personaggi da favola (Vardy, sì ancora lui); naturalmente il secondo libro – come la squadra – avrebbe di gran lunga più stampa e vendite. Ecco, questo è il punto: sta vincendo la favola o sta vincendo il calcio in Premier League? Parlo del gioco non della classifica. Alla fine, con la storia del Leicester ci faranno il film – si presta di più – con Morgan Freeman nella parte di Ranieri, ha una narrazione maggiore direbbe il dribblomaniaco Nichi Vendola, e contiene il sogno, anche se è stato agitato tantissimo.  Se vincesse il Tottenham – dell’argentino Pochettino – non ci sarebbe nessun film, solo un passo in avanti nel calcio, con un sogno minore ma con giocatori di levatura maggiore, una squadra da studiare in una tesi per il conseguimento del patentino di allenatore, e forse l’inizio di un ciclo positivo. Eppure, a Pochettino, basterebbe solo la storia di essere l’evoluzione pragmatica di Marcelo Bielsa – un vero maestro di calcio con uno stadio a suo nome – per scriverci un romanzo.tratto

P.S. non ho preso in considerazione il Tottenham del 2009 – che arriva 4 – perché non penso che Bale sia un calciatore ma uno da atletica leggera.

da https://mexicanjournalist.wordpress.com

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