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L’estate dei Vargas: Edu e la madre di Adamsberg

L’estate dei Vargas: Edu e la madre di Adamsberg

Vargas, finalmente. Fred. Fred Vargas. Jean-Baptiste Adamsberg è “uno spalatore di nuvole”. Non ha metodo, non riflette ma preferisce ciondolare e indulgere nell’indolenza fino all’accidia perché nulla riesce a sorprenderlo. Ed è per questo che Adamsberg è il miglior investigatore del giallo contemporaneo e la sua ultima inchiesta, intitolata “Tempi glaciali”, in appena una settimana è in testa alla classifiche. Erano cinque anni che mancava un inedito di Fred Vargas, lo pseudonimo letterario dell’archeologa francese che ha inventato Adamsberg. Lo “spalatore di nuvole” è un commissario del XIII arrondissement di Parigi e il suo più fidato collaboratore è il comandante Danglard, gran bevitore di vino bianco e mente iperscientifica. Danglard è l’esatto opposto di Adamsberg e la sua preoccupazione costante è riportare sulla terra il commissario. Il quale, tra l’altro, viene spesso sottovalutato dai suoi interlocutori, spesso indiziati. Ecco il punto che trasfigura questo inizio di luglio nell’estate dei Vargas. Perché Vargas, stavolta nel senso di Edu, è uno dei giocatori più sottovalutati del pianeta. Eppure, sabato sera, nonostante la sostituzione nella finale di Copa America, lui rideva e Messi e Higuain no.

L’enigmatico cileno è la conferma di quanto scriveva Eduardo Galeano: “Per quanto i tecnocrati lo programmino perfino nei minimi dettagli, per quanto i potenti lo manipolino, il calcio continua a voler essere l’arte dell’imprevisto”. Ed ecco perché, pur non essendo calciatore, Adamsberg non riesce mai sorprendersi, fino alla noia e all’indolenza. E’ egli stesso l’imprevisto. Così come Edu Vargas, capocannoniere della Copa America e numero undici della formazione ideale della competizione. Fa impressione scorrere l’elenco degli undici migliori e leggere: “Eduardo Vargas, Cile – Napoli”. Vargas non è solo mistero ma anche paradosso, a questo punto un personaggio da letteratura. L’impresentabile Luciano Moggi ha detto che il successo di Vargas dimostra il livello basso del calcio sudamericano. Forse è vero, forse no. Però non spiega tutto. Vargas è stato acquistato da Bigon ma rifiutato da Mazzarri, infine ignorato da Benitez: ricordo che l’anno scorso, vedendo su una tv spagnola il preliminare col Bilbao, i commentatori ridevano per il fatto che Rafa avesse preferito Michu a Vargas, chiedendosi: com’è possibile? Adesso l’oggetto oscuro ha di nuovo stupito tutti, complice un gol fantastico e forse merita finalmente un destino compiuto. Ma dove?
Fabrizio d’Esposito

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