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Il Villarreal, come nel 2011. Allora il Napoli perse «Filippo e il panaro», oggi Sarri sa che vincere aiuta a vincere

Il Villarreal, come nel 2011. Allora il Napoli perse «Filippo e il panaro», oggi Sarri sa che vincere aiuta a vincere

Nel 1896 il luminare francese F. L. Arnauld introdusse in psicologia il concetto di “déjà-vu”. Tale termine indica il particolare fenomeno per il quale si ha la sensazione di aver già vissuto determinate situazioni. Una sensazione molto simile si avverte pensando ai prossimi impegni del Napoli, che dovrà conciliare il doppio fronte del campionato, nel quale si trova in piena lotta scudetto, con quello dell’Europa League, in cui dovrà affrontare per i sedicesimi di finale gli spagnoli del Villarreal. In effetti, ci siamo già passati. Era il febbraio del 2011: il Napoli di Mazzarri e dei tre tenori Hamsik, Lavezzi e Cavani dopo venticinque giornate era secondo in classifica alle spalle del Milan e si apprestava a scendere in campo nella fase a eliminazione diretta della seconda competizione europea contro il “submarino amarillo”.

Certo, le differenze con cinque anni fa sono numerose e di tutta evidenza. Quello era un Napoli alle prese per la prima volta, dopo diversi anni, sia con le posizioni di vertice in serie A che con le coppe europee (troppo estemporanea la comparsata di due anni prima nell’ultima edizione della Coppa Uefa). Si trattava di una squadra sicuramente volenterosa, coriacea e dal tasso tecnico buono ma lontano da quello, decisamente superiore, di oggi. Di acqua sotto i ponti ne è passata e oggi ci siamo affermati in pianta stabile nel novero delle grandi del calcio italiano. Se allora, in concomitanza con l’impegno europeo, c’era anche lo scontro diretto col Milan, stavolta il “dente” ce lo siamo già tolto ma restano due gare in campionato tutt’altro che agevoli, proprio con i rossoneri (lontani dalla nobiltà di allora ma sempre insidiosi) e la Fiorentina. Diverso è anche il rapporto di forza con gli avversari del doppio confronto europeo: tra le due, all’epoca era il Villarreal la squadra che godeva dei favori del pronostico e di un maggiore pedigree in ambito europeo, vantando anche esperienze in Champions League (con una semifinale nel 2006 e un quarto di finale nel 2009): dopo aver passato il turno contro gli azzurri, in un doppio confronto che portò con sé molti rimpianti, la squadra di Pepito Rossi, Nilmar, Gonzalo Rodriguez e Borja Valero giunse fino alle semifinali, fermata solo dal Porto di Villas Boas e Falcao. Senza contare che stavolta sarà il Napoli a godere del piccolo vantaggio di disputare la gara di ritorno in casa.

Detto del contesto diverso, si spera che il mini tour de force sia diverso anche negli esiti rispetto a un lustro fa. Oggi come allora, si discute dell’opportunità di praticare il turnover, ruotando gli uomini a disposizione per gestire le energie. Nel 2011, Mazzarri privilegiò palesemente il campionato, ricorrendo a diverse seconde linee in Europa: in difesa Cribari disputò entrambe le gare con gli spagnoli in luogo di Cannavaro, Hamsik fu tenuto inizialmente in panchina a vantaggio di Mascara nella gara di andata, così come Cavani (sostituito da Sosa) in quella di ritorno, nella quale Maggio nemmeno scese in campo. La scelta, come la storia ha raccontato, non pagò. Contro il Villarreal il Napoli uscì con un pizzico di sfortuna ma anche per aver sciupato alcune incredibili palle gol che forse, col Matador in campo dall’inizio al “Madrigal”, avrebbero avuto sorte migliore. In campionato, sebbene alcuni titolari avessero rifiatato in settimana (anche se con l’assenza, pesante, di Lavezzi per squalifica), il match contro il Milan finì nel peggior modo possibile, con una sconfitta per 3-0 che allontanò i rossoneri a sei lunghezze di distanza. Per dirla alla napoletana, perdemmo Filippo e il panaro.

Un errore che speriamo non venga ripetuto. Dosare le energie, con tante partite in pochi giorni, è giusto, a patto che non si esageri nelle rotazioni rischiando di compromettere il rendimento della squadra. E soprattutto a patto che non lo si faccia per partito preso: va bene la lotta scudetto, ma il Napoli, se davvero aspira a essere competitivo a livelli assoluti, non può permettersi di snobbare una competizione europea che tra l’altro un anno fa ha rischiato di vincere con una squadra meno forte di quella attuale. Ma siamo sicuri che Sarri opererà per il meglio, rinunciando alla tentazione di stravolgere eccessivamente la sua creatura come fatto in Coppa Italia con l’Inter. Anche perché stavolta c’è da rialzarsi prontamente dopo la sconfitta di Torino e, come il tecnico toscano sa perfettamente, vincere aiuta a vincere.

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