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Cinque modi per ammazzare un interista. L’omaggio del Napolista a Oreste del Buono

Cinque modi per ammazzare un interista. L’omaggio del Napolista a Oreste del Buono

Cinque modi per ammazzare un interista: o gli spari a tradimento prendendolo alle spalle, o lo impicchi, o lo soffochi in una tina colma di acqua, o lo bruci o, per dargli una morte più lieve, lo tagli a pezzi. Non male, no?

La firma in calce a questa macabra ma spiritosissima rappresentazione della passione calcistica più estrema utilizzata, però, come deterrente e, paradossalmente, come un invito a non caricare di altra tensione le partite più attese e più accese. Come può essere un derby tra Inter e Milan. Ed eccoci all’autore. Il disegno appartiene a un prestigioso tifoso milanista, più noto con la sigla (OdB) che con il nome e cognome: Oreste del Buono, che si autodefinì un “mezzo toscano” per l’impossibilità di essere scorbutico fino in fondo. Come Montanelli, per capirci. OdB, al contrario, è stato un campione della “cultura bassa”, quella senza fronzoli ma capace di emozionare. Aveva scelto La Stampa come giornale d’elezione e amava la quinta piuttosto che la ribalta. Quando compì 80 anni fu molto sorpreso dalla quantità di auguri ricevuti e rispose a tutti alla sua maniera, da mezzo toscano: «Ma di cosa vi complimentate, del fatto che io sia ancora vivo? Anche questo è da vedere». Dopo pochi mesi, infatti, morì e il presidente Ciampi lo salutò con un messaggio commosso. A nome di tutti i lettori.

Ma torniamo ai cinque modi per ammazzare un interista. Il disegno venne pensato e diffuso alla vigilia di un derby della Madunina dei tardi anni cinquanta. E, naturalmente, venne accolto con gioia dai tifosi milanisti e con un sorriso amaro da quelli del biscione. Ma senza odio. Altri tempi, si dirà, irripetibili ai giorni nostri, ma noi “napolisti” abbiamo la pellaccia dura e continuiamo a pensare che le cose prima o poi potranno cambiare. Nel senso auspicato da OdB. E, allora, per togliere veleno alla vigilia dello scontro di lunedì sera tra azzurri e neroazzurri, la favola dei “cinque modi” per far fuori l’avversario torna buona per spargere buonumore e per riparlare di Oreste del Buono che è stato uno dei protagonisti della cultura italiana del Novecento, capace di spaziare dal giornale al libro e poi ancora alle imprese manageriali. Per dirla con un critico che si è molto occupato di lui, la definizione più calzante di OdB è quella dell’intellettuale multitasking capace cioè, di suonare tutti gli strumenti dell’orchestra culturale. Le sue critiche furono, in molti casi, stroncature pesanti come una legnata tra capo e collo, ma usò per tutti lo stesso metro e non risparmiò neanche se stesso al punto da sborsare all’editore Einaudi dieci milioni di vecchie lire per ritirare tutte le copie di un suo libro – Un’ombra dietro al cuore – appena uscito. Motivo: lo aveva riletto e non gli era piaciuto. Eguale trattamento riservò a Gino&Michele per il loro “Anche le formiche nel loro piccolo si incazzano” e all’autore di Exodus al quale consigliò di non cimentarsi con imprese più grandi di lui.

Spietato ma dolcissimo e questa sua qualità OdB la espresse soprattutto nei commenti sportivi e nella felicissima intuizione del varo dell’edizione italiana di “Linus” che riscosse immediatamente un successo strepitoso. Era il 1995, Baldini&Castoldi commossi per tanta grazia ancora ringraziarono. Stessa sorte, poi, toccò alla serie dei “gialli” Mondadori, un’altra sua carissima creatura.

Ora, però, basta con gli elogi e congediamoci consigliando a OdB un sesto modo per ammazzare, tra mille virgolette, il tifoso interista: batterlo sul campo al termine di una partita leale ed entusiasmante. Che ne dite?
Carlo Franco

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