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Come si fa a parlare di internazionalizzazione quando il MacDonald di via San Felice ha chiuso da tempo?

Come si fa a parlare di internazionalizzazione quando il MacDonald di via San Felice ha chiuso da tempo?

Ora che le tappe del lungo cammino verso il tanto agognato triangolino a bande tricolori verticali è segnato, sempre sia lodato il maestro Allevi per la sua memorabile benedizione, è tempo di riporre in valigia racchettoni e salvagente e prepararsi al debutto sulla via Emilia con rinnovato entusiasmo, squadra giovane e all’apparenza ben motivata, discreto sinora l’amalgama tra i reparti, prestazioni certo simboliche contro Dolomiten United e Torpedo Lavaredo e risultati rugbistici buoni al massimo per una quaterna a Ferragosto, ma prime sensazioni senz’altro positive con ciliegine sulla torta un Lorenziño già in piena forma campionatizia e il ritorno a casa di Pipita dopo notti brave e albe annebbiate, provate anche voi ad essere contemporaneamente capra espiatoria degli insuccessi di due Nazioni e poi fateci sapere se la caipirinha non vi sale come i peperoni arrostiti la notte.

Smaltite ordunque le scorie di una stagione alla scapece – e portata a termine l’opera di evangelizzazione delle valli prussiane con l’insostituibile appoggio del nostro amato vicario azzurro – urge senz’altro ripartire con il piede giusto facendo isola del tesoro degli errori del passato prossimo sventuro, inutile provare a fare il passo più lungo della gamba tesa senza la giusta programmazione mascherando il gap di organico e struttura societaria dietro un ingombrante ed irraggiungibile proclama di internazionalizzazione, quando pure il MacDonald di via Sanfelice ha chiuso da tempo e quello di Garibaldi a stento si regge sugli amici orientali in lunga attesa per raggiungere Ercolano e Pompei.

Meglio quindi concentrarsi volta per volta sull’avversario di turno, pur essendo ancora un cantiere senza personale al completo il Napoli di Sarri può davvero tornare a fare innamorare il tifoso, spirito di sacrificio e cuore per ovviare ad alcune macroscopiche carenze sia in difesa che sulla mediana, in attesa che Allan si dimostri degno erede del Policano dei tempi d’oro, Chiriches bravo sia a proporsi che a succhiare sangue agli avanti avversari e Gabbia raggiunga la sua definitiva consacrazione nell’anno che porterà a quell’Europeo che manca in bacheca da quando si sfrecciava a Posillipo in 500 abarth. Dopo la partenza forzata in trasferta per le note vicende legate all’uso improprio del sacro suolo del San Paolo arriverà quindi la Samp del simpatico viperetta, allorquando molti tifosi saranno probabilmente ancora incolonnati a Sicignano per il ritorno a casa, poi gita a cascina Sarri alla terza ed ecco l’occasione per la rivincita contro la Lazio, prima di battezzare all’inaspettato affaccio in serie A la Pomigliano modenese.

Non si tratta di sognare ad occhi aperti, però quindici punti in cascina sarebbero a questo punto il migliore viatico per affrontare il terribile trittico d’inizio autunno, Rube, Milan e Viola, prima di volare a casa del sempre ostico dopolavoro scaligero e cominciare a tirare le somme di una onestamente non proibitiva prima parte di stagione. Inter e Roma una a Novembre e l’altra a Dicembre, poi rush finale col Toro a domicilio e Frosinone a casa loro, e sotto col bilancio del girone di apertura, unico test attendibile in grado di dire al tifoso se rassegnarsi dovrà all’ennesimo anno di transizione ovvero sperare si può di alzare di più l’asticella delle ambizioni per scattare un selfie che dia finalmente spazio al blasone e alla storia azzurra, senza tagliare a metà le legittime aspirazioni di un intero popolo o fare le corna a chi, nonostante tutto, sorride beato al teleobiettivo minimo di un preliminare cempiònz. Perché in fondo il sogno di vincere con questi colori è tatuato sul cuore di ogni tifoso: visto che è impossibile nasconderlo, meglio coprirlo con uno ancora più grande.
Otto Tifoso

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