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Anche Il Mattino che “nasconde” le frasi anti-Napoli di De Laurentiis è negazionismo delle élite (come dice Rosy Bindi)

Anche Il Mattino che “nasconde” le frasi anti-Napoli di De Laurentiis è negazionismo delle élite (come dice Rosy Bindi)
Aurelio De Laurentiis

Il Mattino è lo storico quotidiano di Napoli ed è un giornale, nonostante non sia più il colosso di copie vendute di un tempo, che leggiamo tutti con affetto, per abitudine, magari soltanto per nostalgia da emigrazione (ovviamente per chi è andato via). Fatta la premessa non preconcetta, colpisce che nel giro di dieci giorni il Mattino abbia omesso o snobbato alcune feroci e amare dichiarazioni di Aurelio De Laurentiis sulla città e sulla sua società civile. Oggi in appena un rigo è ricordata la frase di ieri del Presidente in cui ancora una volta rivendica la sua gestione non fallimentare del Napoli a fronte “tutto intorno” del declino della società civile. Ai primi di settembre, invece, completamente omessa, per non dire censurata in senso zdanoviano (lo stalinista, non quello della rubrica napolista), questo corposo passaggio aureliano: “Annata fallimentare? Ma quando mai, forse la vostra è stata fallimentare. E non perché abbiamo vinto due coppe, ma perché siamo arrivati molto più avanti del quinto posto. Abbiamo sbagliato quattro rigori. Nella vita si vince e si perde. Cari napoletani, l’avete vista la vostra città? Da quattro anni il porto non vive? I cinesi vanno a Civitavecchia. Avete visto gli scavi di Pompei? Avete visto il patrimonio che avete sotto gli occhi e non riuscite a ottimizzare? Ma dove vivete? Scendete sulla terra”.

Colpisce questa sottovalutazione, chiamiamola pure così, perché allo stesso tempo si dà grande risalto a tutto il resto di De Laurentiis, quando attacca i finti tifosi di matrice camorristica, oppure lo Stato centrale di Roma, incarnato dal premier Matteo Renzi e dal ministro dell’Interno Angelino Alfano. Perché, dunque, questo snobismo? La risposta, paradossalmente, è in un’altra pagina del Mattino, su un’altra la questione. E cioè la polemica sulle dichiarazioni di Rosy Bindi, presidente dell’Antimafia parlamentare nonché volto noto del Pd antirenziano. Bindi se l’è presa con la camorra parte integrante della società napoletana e ieri si è difesa così: “A Napoli c’è un rischio negazionismo della camorra che forse una certa élite della città vuole continuare ad alimentare”.

Ecco il punto, ecco il concetto chiave che secondo me integra quanto scritto da Raniero Virgilio su De Laurentiis e soprattutto da Max Gallo in questi anni sulla speranza globale del rafaelismo. Il negazionismo delle élite è quello che rigetta con fastidio le dichiarazioni anti-napoletane del presidente sulla società civile. Il tema è quello dell’intoccabilità della napoletanità da parte di alcuni santuari (forse semplici cappelle) intellettuali della città. Gli stessi che hanno rifiutato l’internazionalizzazione di Benitez, che poggiava su una condizione primaria: “Voi napoletani dovete smetterla di pensarvi diversi”. Così quando DeLa dimostra ancora di essere in sintonia col pensiero di Rafa scatta subito il fastidio omissorio. Meglio, sempre meglio cavarsela con l’eterno ritornello contro la camorra e contro il governo di Roma (sono 40 anni che si ripete lo stesso titolo: “A Napoli lo Stato assente”). E meglio accontentarsi, a livello calcistico, di Maurizio Sarri, che ancora non abbiamo capito se è il nuovo Orrico oppure il nuovo Sacchi. Il rafaelismo è stato questo, almeno come lo intendo io. Combattere il negazionismo delle élite ed è risibile quando i tanti critici salottieri riducono tutto a una questione difensiva e di gol subìti.

Per tornare, infine, a un aspetto concreto delle parole di DeLa sulla città, quelle degli inizi di settembre sul porto che non vive più. In questi giorni, per lavoro, mi tocca stazionare lunghe ore a Palazzo Madama. Tutti i giornali scrivono del rischio di approvare la riforma radicale della Costituzione (una settantina di articoli) con una manciata di senatori trasformisti. Tra questi viene segnalato anche il buon Riccardo Villari, democristiano napoletano che è stato mastelliano e rutelliano e adesso è berlusconiano. Si dice che possa votare sottobanco la riforma della Carta in cambio, da parte del nuovo potere renziano, della presidenza dell’Autorità portuale di Napoli. Mi chiedo e vi chiedo: ha ragione De Laurentiis oppure queste élite sono da difendere senza se e senza ma? Con Villari, che è medico, il porto tornerà a vivere?
Fabrizio d’Esposito

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