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Dopo la finta amichevole di Nizza rimbomba l’invettiva di Monzeglio

Dopo la finta amichevole di Nizza rimbomba l’invettiva di Monzeglio

Mentre scorrevano i titoli di coda dell’amichevole di Nizza finita in corrida con la complicità dell’arbitro, il vecchio cronista, che la partita l’aveva vista insieme ad Antonio Corbo e quindi era persona informatissima dei fatti, era seriamente preoccupato: come reagirà alla sconfitta la parte lazzarona del tifo napoletano e, soprattutto, quella con l’eterna puzza sotto il naso che si placa, come i dem che azzannano Renzi, solo facendo sfracelli dialettici? La risposta potete darla anche voi insieme al cronista: reagirà male, molto male. Innanzitutto, senza considerare neanche per un attimo che avevano assistito al modico (!) prezzo di dieci euro, ad una partita finta – mi fa strano definirla amichevole viste le carezze che i calciatori si sono scambiati – e neanche li avrà sfiorati che la squadra vera era rimasta a Castelvolturno e che quindi non è il caso di fare tragedie, ma attaccheranno e, soprattutto, coglieranno al volo l’occasione per digliene quattro, se non otto, a De Laurentiis, a Sarri che ha scelto di empolizzare il Napoli. All’insegna del ve lo avevo detto io e, peggio ancora, questi ci stanno facendo fessi, daranno libero sfogo al loro istinto calcisticamente primordiale. Perché, caro il mio Max, di questo si tratta e ancora una volta tocca rispolverare la saggezza piemontese di Eraldo Monzeglio che, dopo essere stato esonerato , riprendendo il treno, pronunciò la celebre invettiva: a Napoli non avrete mai niente di buono. È trascorso mezzo secolo, ma la situazione è ancora la tessa.

Messe le cose in chiaro, cerchiamo pacatamente di leggere tra le righe della partita senza aggrapparsi all’alibi della condizione atletica ottimale per i francesi, ancora a mezza strada per i napoletani. Il calcio di Sarri si è intravisto, soprattutto nel primo tempo, e a tratti ha anche entusiasmato grazie alla straordinaria bravura degli interpreti dalla trequarti in su, ma le cose buone scompaiono sepolte dalle incertezze del reparto difensivo dove, nonostante i limiti ormai congeniti di alcuni elementi, Hysaj ha confermato tutto il bene che si è detto di lui e Chiriches si è confermato calciatore di spessore e abituato alle grandi platee ma da rimettere a nuovo atleticamente e tatticamente.

La conclusione è obbligata: si è perduto troppo tempo, il reparto è ancora da inventare perché così com’è annullerebbe l’armonia offensiva che invece è ancora migliorata rispetto all’anno scorso grazie alla illuminante regia di Valdifiori e ai polmoni di Allan che, però, ancora non ha fatto il pieno di energia. Voglio dire, in sostanza, che si parte con un minimo di vantaggio perché possiamo contare su due certezze: Reina e Hisay. E non è cosa da poco.

L’ultimo pensierino del mattino, dopo una notte trascorsa a scacciare gli incubi, va dedicato ad Hamsik. In partenza avevamo pensato ad un ticket con Zuniga, ma su Camilo, ormai, preferiamo tacere. Marek, invece, è un nostro patrimonio oltre ad essere il nostro capitano: perché non gioca? Cosa gli è successo? È vero, come qualcuno ha insinuato, che ha smarrito la sicurezza nei suoi enormi mezzi tecnici e atletici? Sono interrogativi inquietanti ma Hamsik deve scacciarli con una progressione delle sue che si conclude con un diagonale possente che sfonda la rete. Forza, capitano!
Carlo Franco

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