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L’analisi tattica di Juventus-Napoli: Allegri ha imbrigliato la sinistra di Sarri. Marchisio si è sentito, Hamsik no

L’analisi tattica di Juventus-Napoli: Allegri ha imbrigliato la sinistra di Sarri. Marchisio si è sentito, Hamsik no
Maurizio Sarri

Scontro tra titani. Una partita bella, appagante, per gli occhi come per l’intelletto. Due squadre che si sono fronteggiate riversando in campo il meglio del loro repertorio ma che, insieme, hanno saputo adattarsi anche all’avversario. La differenza vera, oltre alla deviazione maligna di Albiol sul tiro di Zaza, l’ha fatta proprio questa capacità di cambiamento in base a quanto richiesto dal contesto e dal momento. La Juventus, ieri sera, ha saputo essere umile e cinica nel ritirarsi al momento giusto, quando il Napoli sembrava (era) in controllo reale del match. Anche a costo di schierare una punta, proprio Zaza, mentre la squadra di Sarri riusciva a non rischiare nulla con il suo palleggio ordinato e la sua qualità di anticipo a centrocampo.

L’andamento della gara era preventivabile anche dalla lettura delle formazioni e da una prima occhiata agli schieramenti in campo: il Napoli in tenuta classica (non fosse per la maglia rossa), Juventus con un 4-4-2 asimmetrico, zoppo, tutto sbilanciato sulla destra. I campetti posizionali in basso (sopra quello della Juventus, sotto quello del Napoli) raccontano graficamente la scelta di Allegri che ha preferito puntare su un Cuadrado in condizione straripante sacrificando la spinta di un Evra (poche volte in avanscoperta) o di un Alex Sandro (in panchina fino agli ultimissimi minuti) sull’altro versante. Dybala, più che in posizione da seconda punta, ha fatto vedere il meglio del suo repertorio nei momenti in cui si schiacciava verso il centro del campo e veniva a prendersi la palla. Negli spazi strettissimi concessi dalla difesa azzurra, altissima anche ieri sera (baricentro a 53 m, Juve a 47), l’argentino ha espresso il meglio della sua tecnica di base nel controllo e come “lavoratore” di palloni, rendendosi pericoloso al tiro in una sola occasione, su cross delizioso di Pogba. Fine delle trasmissioni. Sì, perché il Napoli ha concesso poco o nulla ai bianconeri: quattro occasioni (a due) secondo il report della Lega, il tiro di Dybala e quello di Zaza secondo una memoria umana che non tiene conto delle occasioni potenziali.

Stessa situazione dall’altro lato del campo: Juventus corta e accorta, Napoli limitato nel possesso (55 a 45 per gli azzurri secondo Whoscored e Statszone, dato confutato e ribaltato dal report della Lega) nella sua metà campo, e soprattutto nelle combinazioni strette tra difensori e centrocampisti (21 passaggi da Albiol per Hamsik, 19 tra lo spagnolo e Koulibaly, 16 tra Jorginho e ancora Albiol). Catena di sinistra bloccata dal doppio uomo-Juve: un Lichtsteiner mai così poco arrembante e un Cuadrado ammirevole per l’abnegazione nella doppia fase (due palle recuperate, un intervento difensivo di testa e tre falli commessi) e sempre pericoloso nel suo movimento classico di questo frangente juventino, l’ingresso in campo per duettare con Pogba e tagliare le linee difensive degli avversari. Gli azzurri hanno costruito le loro uniche occasioni (potenziali) sfruttando proprio la fascia meno utilizzata di solito, la destra: da lì sono partiti i palloni più pericolosi della formazione di Sarri, uno per tutti quello di Hysaj miracolosamente deviato e salvato da Bonucci su Higuain in agguato. Anche le Heatmap in bassoconfermano quanto descritto sopra (a sinistra quella della Juventus, a destra quella del Napoli), insieme al numero e alla provenienza dei cross: 8 dalla destra e 5 dalla sinistra, ben 4 per un ottimo Hysaj.

La partita è stata preparata in maniera perfetta da entrambi gli allenatori. Allegri ha ribaltato a proprio favore i punti forti del Napoli, lo ha costretto a difendere e quindi attaccare di meno dal suo luogo chiave, la fascia sinistra, e a usurare mentalmente i due centrali difensivi, Albiol e Koulibaly. Buonissima la prestazione del francosenegalese, leader in campo per palle recuperate (10) e un piglio da big nell’anticipare sistematicamente un Morata abulico e impossibilitato ad essere servito in profondità. In occasione del gol, qualcuno ha notato un’uscita un po’ azzardata su Zaza: errore non da matita blu, che ci sta, che ha causato una conclusione alla fine vincente ma comunque viziata da una deviazione decisiva. Dall’altro lato, Sarri ha avuto l’umiltà di non lanciare i suoi nella solita partita all’arrembaggio, per paura soprattutto di non esporsi a una sconfitta “al contrario”, causata magari da un contropiede juventino. Nel campetto posizionale in basso, tutti i tiri concessi alla formazione bianconera: uno solo dal cuore dell’area (Evra su azione d’angolo), tutti gli altri dalla media o lunga distanza. Comprensibile, normale, che poi si perda qualcosa in pericolosità offensiva, soprattutto contro una squadra dalla difesa tanto performante.

Ecco che allora diventano decisive le prestazioni dei singoli. Higuain è ingiudicabile: pochi palloni giocati, un Barzagli eccezionale (cinque palle recuperate) costantemente alle calcagna anche in tutte le occasioni in cui il Pipita è sceso a centrocampo per giocare il pallone alla sua maniera. Benino Pogba, male Hamsik e decisivo Marchisio. Il francese, schierato nel ruolo ibrido di “mezzala esterna”, ha perso molti palloni (otto) ma ha offerto un grosso contributo di quantità con cinque palle recuperate e 57 passaggi effettuati (secondo tra i bianconeri dopo Khedira, primo con 79), di cui uno chiave. Lo slovacco, invece, ha palesato i suoi limiti classici di poca incisività nei momenti decisivi. Due soli passaggi chiave (uno al 90esimo minuto) su 88, zero occasioni create e un solo tiro verso la porta di Buffon, peraltro dalla distanza e con una remota possibilità di servire Mertens sull’inserimento interno a sinistra. Chiudiamo col numero otto bianconero, uomo ovunque del centrocampo: sul Napolista avevamo parlato della sua conversione in volante à la Brasil, regista di magistero tattico e tecnico davanti alla difesa (senza) licenza di offendere. Marchisio asseconda alla grande questo nuovo compito, risultando alla fine il maggior recuperatore di pallone della truppa di Allegri (sei), lavora a tutto campo rinunciando però a una sua prerogativa storica, l’inserimento negli spazi dietro la difesa. In fase offensiva, il suo è un contributo fatto di aperture raziocinanti e tiri dal limite. Il suo campo d’azione è però molto più arretrato rispetto al passato, una sorta di confino a centrocampo che però fa impennare la qualità della manovra juventina attraverso le sue giocate. Sotto, la sua Heatmap. Se vogliamo scegliere un luogo dove la Juventus e Allegri hanno vinto la loro partita, non abbiamo dubbi, non possiamo averne: è lì dove è stato Marchisio.

Dati da legaseriea.it, whoscored.com, squawka.com e statszone.com

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