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Il vero insulto è l’Inter in semifinale

Il vero insulto è l’Inter in semifinale
La sera del litigio tra Sarri e Mancini
Il mio Napoli – Inter 0-2 (Coppa Italia)
 
– Ieri sera cercavo di smaltire il sapore acre della sconfitta a cui non ero più abituato. 
 
– Vedere il Napoli 2 mi ha fatto tornare in mente le rivoluzioni mazzarriane a cui non ero più abituato.
 
– E mentre pensavo, rinchiuso in camera, alla eliminazione dalla coppa e al titolo di oggi sul turnover esasperato che avrebbe scatenato ataviche polemiche a cui non ero più abituato, mi sono partiti un insulto, una imprecazione e una bestemmia.
 
– Pensavo: Mancini ha finalmente vinto. Riuscirà a lamentarsi anche stavolta? Ma come fa poi a allenare uno come lui che in un anno non è riuscito a dare una parvenza di gioco a questa squadra?
 
– Poi un messaggio sul cellulare ha diluito rabbia e amarezza e l’attenzione si è spostata altrove: Sarri è impazzito, hai sentito cosa ha detto?
 
– Ho riacceso controvoglia la tv e il mio computer: uno tsunami. Alla Rai nel post partita, sui social e immagino sui giornali di stamattina si sono sprecate più parole per la diatriba tra Mancini e Sarri che per la partita.
 
– Da ciò, ho compreso perché si vendono più giornali come Novella 2000 che quotidiani e perché le trasmissioni incentrate sul pettegolezzo abbiano un audience superiore a quelle che si occupano di cronaca, di attualità e di sport.
 
– Mi sono venute in mente le antiche polemiche costruite sulle parole dette, come l’uomo abbronzato, la bandana, lei è più bella che intelligente e non sui fatti che realmente ci riguardano. 
 
– Sarri ha avuto una caduta di stile e ha sbagliato a insultare un suo collega, perché di insulto si tratta, qualsiasi sia stata la parola adoperata, in quanto detta con disprezzo. Stop.
 
– Sarri ha fatto bene a scusarsi con il diretto interessato e ha fatto bene a spiegare le motivazioni del suo errore pubblicamente. Stop.
 
– Mancini ha sbagliato a non accettare le scuse e ha sbagliato ad andare davanti alle telecamere a sputtanare il suo collega.
 
– Detto questo, a cena, andrei tutta la vita col primo e non col secondo.
 
– Detto questo, non mi meraviglio, ma trovo inquietante che una scaramuccia di campo trovi così terreno fertile nelle trasmissioni del post partita, nelle discussioni sui social e sui giornali di stamattina (che ancora devo leggere).
 
– Mi piacerebbe che gli stessi livelli di indignazione nazionale si verificassero anche sui fatti. E non solo su una parola o un insulto detto in campo durante una partita di calcio.
 
– Anche perché, a dirla tutta, se di calcio oltre il campo e il pallone vogliamo parlare, è meglio stendere un velo pietoso. Le parole non contano nulla. Ce lo ha insegnato l’attuale presidente della Federazione che sui negri mangia banane, le odiose lesbiche e gli insulti a gay ed ebrei si è espresso in più riprese e nulla hanno compromesso.
 
– Le parole non contano nulla. Ce lo insegnano a turno la domenica tutti gli stadi italiani in cui va in onda lo “sfottò” preferito da parte delle varie tifoserie e non mi sembra che si imbastiscano discorsi sull’etica e sulla morale nei dopo gara o si chiudano le porte in faccia ai tifosi buontemponi che si dilettano a vomitare il proprio odio.
 
– E non voglio allargare il buco nero di questo calcio tutto rose e fiori con argomenti più articolati come il doping, le scommesse, le partite e i campionati truccati e tante altre porcherie che allo stesso modo, nulla, o quasi, hanno modificato.
 
– Le parole invece ritengo siano importanti, specie per chi ha un ruolo comunicativo in cui un occhio di bue riflette ogni suo movimento come un dito o un fucile puntato e lo tiene sempre sotto osservazione. Sarri si beccherà la sua multa, la sua giornata di squalifica e la prossima volta starà più attento a reprimere l’umano istinto di chi ha un incarico che non è solo quello dell’allenatore di una squadra di calcio. Pagherà come per un fallo a gamba tesa, una gomitata o uno sputo.
 
– La crocifissione mediatica sull’omofobia invece è ben più ridicola dell’insulto in sé. 
 
– Qualcuno potrebbe obiettare e dirmi: se fosse accaduto al contrario, avreste scatenato il putiferio. 
Può darsi. Ci sono state occasioni in cui le nostre reazioni sono state sproporzionate rispetto al presunto torto o alla presunta offesa subita. Non nego che spesso si vogliano trovare pretesti per auto infliggerci una lama nelle ferita. Ma nel caso specifico, non ce lo vedo Mancini che insulta un collega, ma soprattutto, mi risulta ancor più difficile pensare che Sarri vada a fare la spia piagnucolando ai microfoni delle tv. 
– Sarri ha perso in campo, Mancini fuori. E sono certo di sapere, avendo praticato a livelli infimi i campi di gioco, chi sarà considerato uomo e chi sarà considerato uommenicchio. Al netto dei palmares, delle sciarpe di cachemire, dei dibattiti televisivi, sui social e sui giornali di stamattina.
– Avrei voluto parlare della partita, di questa sconfitta e del suo sapore acre a cui non ero più abituato. L’insulto di Sarri e l’offeso Mancini hanno invece mangiato tutto.
– Vado a comprare il giornale. Novella2000 esiste ancora?
– Mentre il vero insulto è l’Inter in semifinale.
– Domenica facciamo parlare solo il campo.
Forza Napoli Sempre
La 10 non si tocca.
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