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Mariella, trapiantata in Inghilterra nella città con il maggior numero di italiani dopo Londra

Mariella, trapiantata in Inghilterra nella città con il maggior numero di italiani dopo Londra

Quante probabilità ci sono che una napoletana emigrata in Inghilterra, approdi per caso, dopo aver cambiato più volte lavoro, città e casa, in una città in cui 1/5 della popolazione ha origini italiane? Poche, forse, ma è ciò che è capitato a Mariella Ragni, 41 anni, insegnante di Scienze alle superiori.

Nata e cresciuta a Napoli, in via Aniello Falcone, dieci anni fa Mariella è partita per l’Inghilterra per un contratto di ricerca post dottorato in Oceanografia Biologica, all’Università of Essex. L’idea era tornare a casa dopo due o tre anni, e invece ha messo su famiglia con un compagno francese dal quale ha avuto due bambini, Matteo, di 8 anni e Alessio di 5: “È stato più semplice rimanere qui, anche se cambiando lavoro, città e sei case, che tornare in Italia – spiega – Qui le piccole grandi cose della vita, tipo parcheggiare, cambiare lavoro o comprare una casa sono molto più semplici che da noi, anche se manca tutto il resto”.

Racconta di un’Inghilterra colpita al cuore dai fatti di Parigi, ma dove, “a parte qualche battuta a denti stretti, gli inglesi sono troppo politically correct per esternare preoccupazione e diffidenza e troppo british per cambiare vita ed abitudini nonostante lo shock”.

Da cinque anni Mariella vive a Bedford, a 35 minuti di treno da Londra, la città inglese con la più alta percentuale di abitanti di origini italiane, 1/5, appunto, seconda solo a Londra per il numero di italiani che ci vivono. Sono quasi tutti di seconda o terza generazione, perfettamente integrati nella città: “Ho alunni italiani con cui scambio battute sul calcio, come Orazio, 14 anni, che sa tutto di Maradona e che adora Insigne. Quando entro dal salumiere di Giuseppe da Benevento sembra di essere nel Vomero di vent’anni fa, senza bancomat, solo contanti, con la signora alla cassa che ti riempie le buste, le chiacchiere con qualche battuta in dialetto e la cordialità delle botteghe di un tempo. Pensa che a Pasqua ho trovato anche i cicoli per il casatiello!”, racconta. Una bella cittadina, Bedford, in cui consiglia di passeggiare sul lungofiume di Russel Park o di cenare da Embarkment, meraviglioso ristorante in stile Tudor, magari assaggiando il “Sunday rost”, l’arrosto della domenica servito con la salsa “gravy”, con carote, piselli e patate, oppure lo “Yorkshire Pudding”, una specie di ciambella con una cavità al centro che viene sommersa di salsa gravy. Il tutto, naturalmente, condito da fiumi di birra, la specialità del posto.

Mariella, comunque, tornerebbe immediatamente a vivere a Napoli: le mancano il mare, gli affetti, il Lungomare, “dove ho scorazzato in motorino o pattini negli anni dell’Università” e la magia del Borgo Marinari, soprattutto. Il legame con la città è tenuto vivo dalla squadra di Sarri: “Il Napoli è la passione che non passa mai”, dice, e identifica il San Paolo come il luogo che le ha permesso di ammirare Maradona.  

La partita la guarda a casa con Alessio, che per l’occasione indossa la tuta del Napoli. Matteo gioca con il club “Town Youth”, di Bedford, ed oggi è impegnato in una partita di campionato, arriverà solo a secondo tempo inoltrato.

Quando Destro affonda Reina Mariella si lascia andare a una parolaccia, ma poi in meno di una frazione di secondo torna lucida: “Mo’ ci scetiamo noi, tranquilla!”. Al gol di Rossettini inizia a pensare che i nostri siano rimasti spiazzati dall’atteggiamento del Bologna che ci affronta a viso aperto e che non ci stiamo con la testa. Ma confida in Sarri e nel “cazziatone” che gli farà negli spogliatoi. Soprattutto, confida in un lampo del Pipita. Ne prendiamo tre di gol, prima che Higuain ci illumini con una palla strepitosa. Lei, intanto, non ha mai smesso di sperare in una rimonta, neppure per un secondo. Le faccio notare che è tipicamente femminile non arrendersi neppure in situazioni così e lei mi dà la sua spiegazione: “Forse perché siamo atavicamente abituate a lottare e anche a riuscire”, dice. Pipita ne segna un altro e ci mettiamo a urlare insieme, la speranza si fa più viva. Lei sogna addirittura un rigore all’ultimo secondo. Ma la magia non riesce, neppure a due donne insieme. “Mi vado a’ mbriacà” sono le sue ultime parole in collegamento da Bedford.
Ilaria Puglia

 

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