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Sarri era un rischio, lo sapevamo tutti (innanzitutto il Napoli). Ora bisogna dargli tempo e tranquillità

Sarri era un rischio, lo sapevamo tutti (innanzitutto il Napoli). Ora bisogna dargli tempo e tranquillità

Di tutto si può parlare tranne che di una sorpresa. Potremmo persino spingerci a scrivere di una sconfitta annunciata addirittura dall’allenatore. È dai primi giorni di Dimaro che Sarri va ripetendo che l’inizio sarebbe stato difficile, che le squadre partono sempre male. Addirittura l’altro giorno abbiamo pubblicato un articolo di Fabrizio Ferrari in cui veniva evidenziato che le ultime due volte in cui Sarri ha esordito su una panchina vincendo ha poi terminato l’avventura con un esonero. Paradossalmente, quindi, per i fedelissimi della scaramanzia, potremmo dire “meglio così”.

Ovviamente esageriamo. Come esagerati sono parsi tanti commenti post-partita. Un Napoli decisamente brutto, su questo non ci piove. Una squadra che ci ha riportato indietro di oltre trent’anni, agli anni grigi di Valente e Catellani, quando ci voleva il soffio dei tifosi sugli spalti per provare a spingere il pallone nell’area avversaria. Il primo tempo è stato di una disarmante mediocrità nonostante il vantaggio iniziale. Dal quarto d’ora in poi la squadra di Sarri non è praticamente mai entrata nell’area di rigore avversaria. Anche se chi era al Mapei Stadium ritiene che ci fosse rigore su Hamsik.

Non ha funzionato praticamente niente: né la fase difensiva (i tre del Sassuolo sembravano quelli del Barcellona) né il filtro a centrocampo né tantomeno la fase offensiva. L’attacco da oltre cento gol per due anni consecutivi è completamente evaporato: Consigli non ha dovuto compiere nemmeno una parata. Tre i tiri pericolosi nel secondo tempo (due di Mertens, uno di Callejon), tutti fuori dallo specchio. Un ritorno agli anni grigi, appunto.

Un Napoli troppo brutto per essere vero. Questa è la stessa squadra dello scorso anno con in più – che piaccia o meno – acquisti per 35 milioni. Non è un problema di organico, è un problema di tempo, come spiega da settimane Sarri. Nel post-partita il tecnico toscano ha dato prova di lucidità nell’analisi del match. È ovviamente consapevole che nei primi 45 minuti non abbiamo toccato palla. Ed è in qualche modo vero che abbiamo preso gol nel nostro momento migliore. “Il momento migliore non c’è” lo avrebbe corretto Totò. Facciamo quello meno peggio. Il Sassuolo complessivamente non ha rubato nulla, soprattutto per quanto espresso nel primo tempo, ma un pari ci poteva anche stare.

Ingaggiare Sarri voleva dire andare incontro a questi rischi. Lo sapevamo, l’allenatore si era persino autodenunciato e quindi adesso non gli si può mettere fretta. Il problema, semmai, è stato di chi – a partire da Dimaro – ha dipinto una realtà surreale intrisa di sudore, maniacalità e amenità varie che erano e sono solo un concentrato di livore e complesso di inferiorità verso chi non ha mai troppo considerato la classe giornalistica locale. A leggere i giornali, giusto per fare un esempio tra mille, sembra quasi che il Napoli abbia segnato oltre cento gol per due anni consecutivi per opera e virtù dello spirito santo. 

Se escludiamo i resoconti di fantascienza, Sarri ci ha sempre raccontato la realtà. Certo anche lui ogni tanto è incappato in qualche scivolone, è umano. E poi deve provare a portare acqua al suo mulino. Lo fanno tutti. Lo ha fatto anche lui. Le sue lezioni sulla difesa, la frase mazzarriana “il Sassuolo è il peggior avversario che ci potesse capitare” (comunque è un osso duro) e anche ieri sera la frase sulla Fifa e i giocatori convocati in Nazionale se la poteva risparmiare. Tutti da sempre allenano così, il calcio è questo da cento anni, francamente è una polemica lunare. Ma anche questo si sapeva. Sarri non ha quasi mai allenato giocatori che sono stati convocati in Nazionale: per lui le soste sono sempre state delle pause di approfondimento, adesso non potrà essere così.

Il problema, anche questo denunciato dallo stesso tecnico e che quindi conoscerà anche la società, è che Sarri fin qui ha sempre lavorato in piazze più o meno tranquille. Anzi, a dirla tutta, appena si è affacciato in ambienti più “caldi” – Perugia, Verona, Avellino – ha fallito. Tutti aspetti noti al momento dell’ingaggio del tecnico di Figline Valdarno. De Laurentiis ha dichiarato che studiò l’uomo per una settimana prima della firma, quindi nulla di quel che abbiamo scritto gli è estraneo.

Adesso, però, siamo passati dalle parole ai fatti. Ed è in questo momento che si vedrà lo spessore della società fin qui spesso carente quando si è trattato di dover fare quadrato attorno a un suo tesserato. Sarri è un’avventura tanto affascinante quanto rischiosa. Lo sappiamo dall’inizio. Non sarà semplice riuscire a mantenere gli equilibri di uno spogliatoio in cui ci sono non pochi attaccanti decisivi e appetiti da altre squadre. Ieri sera si sono accomodati in panca Callejon e Gabbiadini e anche chi ha giocato non ha sorriso come Higuain e Insigne, entrambi sostituiti.

Ci sono anche gli aspetti positivi. Ieri sera a Reggio Emilia il Napoli ha contato su un pubblico magnifico: settore ospiti pieno, tifo incessante e applausi a fine partita nonostante la sconfitta. È l’unica nota lieta della serata (insieme con le prestazioni di Reina e di Hamsik). Non è poco. Segno che anche il pubblico ha recepito la lezione, è consapevole che questo Napoli è un cantiere. Che va puntellato. Un segnale importante soprattutto in vista dell’esordio di domenica al San Paolo, uno stadio che lo scorso anno è stato spesso ostile. Domenica la spinta del pubblico – non importa quanti saremo, in genere è preferibile “pochi ma buoni” – avrà il suo peso.

Insomma, perdere alla prima contro il Sassuolo non fa fare salti di gioia. Ma era nella tabella di marcia. L’importante è che tutti gli attori di questa vicenda la rispettino e svolgano il proprio ruolo. Al di là della ridicola propaganda, i rischi erano contemplati in questa decisione. Ora bisogna assumersi la responsabilità di correrli.  
Massimiliano Gallo

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