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Lo striscione di minacce a De Laurentiis col richiamo a Ferlaino è un brutto segnale

Lo striscione di minacce a De Laurentiis col richiamo a Ferlaino è un brutto segnale

Sono tornati i fantasmi del passato. In campo e fuori dal campo. Qui parliamo del fuori. Di quello striscione comparso in curva A dopo il 2-2. Pochi minuti prima ne era apparso uno anche in curva B. Contro il presidente ma senza minacce. I cori contro De Laurentiis sono partiti in automatico dopo il 2-2 di Eder. E con i cori quello striscione: “Ancora una volta hai solo parlato, il tuo comportamento è meschino, ma vuoi fare la fine di Ferlaino?!”. Dove per fine di Ferlaino si intendono le contestazioni dei primi anni Ottanta, Maradona non c’era ancora, culminate con la bomba carta gettata nella sua villa di via Crispi. Era il 1982. Prima della partita un aereo sorvolò il San Paolo con la scritta “Ferlaino vattene”, un altro ancora “Ferlaino via, Juliano torna”. L’Ingegnere cedette temporaneamente la presidenza al costruttore Brancaccio. Anni dopo, nella stagione 2000-2001, quella del diarcato con Corbelli e della serie B, le molotov lanciate nella sua residenza per mandargli a fuoco la macchina – una Twingo – furono due: una a novembre e una ad aprile. La sua Twingo si salvò, andarono in fumo altre macchine oltre a un ficus. Di danneggiamenti ne ha subiti eccome, anche dopo la finale di Coppa Italia persa col Vicenza.

Lo striscione comparso ieri in curva A richiama quei momenti. In italiano si chiama minaccia. Nei giorni scorsi sono stati affissi in città i soliti manifesti contro il presidente. Si respira un clima poco piacevole da tempo, lo sappiamo. E paradossalmente il clima è diventato più irrespirabile da quando la squadra è stabilmente entrata tra le prime cinque del calcio italiano (e anche tra le prime venti del calcio europeo, in verità). Criticare è lecito. Lo sarebbe anche contestare ma questa è una contestazione senza fine che sembra avere un preciso obiettivo. Una contestazione che non si esaurisce mai. Che viene condivisa da una fetta consistente dei tifosi. Ne abbiamo scritto tante volte. Ciascuno ha le sue idee. La nostra è che De Laurentiis, con tutti i limiti della sua gestione, ha grandi meriti nell’aver riportato il Napoli in posizioni di classifica che mancavano da oltre vent’anni.

Le minacce, però, no. È un ulteriore salto di qualità della contestazione. Il discorso è sempre lo stesso: non dovrebbero esserci i controlli all’ingresso? Perché allo stadio alcuni settori sono zone franche? L’esposizione di quello striscione è grave. Ieri, tra l’altro, in Curva A si sono anche picchiati. A Roma quest’anno il prefetto si è imposto per lo spacchettamento della curva. Ieri ha funzionato ma ovviamente è presto per giudicare.

Resta l’assurdità e la gravità della situazione. Che cosa accadrebbe se il Napoli dovesse compiere un altro passo falso? Quello striscione non deve passare sotto silenzio. Non mettiamo la testa sotto la sabbia per poi svegliarci un giorno e scoprire quel che abbiamo sempre davanti al naso. Non stiamo qui a ricordare che il calcio è un gioco e che De Laurentiis fa l’imprenditore. Lo abbiamo ripetuto decine di volte. A nostro avviso occorre che le forze dell’ordine facciano il proprio lavoro ma anche che chi ne ha la possibilità contribuisca a riportare serenità. Il clima è pesante da troppo tempo. E non per l’umidità che ricorda Panama.
Massimiliano Gallo

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