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Quel Milan-Napoli sospeso da Bergamo per nebbia, con Italo Cucci che parlò per la prima volta di Totocalcio clandestino

Novembre, clima da tregenda e nebbia fitta, spalti quasi gremiti per una partita che, nonostante tutto, ha sempre il suo “appeal”. Doppia sorpresa, però, quel giorno. La prima novità in assoluto, un esperimento che non si vide più nei nostri stadi fino al 1995-6, fu quella dei nomi dietro le magliette dei giocatori del Milan, in questo seguaci della moda americana lanciata dai Cosmos in un torneo che i vari Pelè, Beckenbauer, Chinaglia, Best ed un altro manipolo di campioni a fine carriera tentarono inutilmente di portare a livelli degni di questo nome. Vedere quelle maglie nel 1979, dove i numeri furono rimpiccioliti per fare spazio al nome del giocatore, fu un vero shock, una cosa talmente avveniristica che nessuno avrebbe mai più pensato di riproporre in futuro. Lo stesso Milan la indossò a partite alterne e l’anno successivo la mise in naftalina, forse sembrò un esperimento eccessivo anche al club di Via Turati vedere la modernizzazione di icone del calcio come Albertosi, Maldera, Bet o Bigon col nome dietro la schiena. La seconda fu la beffa che l’arbitro Bergamo giocò ai tifosi e al Totocalcio sospendendo la partita dopo il secondo minuto del secondo tempo. In pratica fece rientrare le squadre in campo, con la nebbia sempre più fitta, e dopo due giri di lancette fischiò tre volte la fine delle ostilità suscitando una lunga ed infinita scia di polemiche. Fu questo il Milan-Napoli del campionato 1979-80 con i rossoneri freschi di stella ed un Napoli che vagava per i campi verdi d’Italia senza arte né parte in uno dei campionati più insipidi e scialbi della sua storia. Gli azzurri finiranno il campionato poco sopra la zona salvezza, all’undicesimo posto con Vinicio che si lasciò intrappolare in sterili polemiche sul modulo. La squadra finì malinconicamente nelle mani di Sormani, promosso dalla Primavera ma tecnico ancora acerbo.

Il Napoli, prima della trasferta di San Siro, aveva battuto 1 a 0 l’Udinese al San Paolo con l’unico gol del campionato segnato dal “cavallo di ritorno” Speggiorin che, nelle intenzioni della società, insieme a Capone e Damiani, avrebbe dovuto sostituire Savoldi, ritornato al Bologna. La squadra dell’anno precedente era stata smantellata a favore di vecchietti come Bellugi, Badiani, Improta e due promesse come Bomben e Lucido. L’unico che dimostrerà di avere un’anima sarà Guidetti, preso dal Vicenza per far compagnia a Filippi. Alla fine dell’anno 20 reti segnate e 28 subite, capocannoniere Damiani con 4 reti, un campionato disastroso, vissuto un po’ alla giornata, prendiamocela come viene. Lontani i tempi in cui il timoniere Vinicio faceva “arrecriare” l’Italia pallonara con il suo gioco spumeggiante e frizzantino. Adesso sono tempi grami e “pane e salame” sembra già un’ottima pietanza. Sono, però, anche quelle annate dove ti può riuscire il colpo e ti salvi una stagione. Erano infatti già due anni che il Napoli vinceva col Milan fuori casa, due colpi esterni con Savoldi su rigore prima e poi con il bel volo d’angelo di Majo. Come si dice, “non c’è due senza tre”. Le squadre, però, in quella nebbia fitta, capirono subito che ci si poteva accontentare del pareggio, le porte letteralmente non si vedevano! Dove lo buttiamo ‘sto pallone?

Le cronache di quella partita furono impietose e il pubblico pagò per tutto il sistema calcio che da lì a poco sarebbe andato allo sfascio dimostrando un marciume latente. Quattro mesi dopo, infatti, sarebbe scoppiato il primo clamoroso scandalo del “Calcio scommesse” e le camionette della polizia avrebbero fatto il loro ingresso negli stadi italiani. Questa volta non per sedare risse tra tifosi ma per arrestare giocatori, rei di aver venduto e comprato partite, presi addirittura all’uscita degli spogliatoi in stile “effetto teleilm”. Cosa successe in realtà quella domenica dove tutti bocciarono l’infelice scelta del Milan di indossare divise recanti il nome dei giocatori? Partita iniziata alle 14.30, come voleva il calcio di quegli anni, con i giocatori che si riconoscono tra di loro solo per il modo di muoversi in campo. Il pubblico è ufficialmente fuori dalla gara anche se ha versato circa settanta milioni nelle casse della società rossonera. Alla ripresa delle “ostilità” la nebbia è ormai padrona incontrastata del campo e l’arbitro Bergamo decide di sospendere la partita avvalendosi di quanto dice la regola 5 vale a dire che è “esclusiva competenza dell’arbitro decidere sulla impraticabilità della gara”.

Allora tutto regolare? Certo, ma solo perché Napoli e Milan, giocando solo due minuti del secondo tempo, fecero scattare una regola assurda che penalizzò solamente i tifosi. Appassionati che già pagavano prezzi alti per spettacoli spesso brutti, noiosi e partite senza gioco, ora si ritrovavano ad aver pagato per “non aver assistito” alla gara e a subire la successiva umiliazione di vedere il recupero pagando un altro biglietto. Si parlò, e a ragione, di “grande truffa”. Non fu l’unica, un’altra ben più grave la denunciarono le sacrosante parole di Italo Cucci che sottolineò l’esistenza di un cosiddetto “Totocalcio clandestino” (parallelo a quello ufficiale) spiegando come le puntate avessero raggiunto cifre astronomiche e temendo l’intromissione in questo sport di operazioni camorristiche. E il noto giornalista emiliano fu profetico quando evidenziò come in un prossimo futuro qualcuno sarebbe intervenuto sui giocatori, anche con maniere intimidatorie, per garantirsi dei risultati che gli avrebbero fatto incassare milioni e milioni. Indovinato in pieno, quel timore non era follia nè fantascienza ed il calcio, all’alba degli anni ’80, non sarebbe stato più lo stesso.

Per la cronaca il famoso detto “non c’è due senza tre” si avverò, la cabala non sbagliò. Infatti nella ripetizione della gara, in cui il presidente del Milan Colombo fece pagare a tutti un biglietto ridotto, il Napoli vinse ancora per 2 a 1. Autori delle reti, due carneadi del gol, il piccolo Filippi e il diciottenne lungagnone siciliano Raimondo Marino, schierato al posto di Tesser passato in mediana, che rimediarono all’autogol di Ferrario. In quella occasione il Milan fu truffato, sportivamente s’intende, dal Napoli per la terza volta consecutiva.
Davide Morgera (foto Archivio Morgera)

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