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Godiamoci Sarri, al di là del risultato

Godiamoci Sarri, al di là del risultato

Per me Sarri ha già vinto e, con tutti gli scongiuri del caso, voglio raccontare una storia.

Quando questa estate nella girandola di nomi sui possibili successori di Benitez spuntò, all’improvviso, quello di Sarri, cominciai ad incuriosirmi al personaggio.

Andai prima di tutto a leggermi gli articoli segnalati nell’ottima rassegna stampa del Napolista e le prime impressioni furono decisamente positive: il padre operaio, la nascita e l’infanzia napoletana, il tifo per il Napoli e Maradona, le simpatie comuniste, gli interessi letterari, la scelta a quarant’anni di lasciare la banca per fare l’allenatore, la gavetta e la lenta scalata dai dilettanti alla serie A, l’umiltà e il basso profilo alla tenente Colombo, la passione per il proprio lavoro, la propensione verso la tecnologia e i droni… sembrava proprio avercele tutte, sulla carta rispondeva al modello del mio allenatore ideale.

Poi andai a vedere qualche sua intervista su YouTube, in particolare quelle per una tv locale empolese dove Sarri poteva esprimersi con particolare schiettezza, e lì rimasi letteralmente folgorato. Il nostro allenatore ha capacità comunicative eccezionali, il suo linguaggio aderisce completamente alla sua forma di vita, è di una sincerità ed essenzialità disarmanti, le sue parole vanno dirette ai vissuti e alle cose, hanno un che di primitivo e, soprattutto, cosa rara, sono trasversali rispetto a qualunque registro comunicativo e si ha l’impressione che possano colpire indifferentemente l’intellettuale, il borghese, il contadino, l’operaio e l’imprenditore.

Non ho avuto occasione di ascoltarlo dal vivo, ma comprendo Gallo quando dice che le sue conferenze stampa sono uno spettacolo. Non mi sorprende per nulla che sia credibile di fronte a tutti i suoi giocatori, né che si faccia seguire anche dagli Higuain e i Callejon. Poi mi sono imbattuto in un video di circa due ore in cui teneva una lezione in Toscana per alcuni aspiranti allenatori, ne avrò visto una ventina di minuti circa, ma mi è ampiamente bastato per capire che è qualcosa di pazzesco il modo in cui prepara le partite e cura tutte le fasi del gioco. Consiglio a tutti di guardarlo prima di azzardarsi in giudizi tecnici sulla squadra.

Mi sembrava che Sarri fondesse la bonarietà e la saggezza di Reja, la maniacalità e la dedizione di Mazzarri, lo spessore culturale e lo sguardo di lunga prospettiva di Benitez. In seguito, quando De Laurentiis lo ha finalmente ingaggiato, ho avuto la netta la sensazione che ci trovassimo di fronte al nostro nuovo Maradona e che la sua parabola di vita professionale potesse intrecciarsi e trovare il suo punto di massimo con quella sportiva del Napoli.

L’unico mio timore era che fosse licenziato prima di mostrare il suo valore, ma dopo le partite con il Brugge e la Lazio il timore si è dissipato. Questo non vuol dire che vinceremo necessariamente lo scudetto (anche se, per atto di fede scaramantico, quando le cose andavano male, ho scommesso, tra l’incredulità generale dei giocatori in una agenzia di Roma, 50 euro sulla vittoria del Napoli nel campionato), ma mi sembra si stia innescando un circuito virtuoso di fiducia, di lungo periodo, tra allenatore, giocatori, pubblico e perfino buona parte dei giornalisti (manca ancora, è vero, la dirigenza) che, come auspicava Benitez, senza però essere riuscito fino in fondo a determinarlo, è la condizione per poter vincere, “tutti insieme”, in un posto come Napoli. Come è stato per Pesaola, Vinicio o Reja, Sarri pare sia in sintonia con la città e abbia in parte assorbito le forme di vita dei suoi abitanti. Infine, anche per il modo in cui è arrivato, Sarri potrebbe rappresentare la via peculiare napoletana al successo, l’espressione dell’arte geniale ed estemporanea del sapersi arrangiare, l’esito di una virata improvvisa dopo lo sbarramento della via Europea, “programmata”, rappresentata da Emery.

Per un tifoso che non sia juventino, interista o milanista sono pochi i periodi per poter gioire, ma proprio per questo sono più intensi e non vanno dissipati, tra due domeniche potremo essere a tre punti o a nove dalla testa della classifica, ma cambia poco, il Napoli è bello e lo sarà sempre di più, godiamocelo, poi dove Sarriviva Sarriviva!
Salvatore Dini

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