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Bruscolotti, la bandiera del Napoli dal colera allo scudetto

Bruscolotti, la bandiera del Napoli dal colera allo scudetto

“Il Napoli rappresenta un pezzo di vita, il calcio. La mia passione. Ho vissuto in simbiosi con la maglia azzurra, gioie e dolori. È stato un grande amore”. Capitano nella stagione della bellezza: Beppe Bruscolotti 

Venerdì 18 marzo, ore 11, aula T-3 del dipartimento di Scienze Sociali dell’Università Federico II di Napoli: tutto pronto per il terzo incontro del seminario di didattica integrativaNAPOLI. la città, la squadra e i suoi eroi”.

Il professore Bifulco apre l’incontro con una breve presentazione, riproponendo lo spirito della organizzazione del seminario e sottolineando il doppio binario di riflessione che caratterizza il seminario stesso: l’intreccio tra la storia calcistica e quella sociale di Napoli. 

La parola passa subito ad Oscar Nicolaus, moderatore dell’incontro, che prima di tutto presenta i relatori dell’appuntamento odierno: oltre ai curatori del seminario – i professori Luca Bifulco, Francesco Pirone – sono presenti l’avvocato Claudio Botti, i professori Luciano Brancaccio, Guido Panico, Guido Trombetti e il giornalista sportivo e “della città” – nonché uno dei fondatori della redazione napoletana di Repubblica – Antonio Corbo, tutti accomunati, come sottolineato dallo stesso Nicolaus, da una grande passione per il calcio e per la squadra del Napoli; ai relatori di oggi si aggiunge un ospite d’onore: Giuseppe Bruscolotti, per tutti Beppe, “capitano nella stagione della bellezza”, eroe calcistico a cui è stato dedicato l’incontro.

Beppe Bruscolotti arriva a Napoli nel 1972 ed indossa la maglia azzurra per i successivi 16 anni, fino al 1988, ultimo anno della sua carriera calcistica. L’arco temporale della sua carriera è molto ampio e, come è stato sottolineato da Brancaccio, si tratta di un periodo di trasformazione per la città partenopea che è interessata da una serie di fenomeni economici, politici, sociali che contribuiscono ad una certa decadenza della città stessa. Il colera del 1973, ad esempio, ma soprattutto il terremoto del 1980 e la gestione criminale della ricostruzione, che ha trasformato rimpinguando il fenomeno camorristico. Accanto a tale decadenza, però, procede gradualmente un’impresa sportiva, che permette una rinascita della squadra napoletana fino allo scudetto del 1987. Ciò non va sottovalutato – come mette in luce Trombetti – in quanto il calcio, essendo un gioco intelligente, ha una ripercussione significativa dal punto di vista culturale; è, infatti, un veicolo attraverso cui è possibile migliorare e – come sottolineato da Panico, esperto di storia sociale del calcio – può essere considerato “una variabile della dimensione sociale della città”. 

Nello scenario di decadenza della città, Bruscolotti – con il Napoli dei suoi tempi – ha rappresentato una bandiera significativa per i cittadini; in un periodo in cui il calcio era il calcio dei personaggi, delle bandiere, della vita in città e non il calcio informatizzato, dei minuti, delle percentuali del possesso palla, della ripresa e non del contropiede – sottolinea Claudio Botti – il calciatore rappresentava un mito in cui identificarsi, e di conseguenza era forte l’identificazione tra squadra e città.

Antonio Corbo sostiene che dal punto di vista etico Bruscolotti sia stato tra i più amati dai tifosi napoletani, poiché oltre a tutti i pregi da grande calciatore, quali la forza fisica, la tenacia, l’equilibrio, Beppe incarna l’uomo concreto, colui che “promette e mantiene”; è un uomo responsabile, serio e rispettoso, “è una persona per bene prima di essere un grande calciatore” sintetizza con questa semplice ma significativa frase il professor Trombetti.

La conferma di quanto è stato detto la si ha dallo stesso calciatore; a lui tocca l’intervento conclusivo dell’incontro di ieri; Beppe oltre che ringraziare la platea e i curatori del seminario per l’invito ricevuto, spende qualche parola sul rispetto reciproco tra tifosi e calciatori, tra gli atleti di una squadra ma anche tra avversari, richiamando in più occasioni il tema dell’identificazione, che si sta rivelando, dunque, essere uno dei punti cardine del ciclo di seminari.

Beppe mostra una grande umiltà d’animo, e il suo modo di fare incarna perfettamente la descrizione fatta dai relatori di oggi; non è un napoletano verace, è nato infatti in provincia di Salerno, ma lo è diventato, è diventato una delle più grandi e belle bandiere che questa squadra abbia mai avuto l’onore di sfoggiare.

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