ilNapolista

Dai 23 chilometri misurati da Juliano alla pace Bianchi-Maradona: i ritiri del Napoli, da Sant’Agata a Dimaro

Dai 23 chilometri misurati da Juliano alla pace Bianchi-Maradona: i ritiri del Napoli, da Sant’Agata a Dimaro

Napoli nuovo, ritiro vecchio. Per il quinto anno si torna a Dimaro, in Val di Sole, nella provincia autonoma di Trento, fra i due torrenti Meledrio e Noce per le passeggiate defatiganti in acqua, in vista le pareti calcaree a picco della Dolomiti di Brenta e il granito più aspro dell’Adamello. Ruscelli e sentieri, prati verdi, abetaie e pascoli. A 700 metri sul livello del mare, l’aria è buona, ci mancherebbe, in un valle ventilata.

Ci venne per la prima volta (2011) Mazzarri al terzo anno sulla panchina del Napoli. C’erano ancora Cavani Lavezzi. Arrivarono Britos dal Bologna, Inler per 18 milioni dall’Udinese, Dzemaili Pandev, il giovane Fernandez, ma anche Rinaudo (dopo il prestito per un anno alla Juve giocando una sola partita), FideleffDonadel, il tracagnotto argentino Mario Santana a 30 anni e c’era il rivoluzionario Cristiano Lucarelli a 36 anni giunto l’anno prima, subito fuori quattro mesi per infortunio (lesione del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro) e appena tre partite nella nuova stagione prima di smetterla col calcio. Fu il ritiro che portò il Napoli al quinto posto.

Dimaro si riscattò l’anno dopo (2012) quando vi si preparò il Napoli del secondo posto, il record di Mazzarri. Non c’era più Lavezzi ceduto al Paris Saint Germain per 30 milioni (il Napoli l’aveva preso dal San Lorenzo per 6) aprendo la strada alla cessione successiva di Cavani. Non arrivò granché. Gamberini Mesto, per esempio. Però arrivò Behrami e finalmente in maglia azzurra Lorenzo Insigne. Edu Vargas rimase un colpo incompiuto. Fu l’ultima stagione di Mazzarri al quarto anno sulla panchina del Napoli.

Con l’arrivo di Benitez (2013) stessa valle e Napoli nuovissimo. Ceduto Cavani al Paris Saint Germain per 64 milioni (era costato 17), dopo 104 gol in 138 partite, tutta una ventata di nuovi arrivi. Reina, Albiol, Callejon, Higuain, Mertens, Rafael, Duvan Zapata. Grandi novità e grandi promesse. Il modulo nuovo (4-2-3-1) e l’ambizione di una squadra più “europea”. In campionato terzo posto e stagione divertente.

Ancora a Dimaro (2014) per il bis di Benitez con la prospettiva di un salto di qualità (qualcuno parlò di scudetto), ma la campagna acquisti non sostenne l’ottimismo della vigilia (Andujar, David Lopez, De Guzman, Koulibaly, Michu). Quinto posto e persi, nel rush finale, i due possibili traguardi: il terzo posto ceduto alla Lazio, la finale di Europa League regalata al Dnipro.

Sarà Dimaro anche per Maurizio Sarri.

Con De Laurentiis, il primo ritiro fu a Paestum con un solo pallone e trentatre giocatori di Ventura. Il Napoli risorgeva dalle ceneri del fallimento. Pier Paolo Marino raggranellò giocatori qua e là per giocare in serie C. Ventura durò sino a gennaio (5 vittorie, 5 pareggi, 6 sconfitte) per cedere il posto a Edy Reja, il celebre Clint Eastwood di De Laurentiis.

L’anno dopo il ritiro precampionato fu a Tarvisio. Poi, quattro anni in Austria, a Hermagor, Feldkirchen, Jennersdorf, Lindabrunn. A Folgaria nel 2010 prima di scegliere definitivamente Dimaro.

Col primo Napoli di William Garbutt (1929) il ritiro fu vicino casa, a Sant’Agata sui Due Golfi alloggiando alla Pensione Jaccarino dalla quale, di notte, scappava Colombari, il “bel Rico”, mediano di avvenente presenza. A Sant’Agata andò anche il Napoli di Felice Borel nel 1948.

A Rieti, 1957, il Napoli alloggiava all’Albergo Quattro Stagioni e gli faceva da cicerone il fratello di Scopigno. A Sulmona, nel 1960, si presentò uno squadrone con gli attaccanti Di Giacomo, Gratton, Pivatelli, Del Vecchio e Tacchi. Fu il Napoli che doveva vincere lo scudetto e finì in serie B.

Frossi, nel 1940, si fermò al Vomero. Fioravante Baldi, nel 1961, portò il Napoli nella malinconia friulana di Tarcento. La squadra si allenava sul campetto dell’oratorio della parrocchia.

Il Napoli salì ad Agerola nel 1962. C’era una grande novità, Canè, che moriva di saudade e di freddo. Non gli piaceva la mozzarella e calciava palloni sibilanti lontano dallo specchio della porta. Sarebbe diventato un beniamino, ritrovando la mira quando Pesaola lo spostò all’ala destra e diventò un irresistibile bomber di cioccolato.

Bob Lerici, nel 1963, consigliò Avezzano. Poi venne L’Aquila per tre anni di seguito, Grand Hotel du Parc, fuori città. Pesaola improvvisò tre estati divertenti.

Nel 1967, la destinazione precampionato fu Abbadia San Salvatore, “scoperta” da Antonio Corcione che diventò presidente l’anno dopo succedendo a Gioacchino Lauro e precedendo Ferlaino. Viaggio in treno sino a Chiusi, in pullman ad Abbadia. Alla guida Scarpitti, il fedelissimo autista di Sivori. Hotel Tondi. Arrivarono Zoff e Pogliana. L’anno dopo, Juliano e Montefusco piantarono una grana sull’ingaggio.

Nel 1969 il Napoli andò in ritiro a Coira, località esotica della Svizzera. Dal Lecco arrivò Virginio Canzi. “Segna come Riva” dicevano. Fece appena un gol e lo dirottarono al Brescia. Fabrizio Ghidini, libero elegante, non lo vedemmo mai in campo.

Il Napoli scoprì il Ciocco nel 1970. Non c’era quasi niente. Gli azzurri per allenarsi dovevano scendere a Barga e a Gallicano per allenarsi. Strada stretta e tutta curve per salire e scendere. Fu il Napoli di Zoff, Altafini, Hamrin, Sormani a pubblicizzare la località toscana andandovi per sette anni di seguito. Il Ciocco divenne un posto turistico rinomato. Era una vasta proprietà del signor Guelfo Marcucci che iniziava sulla provinciale Lucca-Barga e terminava sui crinali del monte Lama a 1200 metri. Al Ciocco, settecento metri sul livello del mare, tutto il cibo era prodotto sul posto. I campi davano frutta, verdura, il grano per il pane, gli uliveti fornivano l’olio, le viti il vino rosso e il bianco di San Quirico. Nelle selve correvano gli animali da cacciagione e c’erano gli armenti per il latte e il formaggio. Il pesce arrivava da Viareggio. Negli anni, il Ciocco diventò un grande Centro sportivo e una località mondana con tavernette suggestive e un night-club.

Un anno fu una vera e propria avventura arrivarci. Il viaggio cominciò male alla partenza in treno. Un gruppo di scioperanti bloccò la Stazione centrale a Napoli. Giorgio Vitali, pacioso e robusto direttore sportivo dal viso acceso, noleggiò seduta stante un pullman sul quale il Napoli raggiunse il Ciocco dopo un viaggio di oltre dieci ore.

Gianni Di Marzio, nel 1977, scelse Bressanone. Prima il Napoli fece tappa a Plancios, quota 1890 metri, Hotel Fermeda, un albergo rifugio con una facciata bianca. Trentotto camere doppie senza telefono. Il proprietario era Michi Heidenreich-Plattner che accolse il Napoli portando al guinzaglio Astor, un enorme pastore tedesco che era la mascotte dell’albergo.

Un giorno il Napoli vagò per ore sui sentieri dolomitici. Una frana fece perdere l’orientamento. Accorsero due tedeschi su grosse moto che portarono la squadra a rifocillarsi in una baita con vino e focacce. La squadra camminò per 23 chilometri. Li misurò Juliano che aveva un contapassi alla caviglia.

Poi, il trasferimento a Bressanone, 560 metri sul livello del mare, Hotel Temlhof. Il proprietario Hans Teml, uno dei più noti sciatori altoatesini, ordinò un quintale di spaghetti.

Arrivò Krol e il Napoli andò a Castel del Piano, 60 chilometri da Grosseto, ai piedi del monte Amiata, tra boschi di castagni, faggi e abeti. Hotel Impero della signora Mariangela PagniVinazzani fece un memorabile gavettone a Krol che pretendeva la fascia di capitano. Daniel Bertoni e Oscar Damiani si dettero da fare con due ragazze giunte appositamente. Krol scompariva nella notte. Lo imitò Musella e trovò Marchesi che l’aspettava sotto la porta dell’albergo.

Nel 1982, il ritiro fu a San Terenziano, in provincia di Perugia, Hotel dei Pini scovato dal general manager Bonetto. Fu l’anno del crinito Giacomini, capigliatura folta, accuratamente pettinata. Arrivò il triste Ramon DiazBruscolotti Vinazzani, Carmando e Di Meo si sfidavano in furenti partite di tressette.

Con Maradona il Napoli tornò a Castel del Piano, trentamila tifosi al seguito. Era il 1984. Hotel Impero. Indimenticabile la prima rovesciata volante di Diego nella partitina contro i dilettanti di Castel del Piano. Orsini, il ragazzino che lo marcava e faceva il panettiere, avrebbe voluto abbracciarlo per la prodezza. Mary Bruscolotti Claudia Villafanes prendevano il sole e facevano il bagno nella piscina del Park Hotel Faggio ad Arcidosso, distante qualche chilometro.

Poi, cinque anni a Madonna di Campiglio. Per la “guerra” tra Maradona e Bianchi, la località venne soprannominata Madonna di Scompiglio. Il primo anno, il Napoli vi arrivò dopo un avventuroso viaggio aereo sino a Verona. Il mini-jet noleggiato ballò paurosamente e atterrò miracolosamente. Il piccolo aereo venne tolto di mezzo.

Grande sceneggiata, nel 1988, a Lodrone. A maggio c’era stata la rivolta contro BianchiMaradona aveva attaccato pesantemente il tecnico. Il 31 luglio grande tavolata nel giardino dell’Hotel Lodron, 13 bottiglie di frizzantino pronte. Diego, cerchietto d’oro tempestato di diamanti all’orecchio sinistro, accompagnato da Moggi, avanzò verso Bianchi e gli tese la mano. Fu la Pace di Lodrone.

Vipiteno fu scelta a sorpresa nel 1990. Poi Molveno per due anni, un grande lago e le Dolomiti di fronte. Hotel Belvedere. Maradona non c’era più. C’era ancora Zola. Allenatore Claudio Ranieri, gran parlatore di calcio. Arrivò Laurent Blanc. L’anno dopo, si aggiunse Fonseca. A Molveno non c’era mai stata una squadra di calcio.

Il Napoli tornò a Madonna di Campiglio nel 1993 con Lippi, poi di nuovo a Castel del Piano e al Ciocco, 1995, con le battute di Boskov. A Predazzo, nel Trentino, 1999, Novellino allenava i portieri bendandogli un occhio, poi tutti a piedi nudi nelle acque gelate di un ruscello. A Brusson, dove aveva villeggiato Togliatti, il Napoli ci andò prima con Zeman, poi con De Canio. Con Zeman (solo lui si spostava in mountain-bike, proibita ai giocatori) corse di dieci chilometri nei boschi e tuffi nelle acque fresche del fiume Evancon. Patate lesse, riso in bianco, verdure cotte e carne bollita il menù del boemo.

Cambiarono molte cose nel Napoli, ma i ritiri rimasero ineludibili. A Riscone con Colomba nel 2002, a Folgaria l’anno dopo con Agostinelli. Il Napoli si dissolse in tribunale. Alla ripresa, dopo il fallimento, si ricominciò da Paestum. Montervino e Montesanto vollero restare nella squadra azzurra e comprarono un paio di palloni. Il Napoli non aveva più niente. Cominciò un’altra storia. Col Pampa Sosa, l’arciere Calaiò, Ignacio Pià, Varricchio e Berrettoni, il fedelissimo soldatino Gianluca Grava e Marco Capparella, piccolo attaccante guizzante.

Ora di nuovo a Dimaro per un lungo accordo tra il Napoli e il comune trentino. Dimaro come un brillante: è per sempre.
MIMMO CARRATELLI

RITIRI NAPOLI

1956-57 Campobasso (Amadei)

1957-58  Rieti (Amadei)

1958-59  Rieti (Amadei)

1959-60  Napoli (Frossi)

1960-61  Sulmona (Amadei)

1961-62  Tarcento (Baldi)

1962-63  Agerola (Pesaola)

1963-64  Avezzano (Lerici)

1964-65  L’Aquila (Pesaola)

1965-66  L’Aquila (Pesaola)

1966-67  L’Aquila (Pesaola)

1967-68  Abbadia San Salvatore (Pesaola)

1968-69  Abbadia San Salvatore (Chiappella)

1969-70  Coira,Svizzera (Chiappella)

1970-71  Ciocco (Chiappella)

1971-72  Ciocco (Chiappella)

1972-73  Ciocco (Chiappella)

1973-74  Ciocco (Vinicio)

1974-75  Ciocco (Vinicio)

1975-76  Ciocco (Vinicio)

1976-77  Ciocco (Pesaola)

1977-78  Bressanone (Di Marzio)

1978-79  Bressanone (Di Marzio)

1979-80  Ciocco (Vinicio)

1980-81  Casteldelpiano (Marchesi)

1981-82  Casteldelpiano (Marchesi)

1982-83  San Terenziano (Giacomini)

1983-84  Abbadia San Salvatore (Santin)

1984-85  Casteldelpiano (Marchesi)

1985-86  Madonna di Campiglio (Bianchi)

1986-87  Madonna di Campiglio (Bianchi)

1987-88  Madonna di Campiglio (Bianchi)

1988-89  Madonna di Campiglio (Bianchi)

1989-90  Madonna di Campiglio (Bigon)

1990-91  Vipiteno (Bigon)

1991-92  Molveno (Ranieri)

1992-93  Molveno (Ranieri)

1993-94  Madonna di Campiglio (Lippi)

1994-95  Casteldelpiano (Guerini)

1995-96  Ciocco (Boskov)

1996-97  Lavarone (Simoni)

1997-98  Borno (Mutti)

1998-99  Ciocco (Ulivieri)

1999-00  Predazzo (Novellino)

2000-01  Brusson (Zeman)

2001-02  Brusson (De Canio)

2002-03  Riscone di Brunico (Colomba)

2003-04  Folgaria (Agostinelli)

2004-05  Paestum (Ventura)

2005-06  Tarvisio (Reja)

2006-07  Hermagor, Austria (Reja)

2007-08  Feldkirchen, Austria (Reja)  

2008-09 Jennersdorf, Austria (Reja)

2009-10 Lindabrunn, Austria (Donadoni)

2010-11 Folgaria (Mazzarri)

2011-12 Dimaro (Mazzarri)

2012-13 Dimaro (Mazzarri)

2013-14 Dimaro (Benitez)

2014-15 Dimaro (Benitez)

2015-16 Dimaro (Sarri)

ilnapolista © riproduzione riservata