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Il Napoli di Sarri nella serie A con la Juventus rivoluzionata. L’importanza delle prime dieci partite

Il Napoli di Sarri nella serie A con la Juventus rivoluzionata. L’importanza delle prime dieci partite

Allegri, ma non troppo. A Torino. La Juve perde pezzi importanti (Pirlo, Tevez, Vidal, valigie pronte per Llorente ) e a Milano e a Roma si risvegliano ambizioni da scudetto. Juve più vicina? Chissà. Per il quinto scudetto di fila non sarà una passeggiata per la squadra bianconera che per quattro anni ha fatto il vuoto: +4 sul Milan nel campionato 2011-12, +9 sul Napoli l’anno dopo, +17 sulla Roma negli ultimi due campionati.

Chiacchiere in libertà sotto l’ombrellone. Ma, tempo una settimana, lunedì 27, il cervellone della Lega sputerà fuori il calendario del campionato di serie A 2015-2016. Lo farà nientemeno che all’Expo di Milano. Elementare, Watson. Nutrire il pianeta è lo slogan dell’esposizione meneghina. Giusto. C’è fame di gol. Sabato 22 agosto, fra un mese, via al campionato.

Novità assolute sullo schermo il Carpi (allenatore Fabrizio Castori, 51 anni, marchigiano) e il Frosinone (allenato da Roberto Stellone, 37 anni, romano, 90 partite e 30 gol da centravanti nel Napoli). Panchine nuove per Empoli (Giampaolo), Fiorentina (Sousa), Milan (Mihajlovic), Napoli (Sarri), Sampdoria (Zenga), Udinese (Colantuono).

La Juventus tampona le partenze importanti con Dybala, Mandzukic, Khedira e cerca un “dieci” di vaglia, un trequartista che abbia l’arte di Pirlo e la grinta di Tevez (nell’emergenza c’è Pereyra). Più vecchia di un anno, ma solida in difesa, la Juve ha organizzazione, carattere, orgoglio di appartenenza. E’ l’unica squadra italiana con una precisa identità e una storia importante. Questa è la base ricorrente dei suoi successi.

Fanfare spiegate a Milano, su carta e sul video, per il subbuglio delle due squadre cittadine che rimescolano le formazioni e tornano a promettere scudetto a breve termine.

FANFARE MILANESI – L’Inter rinnova la traballante difesa con Murillo e Miranda e mette un tigre nel motore a centrocampo (Kondogbia) spendendo 50 milioni. Il Milan si affida alla nuova guida tecnica (l’interista Mihajlovic) e, investendo 58 milioni, compra due attaccanti (Bacca e Luiz Adriano) avendone in “rosa” una mezza dozzina (ma Shaarawy è partito) e paga 20 milioni per il centrocampista Andrea Bertolacci, 24 anni, il terzo italiano più pagato negli ultimi tredici anni, nuovo asso del calciomercato drogato. Il Cavaliere sogna il ritorno di Ibrahimovic e sarebbe il colpo grosso.

Saranno le prime dieci giornate a darci gli spunti per capire qualcosa della nuova stagione a molte incognite.

La Roma ancora non va, senza centravanti (insegue Dzeko) e, forse, senza più lo slancio della prima annata di Garcia, mentre friggono ancora in padella i 25 milioni spesi per Iturbe. La Lazio si muove poco. La Fiorentina e la Sampdoria promettono meno dell’anno scorso. Il Genoa cambia e ricambia.

PARTENZA SPRINT – Nelle prime dieci giornate si dovrebbe delineare il Napoli di Sarri facendo più punti possibili per guadagnare autostima e fiducia. Negli otto anni in serie A di De Laurentiis, la migliore partenza è stata quella del primo anno di Benitez, 25 punti nelle prime dieci giornate (gol a ripetizione di Callejon e Higuain), eguagliando il Napoli di Bianchi e del quinto anno di Maradona (8 vittorie, un pari, una sconfitta). Benitez si è poi classificato terzo, il Napoli del 1988-89 arrivò secondo.

Reja partì con 14 punti nelle prime dieci giornate del 2007-08 concludendo il campionato all’ottavo posto. Al secondo anno, raccolse 20 punti e si classificò dodicesimo. Nelle prime dieci partite del 2009-10, Donadoni fece 7 punti in sette gare e 7 Mazzarri nelle successive tre, 14 in totale e piazzamento finale al sesto posto.

Nel 2010-11, Mazzarri conquistò 18 punti nelle prime dieci partite e portò il Napoli al terzo posto. L’anno dopo, 17 punti e quinto posto finale. Si migliorò al quarto anno (2012-13) con 22 punti nei primi dieci turni e secondo posto, la squadra trascinata dai gol di Cavani.

L’exploit di Benitez non si è ripetuto nel secondo anno con 18 punti conquistati nelle prime dieci giornate e quinto posto in conclusione.

LE PRIME DIECI – Nella storia azzurra, considerando sempre le prime dieci giornate di campionato, assegnando tre punti a vittoria (come avviene solo dalla stagione 1994-95) e senza contare il numero delle squadre, fecero partenze lanciate Garbutt nel 1930-31 con 22 punti e sesto posto finale; Monzeglio 20 punti e quinto posto nel 1953-54; Amadei 20 punti e quarto posto (1957-58); Pesaola 20 punti e quarto posto nel campionato 1966-67; Chiappella 21 punti e terzo posto (1970-71); Vinicio 20 punti e quinto posto (1975-76).

Negli anni di Maradona, il Napoli (sempre assegnando tre punti a vittoria) totalizzò 11 punti nelle prime dieci giornate del campionato 1984-85 finendo ottavo; 17 l’anno dopo piazzandosi terzo; 22 punti nelle prime dieci giornate nell’annata del primo scudetto (1986-87); 24 punti e secondo posto nel campionato 1987-88; il record dei 25 punti nelle prime dieci partite col secondo posto finale; 22 punti nel 1989-90 e secondo scudetto; 10 punti nel 1990-91, l’anno dell’addio di Maradona, e ottavo posto. Ma furono campionati a 16 squadre per quattro stagioni, poi a diciotto.

Come sarà la partenza di Sarri sulla panchina del Napoli? Prendiamo in esame i suoi tre ultimi anni con l’Empoli, due in B e l’ultimo in A.

Campionato di serie B 2012-13: 7 punti nelle prime dieci partite, piazzamento finale quarto posto. Campionato di serie B 2013-14: 20 punti, secondo posto finale e promozione in serie A. Campionato 2014-15: 7 punti incontrando tra gli altri Roma e Juventus (due sconfitte casalinghe), quindicesimo posto finale, salvezza tranquilla (+8 sulla zona-retrocessione).

DA EMPOLI A NAPOLI – Naturalmente, questi precedenti contano relativamente. Il Napoli, anche se tutto da riorganizzare, non è l’Empoli di Maccarone (10 reti l’anno scorso), Ciccio Tavano di Caserta (2) e Manuel Pucciarelli (5), sostenuti dai gol dei difensori Tonelli e Rugani. Il Napoli ha ben altre bocche da fuoco e Sarri sta studiando come migliorare l’assetto difensivo che, anche nel campionato scorso, è stato il tallone d’Achille della formazione azzurra (Tonelli sarebbe il benvenuto). Da Higuain si aspettano gol e sorrisi.

Tatticamente duttile, Sarri potrà mutare il modulo azzurro dal 4-3-1-2 con Gabbiadini e Higuain di punta al 4-3-3 e 4-2-3-1per sfruttare la dotazione degli esterni (Insigne, Mertens, Callejon).

Lo studio dell’avversario, giusta la tesi da allenatore a Coverciano in cui ha analizzato la settimana precedente le partite, è una preoccupazione e una applicazione costanti del nuovo tecnico azzurro.

Forse manca ancora un trequartista (Saponara lontano), ma nel ruolo si propone Insigne gradito a Sarri per il 4-3-1-2. Hamsik sulla linea dei centrocampisti in qualunque modulo.

Sarri dovrà trovare anche un centrale di difesa rapido e di personalità (Rugani è finito alla Juve, Astori non è il massimo). Ma sono molte le squadre che devono registrare e migliorare l’assetto difensivo. Comunque Allan e Valdifiori rilanceranno il centrocampo.

Come sarà il calendario del Napoli nelle prime dieci giornate? Chi saranno gli avversari? Chi spunterà fuori il cervellone della Lega?

POSSIBILI AVVERSARI – Da quando il Napoli è tornato in serie A, e sono otto campionati, la Fiorentina è l’avversario che più ricorre nelle prime dieci giornate (sette volte), seguita da Udinese, Genoa e Roma (sei volte), quindi Chievo e Milan (cinque volte), Inter e Palermo quattro. Tre volte la Juventus nelle prime dieci giornate.

Con la Fiorentina il saldo nelle prime dieci giornate è attivo (4 vittorie, 2 pari, una sconfitta). Mai un pareggio col Genoa. Imbattuto il Napoli nelle tre volte con la Sampdoria (tre vittorie) e col Bologna (tre vittorie), con la Lazio e il Torino (due volte, due vittorie).

Con la Juventus le due vittorie casalinghe del 2007-08 (3-1 con i due famosi rigori di Domizzi alla nona giornata) e del 2008-09 (2-1 alla settima giornata con i gol di Hamsik e Lavezzi) e la sconfitta a Torino del 2012-13 (0-2 all’ottava giornata).

Quando l’Inter è capitata nelle prima dieci giornate, al Napoli è toccato affrontarla sempre a Milano: 1-2 alla settima giornata nel 2007-08; 1-3 alla quinta nel 2008-09; il clamoroso 3-0 azzurro alla sesta giornata del campionato 2011-12; e il pareggio dell’anno scorso, 2-2 alla settima giornata.

IL JOLLY E’ IMPAZZITO – Il Napoli si muove con cautela sul mercato mentre il jolly delle trattative è impazzito di nuovo. L’Italia stenta a ripartire, ma il calcio vola. Con le ali di cera di Icaro e dell’euro. 24 milioni per Bertolacci (24 anni), 32 per Dybala (22 anni), 38 per Kondogbia (22 anni), 30 per Bacca (29 anni), 21 per Mandzukic (29 anni). Chiesti 25 milioni per Romagnoli!

Sono fragole, ma non sono ostriche (secondo la felice battuta di Mihajlovic). Giocatori “normali”, congeniali forse al piano tattico dei club, ma calciatori che “non fanno la differenza”, non assicurano il “salto di qualità”, non hanno la personalità per “cambiare” una squadra, non sono leader vincenti.

Quotazioni assurde in un calcio afflitto dai debiti e che finisce di continuo nelle aule dei tribunali penali, un calcio truccato in campo e fuori. Sono recenti i fallimenti del Torino (2005), del Napoli (2004), della Fiorentina (2002). Recentissimo è il fallimento del Parma. Altre società gloriose sono fallite: Venezia, Reggina, Varese, Triestina, Spal. Sono risorti dal fallimento Avellino, Salernitana, Perugia, Cavese. Si calcola che, in sette anni, 75 società sono fallite.

Si parla di venti milioni di euro come noccioline. Sarà l’insostenibile leggerezza dell’euro, ma, accidenti!, venti milioni sono quaranta miliardi delle vecchie lire. Va bene, i tempi sono cambiati. Ma non cambia il calcio di nuovo in scena alle Folies Bergére.

PALLONE POMPATO – Ed è un calcio tecnicamente povero. Non nascono più centravanti, si lamenta il c.t. della nazionale Conte. Ma non nascono più portieri, difensori di vaglia, centrocampisti di genio. In questa povertà è facile accendere i riflettori su alcuni buoni giocatori. Non c’è altro. Serve a “pompare” il pallone sui giornali e in televisione. Così il precario carrozzone del football italiano, eternamente sotto inchiesta, si autocelebra, si gonfia, si illumina di immenso.

Può non piacere ai tifosi, ma regge il Napoli delle risorse limitate e dell’equilibrio di bilancio, quest’anno per la prima volta in rosso senza i proventi della Champions fallita due volte, a Bilbao e con la cessione del terzo posto alla Lazio.

Perciò fari spenti sul Napoli e fanfare trionfali accompagnano il nuovo sfolgorio delle squadre milanesi. L’Inter, con i conti in rosso, spende a spande. Il Milan succhia i nuovi soldi thailandesi. Annacquato, ritoccato, stemperato l’ormai leggendario fair play finanziario di Platini è una bojata pazzesca, direbbe Fantozzi.

Il presidente della Federcalcio ha detto di recente che solo cinque società potrebbero iscriversi correttamente al campionato di serie A (il Napoli tra queste), ma sulla giostra dei trucchi ci salgono tutti.

Mimmo Carratelli

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