ilNapolista

Il Napoli non è primo in classifica per caso, è figlio di un progetto. Facciamocene una ragione, basta fare i Calimero

Il Napoli non è primo in classifica per caso, è figlio di un progetto. Facciamocene una ragione, basta fare i Calimero

Sono giorni caldi per l’ambiente calcistico napoletano. Incomprensibilmente caldi, a parere di chi scrive. Il Napoli è primo in classifica. Lo è tra l’altro con pieno merito. Particolare che comunque non dovrebbe essere centrale. Non sta scritto da nessuna parte che il Napoli debba anche convincere – al di là di ogni ragionevole dubbio – di meritare il primato in classifica. La squadra di Sarri e De Laurentiis è prima. Punto. È prima dopo ventuno giornate di campionato ed è prima nonostante la Juventus abbia vinto undici partite di fila. Insomma il Napoli a oggi è la squadra più forte del campionato.

Ciononostante a Napoli c’è una fibrillazione eccessiva. Oggi ne scrive Demarco sul Corriere della Sera, noi lo avevamo evidenziato la settimana scorsa. C’è quasi un’ossessione dell’accerchiamento, del complotto, che è cominciata con il caso Sarri-Mancini. Eppure proprio la querelle avrebbe dovuto provvedere a placare gli animi. La sentenza di Tosel, con la squalifica per due giornate limitata alla Coppa Italia, ha confermato che non c’è alcuna manovra. Ma non solo. Il quotidiano che di fatto ha smontato l’attacco di Mancini è stato la Gazzetta dello sport che, sia pure con ritardo, ha ricordato un episodio di quindici anni fa con Mancini che avrebbe definito frocio un giornalista del quotidiano sportivo. 

Crescere, stare ai primi posti del campionato e ai vertici in Europa, deve comportare anche un cambio di mentalità, o quantomeno un’abitudine all’alta quota che Napoli ormai dovrebbe dimostrare di avere. E invece non si capisce per quale motivo sembra sempre che siamo dei parvenu. E non è solo una questione di apparenza. Non abbiamo davvero alcun motivo per essere impreparati al vertice. È come se non avessimo interiorizzato la crescita della nostra squadra. È come se non avessimo partecipato a questa graduale e inesorabile affermazione sia in Italia che in Europa. E in parte è vero visto che la corrente filosofica del papponismo – persino da voci autorevoli – è pronta a riaffiorare a ogni sessione di calciomercato, anche quando siamo primi in classifica e siamo la squadra più invidiata d’Italia. È come se non volessimo rinunciare al nostro ruolo di Calimero, di piccoli e neri, scontenti, sfortunati e perdenti.

Facciamocene una ragione. Non è più così. E non lo è da tempo. È un processo che parte da lontano. Ma che sembra interessarci relativamente, per non dire zero, solo perché non abbiamo ancora vinto quella che è la nostra ossessione: ’o scudetto.   

A chi ha sempre le antenne dritte per captare un presunto accerchiamento, facciamo rilevare che è stato il torinese Tuttosport a pubblicare la notizia di un seguito nella querelle amorosa che ha sconvolto la dirigenza della Juventus. Con la signora Deniz, ex moglie dell’ex direttore del marketing bianconero Francesco Calvo, che prima ha lasciato il marito per Andrea Agnelli e che adesso sembrerebbe voler tornare sui suoi passi. Lo ha riportato il sito di Tuttosport, come segnalato da Dagospia. Forse è una manovra per motivi legale. Parliamo comunque di una burrasca sentimentale che la Juventus, col potere che ha, è stata brava a far passare sotto traccia ma che avrà sicuramente inciso sui passaggi a vuoto d’inizio campionato. 

Anche l’inchiesta della Guardia di Finanza, che invero non sembra il “colpo” del secolo, viene letta come un tentativo di destabilizzare l’ambiente Napoli quando invece sono coinvolte praticamente tutte le società di serie A e a De Laurentiis è contestata un’evasione fiscale di ottomila euro. 

Vincere aiuta a vincere, come diceva quel tale. Cominciamo a farne tesoro. Stiamo vincendo da anni. E questo primo posto è figlio di un progetto che parte da lontano e che ora sta esplodendo grazie alle sapienti mani di Sarri. Per vincere bisogna rischiare di perdere. È una legge dello sport, e in realtà anche della vita. Ma se abbiamo paura dell’alta quota, non andremo mai da nessuna parte. Invece di provare a crearci gli alibi che potrebbero servirci per il domani (a cominciare dal calciomercato), viviamo con serenità e gioia quel che stiamo vivendo oggi. Altrimenti anche di questi giorni di grande felicità e soddisfazione rimarrà ben poco.

ilnapolista © riproduzione riservata