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L’arroganza immorale dell’imputato Conte con Insigne

L’arroganza immorale dell’imputato Conte con Insigne

L’insostenibile parrucchino del leccese Antonio Conte comincia a irritare e disturbare più del solito, dal punto di vista dell’etica. La cronaca di oggi della Gazzetta dello Sport riferisce addirittura che il cittì italiano destinato alla squadra più ricca di Londra, il Chelsea, avrebbe già deciso di non portare Lorenzo Insigne agli Europei, preferendogli il renziano, pardon, il fiorentino Bernardeschi. La questione è nota: Insigne, infortunato, abbandonò un ritiro della nazionale a Coverciano e Conte si incazzò al punto da decretarne l’ostracismo come nell’antica Grecia. Ora, che sia vera o no l’esclusione finale, quello che induce a una rabbia amara verso l’ex Mourinho leccese trapiantato sulla panchina bianconera è il paradosso morale della sua arroganza.

Conte è infatti imputato per frode sportiva nel processo calcioscommesse e la sua posizione etica, al momento, è indifendibile: ha chiesto il rito abbreviato ed è l’unico imputato contro il quale il calcio italiano non si è costituito parte civile (altra vergogna della federazione di Tavecchio). Con quale autorità pretende di dare lezioni al giovane Insigne, sulla base peraltro di una circostanza che riguardava un infortunio? Più che un’etica, quella di Conte è una sorta di etichetta da branco che colpisce un napoletano di maglia e di nascita. Con giocatori nati altrove sarebbe accaduto?

Personalmente, che vada o meno agli Europei importa poco. Semmai dispiace per le ambizioni di Insigne, talento puro del calcio europeo, non solo italiano. Il punto è l’arroganza immorale dell’imputato Conte, una delle tante facce della decadenza di questo Paese.

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