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I piccoli tifosi playstation che preferiscono il joypad ai calzini di Insigne

I piccoli tifosi playstation che preferiscono il joypad ai calzini di Insigne

Partiamo dai dati, che dicono tanto ma non tutto. Negli anni Settanta, il tifoso da stadio aveva un’età media che girava intorno ai 20 anni, dai 17 in su. Oggi, siamo oltre i 40. Sulle gradinate e nelle curve, troviamo soprattutto la mezza età nostalgica di un calcio meno televisivo. Perché oggi, ai giovani, piace altro. I tifosi degli anni Duemiladieci guardano altro, tifano altro, giocano altro. 

L’affresco pubblicato ieri da Guido De Carolis sul Corsera è pieno di keywords, e racconta la storia di suo figlio Federico. Che è un po’ la storia di tutti i ragazzini di oggi: ammaliati dalla tv, dalla playstation, dai top player sbattuti ovunque e in tutte le salse. Messi, Cristiano Ronaldo, Ibrahimovic. Al massimo Dybala, Dzeko e Higuain. Calciatori, non squadre. Idoli moderni. 

Altro che i giocatori amati da papà. De Carolis parte dalla storia di Rebonato e Bosco, due signori che nel 1987 spinsero il Pescara di Galeone in Serie A e poi vennero ceduti alla Fiorentina. Ci ha riprovato, Guido, quando il Pescara era quello di Zeman con Verratti, Immobile, Insigne. Serie B 2011/2012, allo stadio con suo figlio a vedere un altro undici biancoazzurro a conquistarsi la serie A. Leggiamo: «L’ho portato a una domenica a vedere Samp-Pescara. Ottocento chilometri per ammirare il Pescara del Maestro Zeman, che vent’anni dopo si giocava di nuovo la promozione. A Genova vince 3-1, è ancora Serie A. E proprio a Federico, che aveva 6 anni, Insigne dal campo lancia i suoi calzettoni zuppi e sporchi di fango: una reliquia. Oggi però è dimenticata in un cassetto».

Perché Federico, continuiamo a leggere, oggi ha 11 anni e non tifa per nessuno: «Solo per i più forti. E li compra tutti, alla Play. Della Serie A, per lui, esiste appena Mauro Icardi, che ha la faccia stampata accanto a quella di Messi sulla cover di Fifa 16. Provo: Dai, domenica ti porto allo stadio a vedere il Bologna. Ma dai, non scherziamo, non c’è nessuno: andiamo a Madrid a vedere Cristiano. A Madrid? Cristiano? No, non sei mio figlio».

Storie moderne, storie comuni di figli che non sono figli calcistici dei propri padri. Niente da fare o poter fare, sono solo i tempi che cambiano. Nel televisore di casa quando c’è la vera Champions o quella finta da rireare col joypad. O su internet, dove il Barcellona ha 164 milioni di fan ed è la squadra più seguita del mondo. Prima italiana e ottava assoluta il Milan, con 36 milioni. Pochi, troppo pochi. E certo: dove sono i top player?

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