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Nicola, vigile del fuoco napolista: «Mio figlio è interista, quand’era piccolo era Adriano-Vieri contro Varricchio»

Nicola, vigile del fuoco napolista: «Mio figlio è interista, quand’era piccolo era Adriano-Vieri contro Varricchio»

È nato a Napoli solo “per motivi tecnici”, poiché è cresciuto a Lacco Ameno, Ischia: “È Lacco la mia pace interiore, il mio equilibrio, sto solo facendo un lungo viaggio per tornare, alla fine, dove è la mia vera casa”. Ed è veramente un lungo viaggio, quello di Nicola Ciannelli, che da vent’anni vive in Toscana, a Cascina di Pisa. Quarantotto anni e due figli adolescenti, laureato in Ingegneria, Nicola è funzionario direttivo dei Vigili del Fuoco: “Un lavoro meraviglioso – dice – è impagabile la soddisfazione nel constatare che il mio impegno rende un servizio utile alla gente. Per un ingegnere come me, poi, è ancora più gratificante: per risolvere problemi tecnici di sicurezza antincendio o strutturale, per esempio, è necessario conoscere bene i processi produttivi, le diverse soluzioni costruttive, i nuovi sviluppi tecnologici…”.

Parla di Cascina come di un piccolo centro dall’atmosfera familiare, abitato da persone semplici, dirette e solidali, in cui i servizi sono accessibili a tutti ed efficienti, e dove “il mare non è lontano, cosa che per uno come me, cresciuto con l’azzurro di Ischia nel cuore e appassionato di immersioni è un aspetto non trascurabile. E poi ci sono piste ciclabili e di mountain bike. Qui puoi fare sport all’aria aperta e godere di panorami meravigliosi”. Dà consigli turistici su Pisa e dintorni: “È d’obbligo un giro a Piazza dei Miracoli, ma anche sulle colline circostanti Pisa, come Calci, Buti e Volterra, e poi il tratto di costa da Livorno a Grosseto è bellissimo, e l’Isola d’Elba è quasi all’altezza della mia Ischia”. Decanta il meraviglioso sapore della carne toscana soprattutto della “tagliata di manzo guarnita con rucola e parmigiano e condita da vino rosso”, anche se resta indissolubilmente legato alle salsicce con friarielli, al coniglio all’ischitana, alla parmigiana di melanzane e agli spaghetti con le vongole”.

E poi c’è il Napoli a tenerlo avvinto alle sue origini. La sua prima volta al San Paolo è stata nel 1978, per Napoli-Dinamo Tblisi di Coppa Uefa, anche se la partita che gli è rimasta nel cuore più delle altre è stata Napoli-Juve di 30 anni fa: “Ci andai con alcuni amici. Entrarono al San Paolo juventini e uscirono convertiti, estasiati e travolti dalla gioia di un popolo in festa”.

È solo nel suo salotto da divorziato per quasi tutto il primo tempo, preoccupato del fatto che la sosta possa aver danneggiato lo spirito combattivo del Napoli di Sarri. Poi lo raggiunge il figlio diciassettenne Paolo. “I figli sono pezzi di cuore, ma Paolo è interista – racconta Nicola – vivo questa cosa con rassegnazione ma anche con un pizzico di gratitudine per la scampata tragedia: pensa se fosse diventato juventino!?”. Racconta di avercela messa tutta ad “educarlo” come si deve, “ma quando, nel momento in cui un bambino matura la sua fede calcistica, il Napoli gioca con Varricchio e company mentre l’Inter fa faville con Adriano e Vieri, allora l’impresa è impossibile per chiunque”. Paolo guarda la partita mantenendo un atteggiamento neutrale “porta rispetto per il padre e per la città in cui è nato”, spiega Nicola. Al gol di Insigne, però, si lascia andare ad un sospiro di sollievo perché gli piace che il padre sia allegro e spensierato. E Higuain premia l’amore filiale con un altro gol. Un clima di leggera allegria si diffonde tra le colline toscane: “Quasi quasi metto la pentola su fuoco: aggio fatt ‘na bolognese ca va annanz’o Re”, commenta Nicola, mentre Paolo si lascia andare a una stupenda imitazione di Lorenzo: “Mi scioglie il cuore sentirlo parlare con marcato accento napoletano. Vuol dire che, nonostante tutto, ho fatto un buon lavoro”.
Ilaria Puglia

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