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Essere juventini a Napoli e avere un debole per gli azzurri

Essere juventini a Napoli e avere un debole per gli azzurri

Ebbene sì, bisogna dire le cose come stanno: Papà buonanima – napoletanissimo – era tifoso della Juventus. Comunista convinto, in merito al suo amore per la squadra del Padrone dichiarava: “bisogna essere consapevoli delle proprie contraddizioni”. Papà aveva comunque grande simpatia per gli azzurri: insomma, tifava anche per loro. 

Abitavamo a via Caldieri, a volte da ragazzini andavamo a vedere 
Internapoli o Nuovo Vomero, e papà ci spiegava che in quello stadio tanti anni prima, quando ancora c’erano le curve, aveva giocato il Napoli con le sue vecchie glorie: Jeppson, Pesaola, Vinicio.

Uno dei migliori amici di papà era Giovanni Frusciante, il libraio della Goliardica a Mezzocannone. Giovanni era tifosissimo del Napoli. E insieme loro due andavano allo stadio, a metà degli anni settanta. Famosa in famiglia una stagione in cui Giovanni aveva convinto papà a una estenuante fila che aveva permesso loro di conquistare gli abbonamenti ai distinti rispettivamente numero 00005 e 00006. Papà 
odiava gli ombrelli, e nelle domeniche di pioggia capitava che tornasse a casa zuppo (non c’era ancora la copertura al San Paolo che avrebbero costruito per Italia 90). Con papà e Giovanni andai anch’io per la prima volta allo stadio, a vedere la Roma: una bella vittoria per tre a zero.

Una volta, in uno Juve-Napoli di chissà quando, vinsero i bianconeri. Papà ne approfittò per uno scherzetto: mandò un telegramma alla Goliardica, allora era il modo per comunicare rapidamente notizie per lo più cattive… Quando Giovanni aprì il plico con un po’ di apprensione, lesse la laconica frase, senza firma: “La Vecchia ha colpito ancora”. Quest’anno non voglio mandare telegrammi!

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