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Da “In un mondo che” a “Un giorno all’improvviso”: gli ultras del Napoli hanno appreso la lezione di Benitez

Da “In un mondo che” a “Un giorno all’improvviso”: gli ultras del Napoli hanno appreso la lezione di Benitez

Un giorno all’improvviso, mi innamorai di te“, comincia così il coro che le curve del Napoli intonano in questa stagione. La musica è orecchiabilissima, oltre che conosciuta (si tratta de “L’estate sta finendo”, del duo torinese Righeira, un brano che scalò le classifiche nel lontano 1985) e piace moltissimo anche alla squadra che, con buona pace di Boban, ha preso l’abitudine di cantare e ballare insieme al pubblico a fine partita.

Il coro pare sia stato inventato dai tifosi de L’aquila per poi essere ripreso dalle curve di mezza Italia, compresa quella juventina. Nonostante non sia originale e non sia nemmeno autoctono, l’adozione del nuovo tormentone mi rende particolarmente felice.

È stato abbandonato “in un mondo che“, nenia autoreferenziale degli ultras, dal ritmo sincopato e francamente inascoltabile. È stato abbandonato anche “siamo figli del Vesuvio“, versione azzurra della hincha del San Lorenzo, della quale mi infastidivano il tono nostalgico e il riferimento funebre.

“Un giorno all’improvviso”, invece, come ha sottolineato Antonio Pezzullo, parla d’amore, di fedeltà e, soprattutto, unisce squadra, tifosi e città.

Rafa Benitez, nelle due stagioni trascorse alla guida degli azzurri, non si stancava mai di ripeterlo: “spalla a spalla” era uno dei suoi motti preferiti. Ha predicato, quasi sempre inascoltato, l’unità tra squadra e pubblico. Il San Paolo non accolse quella richiesta. In due stagioni tra le migliori della storia del calcio Napoli lo stadio si è riempito sporadicamente. L’anno scorso furono snobbati impegni importanti, soprattutto in Europa League, e alcuni giocatori (su tutti Britos ed Insigne) furono designati come capri espiatori delle mancate vittorie sin dall’esordio stagionale nel preliminare di Champions contro il Bilbao.

Andato via Rafa, con l’arrivo di Sarri, paradossalmente, lo “spalla a spalla” è stato finalmente recepito. Dico paradossalmente perché Sarri di queste cose non si occupa quasi mai. Parla esclusivamente di calcio, anche se con toni e contenuti inediti per gli allenatori di squadre di vertice. Naturalmente i risultati strepitosi che il Napoli sta inanellando rendono tutto più semplice, ma anche nelle prime non trionfali giornate di campionato il supporto non è stato mai fatto mancare. 

Ecco, tra le varie spiegazioni della metamorfosi positiva della squadra, più che il cambio del modulo e l’innesto di giocatori importanti come Reina e Allan, credo che un ruolo fondamentale lo abbia questa ritrovata saldatura tra pubblico e squadra. La storia non si fa con i se, notoriamente, ma rimpiango il fatto che le parole di Benitez non siano state fatte proprie l’anno scorso.

Meglio tardi che mai, comunque. La speranza è che questo clima possa resistere per tutta la stagione. Verranno momenti difficili che andranno affrontati e superati e il modo migliore per farlo, ora lo sappiamo, è spalla a spalla. 

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