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Il Napoli sa ballare il tango. Se sai ballare il tango è difficile che qualcuno possa impedirtelo

Il Napoli sa ballare il tango. Se sai ballare il tango è difficile che qualcuno possa impedirtelo

Devo fare due piccole premesse, che potrebbero sembrare due rinunce, ma credo che siano qualcosa di diverso. Per ieri sera ho ricevuto due inviti per guardare la partita in compagnia, intanto il verbo guardare qui si usa solo con la negazione davanti, quindi è ovvio che i due inviti non potevo accettarli. Però potevo immaginare gli scenari, cosa che ho fatto.

Il primo invito l’ho ricevuto da due amici scrittori, uno napoletano l’altro milanese, entrambi interisti. L’appuntamento era in un pub dove avrebbero trasmesso la partita. Cristiano, il napoletano tra i due, aveva scherzato: “Così possiamo fare a mazzate”. Non sono andato. Ho preferito immaginarli in questo pub, con le loro birre, mentre gli scenari della partita cambiavano, di poco in realtà, ultimo minuto a parte, il risultato non è mai stato in discussione. Ha vinto la squadra che ha meritato, giocando meglio. Secondo me Marco, il milanese, l’ha presa meglio. Dimenticheranno in fretta. Li ho immaginati mentre bestemmiavano e poi speravano, intanto che Higuain e compagni facevano il bello e il cattivo tempo. Marco che faceva battute per stemperare, Cristiano – in silenzio – a bestemmiare.

Il secondo invito era per andare a casa di Massimo, che invece è napoletano e tifa Napoli, ci sarebbero stati anche Vincenzo, che è un grande poeta, e Stefano, tutti tifosi del Napoli. Ho declinato anche questo invito, non era cosa. So che Massimo non riesce a guardare la partita quando hanno palla gli avversari. Se ne scende giù. Ieri lo avrà fatto solo nei minuti di recupero.

Mario Benedetti, il grandissimo scrittore uruguaiano, in un racconto dal titolo Cambalache (in Lettere dal tempo, ed. Le Lettere, 2009, trad. di E. Jossa), scrive con molta ironia di una nazionale sudamericana, senza mai nominarla, con chiari riferimenti a dittature e regimi, che parte per un giro di partite in Europa. Al momento degli inni nazionali, prima del primo incontro: “Solo uno dei calciatori, per puro caso un attaccante, anche se si ricordava l’inno, decise di cantare al suo posto il tango Cambalache : «Che il mondo sia stato e sarà una schifezza, / già lo so, / nel cinquecentosei / e anche nel duemila». Solo nella tribuna d’onore alcuni applaudirono per dovere.” Il calciatore, nel racconto, viene redarguito e insultato dai compagni di squadra, fino a che a pochi istanti dalla fine si inventa un gol fantastico, che consente alla squadra sudamericana la vittoria. Nel match successivo tutti i calciatori, al posto dell’inno, cantarono il tango Cambalache. Scrivo di questo racconto perché mi piace e per usare il tango rispetto alla partita di ieri sera. Ieri sera un calciatore sudamericano ha cantato e ballato il tango, lo ha cantato e ballato durante il gioco. Lo ha cantato e ballato non per protesta (il tango Cambalache ha un testo contro la guerra, contro le dittature) ma per gioia, per felicità, per divertimento. Il calciatore sudamericano in questione ballando e cantando quel tango ha affermato la propria superiorità e quella della sua squadra, che lo ha assecondato e accompagnato dall’inizio, il tango non si balla da soli. Il Napoli sa ballare il tango. Se sai ballare il tango è difficile che qualcuno possa impedirtelo.

Il poeta russo Velimir Chlebnikov scrisse “Tintinnano azzurri sonagli / Come tenero riflesso sonoro, / E si alzano già i primi uccelli / Dalla piana espressione «io amo».” (da 47 poesie facili e una difficile, Quodlibet 2009 traduzione di Paolo Nori). È chiaro che in questi quattro versi c’è tutto, potremmo addirittura cantarla in curva, quel genio di Chlebnikov apprezzerebbe. Questa poesia è meravigliosa, provate a immaginare seguendo le azioni del Napoli e ripetendo questi versi, provate, e ditemi se non pare che i calciatori corrano più veloci e più leggeri, ditemi se non pare che qualche volta si sollevino da terra, ditemi se l’amore del tifoso esiste solo se esiste quello del calciatore per ciò che fa, vedete, quando una squadra gioca bene, quando i calciatori in campo ridono e si divertono, vuol dire che sta accadendo qualcosa. Il sentimento che si percepisce dal campo agli spalti è lo stesso, somiglia alla felicità, ricorda una poesia perfetta, come quella di Chlebnikov.

Gli appunti del drone Giggino

Certe partite vorrei guardarle dalla tribuna, anzi dalla curva, godermele e cantare, ma vedete io sono un professionista, un drone napoletano ma drone. Faccio il mio dovere. Ragazzi, non ho acceso nemmeno il meccanismo di registrazione dati che abbiamo già segnato. Fenomeno. Stasera mi soffermo, me lo ha chiesto il mister, sulla partita di Callejon. Uagliù, da quando il ciuffo non mi disturba più, Calle gioca che è una meraviglia, i dati non sbagliano, non starà segnando ma ieri sera è stato strepitoso. Recupera palle, corre lotta, inventa, si muove, meno attaccante, più mediano. Incredibile. Le fasce del Napoli funzionano benissimo, e la difesa e il centrocampo si muovono insieme, vederli dall’alto è uno spettacolo. Higuain ha fatto il secondo, bellissimo. Il fatto che l’Inter abbia avuto una reazione di “cuore” e “coraggio” è un bene per l’Inter, cioè non avessero avuta nemmeno quella che squadra sarebbero. Perché come gioco l’Inter è ridicola, senza idee, bisogna dirlo. In tv non lo dicono? Ve lo dice Giggino. Vittoria meritata, con colpo di fortuna finale, ogni tanto tocca a noi. Mister, facimmec’ ‘na canna.

Notizie dall’Inghilterra

Mi dicono che il napoletano Inler ieri sera ha organizzato una visione della partita del Napoli a casa sua, dice che pareva di stare nei quartieri, uagliù Inler terrà pure la uallera ma dovreste sentirlo quando esulta in napoletano. Britos non seguiva l’incontro perché stava cucinando gli hamburger, comunque è rimasto contento.

Notizie dal nulla

Zuniga pare sia vivo.

Note a margine:

–  Mancini sarebbe capace di non schierare nemmeno se stesso, per farvi capire quanto ne capisce

–  Ieri sera ho sentito juventini fare i complimenti all’Inter, veramente falsi e timorosi.

–  Stamattina, al bar, il barman interista mi ha fatto i complimenti e mi ha dato il caffè in una tazzina blu, lui ne capisce più di Mancini

–  Tutti a sottolineare i due pali all’ultimo minuto, dimenticando lo show di Higuain di un minuto prima, diciamole tutte, le cose

–  #IoStoConSarri
Gianni Montieri

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