ilNapolista

Sarri a Veltroni: «Prima ero più rigido, poi ho capito che il calciatore deve divertirsi, liberare il bambino che è in lui. Il calcio o è un progetto o non è»

Sarri a Veltroni: «Prima ero più rigido, poi ho capito che il calciatore deve divertirsi, liberare il bambino che è in lui. Il calcio o è un progetto o non è»

Da qualche mese Walter Veltroni è tornato all’antico amore per il giornalismo e in particolare per il giornalismo sportivo. Ha trovato la sua casa al Corriere dello Sport. Qui ogni settimana intervista un protagonista del calcio italiano. La scorsa settimana venne pubblicata la sua conversazione con Sandro Mazzola, il baffo interista che per la prima volta ha ammesso che l’Inter di Herrera utilizzava sostanze proibite e quindi per la prima volta dava ragione al fratello Ferruccio (nel frattempo morto) con cui aveva invece litigato.

Oggi è il turno di Maurizio Sarri. Non vi riportiamo tutta l’intervista, sarebbe un atto di scorrettezza nei confronti del quotidiano. È un’intervista da leggere. Al di là del suo desiderio di conoscere Maradona, sono due le risposte che a noi sono piaciute molto. Ve le riportiamo. 

«Prima ero più rigido. Ero più portato a pensare che la tattica fosse un valore assoluto. Ora so che il bambino che c’è in ogni giocatore non va mai spento. Non va mai represso l’aspetto ludico, quello per il quale il calcio si chiama, appunto, gioco del calcio. Quando un giocatore si diverte rende il doppio, ed è uno spettacolo meraviglioso». Un Sarri in versione Pascoli che andrebbe approfondito.

E la seconda è relativa al calcio italiano e all’ambiente Napoli. La domanda è: Quanto pesa l’emotività nel calcio italiano, quanto impedisce progetti innovativi che hanno bisogno di tempo?

«Questa frenesia, per la quale un allenatore è un cretino se perde due partite o un genio se ne vince due e un attaccante una schiappa se sbaglia un rigore e un genio se fa un gol qualsiasi, rende molto difficile far vivere progetti e quindi far evolvere il calcio. I tre anni in cui sono stato ad Empoli sono riuscito a im- postare un ciclo che ha dato dei buoni frutti. Non eravamo condizionati dall’ultimo risultato. Lo stesso spero di fare a Napoli dove ho trovato una società organizzata e un clima positivo. Il calcio o è un progetto o non è».

ilnapolista © riproduzione riservata